Viaggi
L’India, uno zaino e un viaggio in treno: il metodo migliore per conoscere le curve del mondo
“Abbiamo la sensazione d’iniziare a viaggiare solo nel momento in cui saliamo sopra a un aereo e veniamo catapultati dall’altra parte del globo. In realtà il nostro viaggio comincia molto prima, dal soggiorno di casa iniziamo a sognare e amare terre mai viste o a immaginare le persone che incontreremo lungo il nostro cammino. Per i viaggiatori la meta è la scusa, un perfetto pretesto per poter partire e dimenticare tutto. Sogniamo orizzonti sconfinati che raggiungiamo solamente nel momento in cui permettiamo al nostro cuore di vivere appieno il viaggio più sensazionale che potremo mai compiere, quello che deve ancora venire.” Mirco Di Lernia
Mirco Di Lernia, nel suo libro L’India in treno. In viaggio dal Rajasthan al Tamil Nadu, racconta il viaggio intrapreso con la sua compagna e due zaini in spalla attraverso l’India. Lo fa con semplicità e delicatezza, con gli occhi colmi di meraviglia e il cuore di gratitudine, porta il lettore con sé a scoprire quella terra che in passato è stata la meta dei grandi esploratori, quelli che poi grazie all’India hanno scoperto un nuovo mondo. Questo immenso subcontinente, che è lì da secoli, permette oggi di svelare luoghi inediti, con i suoi spazi sconfinati e le sue grandi contraddizioni. L’india non è per tutti, questo lo pensiamo noi che scriviamo, ma grazie a questo libro è possibile assaporarne una parte restando comodamente seduti dove si è, in attesa di compiere noi stessi il prossimo viaggio.
Un breve estratto dal suo libro.
Mentre camminiamo tra le vie del forte [N.d.r. Jaisalmer, in India] passiamo davanti a un piccolo ostello dotato d’ogni comfort, forse anche qualcuno in più rispetto al nostro hotel pagato a caro prezzo; dispone persino d’un uomo panciuto seduto su una panca ricavata da uno scavo nelle mura dell’edificio. Mentre sorseggia il suo chai stravaccato sulla panca, il signore, che poi scopriamo essere il proprietario dell’ostello, ci invita a sederci insieme a lui per condividere un altro tè in sua compagnia. Lo fa con quella naturalezza che ormai solo gli asiatici hanno conservato, custodi d’un segreto antico quanto il mondo.
Il tempo non ritorna, non perdere l’occasione di fare del bene.
Chiacchierando ci racconta d’avere un fratello che da qualche anno vive in Italia e d’esser stato diverse volte in Olanda per trovare dei parenti europei; ne ho approfittato per fargli una domanda che mi è rimbalzata spesso per la testa in questi giorni. Piano piano viaggiando in questo enorme universo che è l’India mi sto facendo una mia personalissima opinione di ciò che esso incarna, ma cosa pensa un indiano del resto del mondo e in particolare dello stile di vita occidentale?
Il nostro nuovo amico, tra un sorso e l’altro, ci racconta di come crede che l’Europa sia un posto perfetto per fare affari, ma nel quale non potrebbe mai riuscire a vivere.
Ingenuamente mi scappa uno stupito “come mai?”, pensando unicamente alle cose occidentali che in India non si possono trovare. Mi risponde dicendomi la cosa più chiara ed evidente che poteva dirmi: «In Europa nessuno, vedendoti camminare, ti chiede di sederti e bere un chai con lui. Vivete la vita troppo di corsa, avete dei ritmi insostenibili».
Non sono riuscito a replicare, aveva ragione lui. Ma allora siamo pazzi noi a pensare “come fanno gli indiani a vivere in India con tutte le difficoltà che ci sono?”, o sono loro a essere pazzi a credere la stessa cosa di noi?
L’unica cosa certa è che l’India ci ha appena dato un’altra lezione di vita.
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