Lo Zibaldone
Lukas Bärfuss – “Hagard”
di Giovanni Graziano Manca
L’esistenza quotidiana, soprattutto nelle grandi città dell’Occidente opulento, è frenetica, spersonalizzata e spersonalizzante, intrisa dei ben conosciuti elementi negativi indotti dal credo capitalistico/liberistico imperante. Secondo gli spietati odierni sistemi economici (e i loro corrispondenti sistemi di valori) ciò che veramente conta e per cui vale la pena di vivere sono il benessere edonistico, la ricchezza, la competizione sfrenata, il possesso di beni materiali e le nuove schiavitù rappresentate dalle mode effimere e dall’utilizzo ossessivo della tecnologia. Si è sempre di più individui che vivono in funzione di ciò che possiedono e che comunicano sempre di meno tra loro. Peraltro, risulta per ognuno sempre più difficile riuscire a liberarsi dalla sottomissione alle abitudini e da una routine imposta dalle fatiche di tutti i giorni che non lascia tregua. Per difendersi dai meccanismi castranti della propria vita quotidiana, per salvarsi e scegliersi un nuovo destino, Philip, il protagonista di questo bel romanzo di Lukas Barfuss, attiva un originalissimo meccanismo di reazione. E’ lì, che osserva la folla che esce da un grande magazzino e si riversa in una della grandi strade della città, che segue con sguardo pensieroso le persone con cui condivide gli spazi che gli stanno intorno che non sanno “di essere già da tempo in trappola, già da tempo asserviti alle clausole del sistema bancario.” Eccolo che appena destatosi dai propri sogni (subito allontanati insieme al fumo di una sigaretta appena terminata) gli appare la figura minuta e graziosa di una ragazza di una ventina d’anni. Philip, rapito da un’ondata di passione, si da all’inseguimento della sconosciuta contro ogni logica e inaspettatamente, credendo di riconoscere in lei “un gesto della mano o delle membra, una movenza che lo attirava, invitandolo a seguirla.” L’inseguimento è stringente e ossessivo: per poterlo liberamente attuare Philip scompare per 36 ore mettendo da parte gli impegni e tutto ciò che lo tiene legato alla, potremmo dire, “precedente” esistenza. Narrazione serrata e veramente intrigante, quella proposta dallo scrittore e drammaturgo svizzero (che è vincitore del più importante premio letterario tedesco, il premio Georg Büchner). Philip è seguito passo passo, di lui l’autore del libro registra anche le emozioni più banali, spostando la propria attenzione sul protagonista velocemente e con maestria (quasi che, nella veste di regista, si trovasse a dirigere, all’interno di un set cinematografico, un attore) per non perdere neanche uno dei particolari di questa singolare e intimissima storia nella quale forse qualcuno potrà rispecchiarsi. Ben spiegate da Barfuss le nuove consapevolezze e la nuova inconsueta propensione del protagonista che si trova ad osservare una folla di persone che all’inizio della giornata si avviano verso la stazione: “Nella luce diffusa del mattino figure indistinte e diafane si affrettano verso i binari, alcune hanno un riflesso azzurro sul viso. Vanno per la loro strada senza guardare, equipaggiate per il lavoro. Zaini compatti e bibite nelle tasche laterali, tutti freschi di doccia, pettinati e pronti alla mischia. Il giorno prima Philip era uno di loro, ora li disprezza. Se ne sente separato, non farà più parte di quella schiera sospinta dalla fede nella concorrenza, gli uni contro gli altri armati quando in verità sono tutti al servizio di una sola e unica cosa, che per lui è perduta.” Frase assai densa di significati, quella proposta, che, anche a prescindere dal finale a sorpresa di una narrazione forse non tanto realistica (certamente però godibile e densa di momenti di vera suspense) suona come un monito contro l’insostenibile modo di vivere di molti occidentali.
“Hagard”
163 pagg., euro 15
L’Orma editore, 2021.
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