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Like a Rolling Stone
di Giovanni Graziano Manca
Che Dylan, soprattutto negli ultimi anni (a partire dal conferimento, nel 2016, della onorificenza suprema in campo letterario da parte dell’Accademia di Svezia) abbia consolidato la sua già ragguardevole posizione nell’ambito della cultura accademica è un dato di fatto. A dire il vero, il menestrello e musicista rock del Minnesota è stato sempre una spanna sopra tutti quanto a considerazione da parte di quella che una volta veniva definita “cultura ufficiale”: nel 1970 l’Università di Princeton gli conferisce la laurea honoris causa in musica; nel 2008 consegue il “Premio Pulitzer Special Awards and Citations” «Per il suo profondo impatto sulla musica popolare e sulla cultura americana, caratterizzato da liriche dalla straordinaria forza poetica.»; nel 1990 viene nominato in Francia “Commendatore dell’Ordre des Arts et des Lettres”; in Spagna nel 2007 gli viene assegnato il Premio Principe delle Asturie per l’arte; ancora in Francia, nel 2013, gli viene consegnato l’Ordine nazionale della Legion d’onore. Oggi escono su Dylan libri come quello monografico che ho tra le mani che riguarda una delle canzoni rock dylaniane più straordinarie dell’intero repertorio del musicista statunitense, una canzone che particolarmente si presta ad un’analisi critico letteraria e filologica. L’autore del testo, Mario Gerolamo Mossa (si occupa di poesia contemporanea, popular music, teoria letteraria, filologia d’autore, metricologia e oralità) scrive che la storia di questa canzone può rappresentare l’oggetto di una ricerca “tridimensionale” “sia perché invita a non sottovalutare la simultaneità di musica, parole e voce, sia perché chiama in causa problematiche comuni a tradizioni critiche diverse […]”. Aggiungiamo che a ben vedere la rilevanza e la specificità di tale simultaneità appare in qualche modo implicita anche nelle motivazioni del premio Nobel (per aver «creato una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana») conferito qualche anno fa allo scrittore di canzoni di Duluth. Il libro di Mossa si fregia della prefazione dell’esperto dylaniano Alessandro Carrera e della postfazione del musicologo e accademico Luca Cerchiari. Articolato in quattro capitoli, il volume fornisce le coordinate e la cronologia riguardanti la composizione della canzone e l’analisi e l’interpretazione della studio version approfondendo gli aspetti che hanno a che fare più specificatamente con la fortuna critica riscossa da “Like a rolling stone” nel corso dei decenni e con l’interpretazione dei versi della song. In appendice (A,B,C,D,E), Mossa effettua ulteriori analisi facendo luce sul percorso compiuto da Dylan per arrivare alla versione definitiva di questo grande e rivoluzionario (sotto tutti gli aspetti) successo discografico. Un volume, quello edito da Mimesis, che non può mancare nella biblioteca di ogni dylaniano che si rispetti.
Mario Gerolamo Mossa
“Bob Dylan – Like a Rolling Stone”
332 pagg., euro 20
Mimesis, 2021
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