Storia
Lettere dalla guerra
di Aldo Onorati
Sfogliavo il libro di Rita Gatta “Lettere dall’Albania nel 1940” e, contemporaneamente, ascoltavo nelle cuffie (essendo notte) la “Missa in tempore belli” di Haydn. Eterna, immutabile presenza nefasta delle guerre, questo denominatore comune a tutta l’umanità da quando essa ha posto il piede sul pianeta!
Il libro è la storia di Luigino Giansanti, un giovane soldato nel secondo coflitto mondiale, che scrive lettere appassionate alla famiglia. E’ un fatto individuale che però si innesta alla grande Storia. Il lavoro di ricerca, sistemazione epistolare è stato fatto da Rita Gatta, nota scrittrice dei Castelli Romani, abitante nello stesso paese in cui visse i primi anni della sua breve esistenza Giansanti: Rocca di Papa. Rita, con pazienza e partecipazione emotiva, ha messo insieme i tasselli che una famiglia locale conservava: in un cofanetto c’era la corrispondenza affidatele dai prossimani del soldato morto in Albania. Lontano da casa, in uno stato straniero, Luigino affida a quell’epistolario commovente – e anche per questo attualissimo – le sue paure, la nostalgia della patria (e mi pareva, qua e là, di tornare nei banchi del ginnasio a godere esteticamente lo studio di “Amor di terra lontana” del poeta Jofrè Rudel). Non ancora ventenne, Giansanti cade sul fronte greco-albanese. I suoi avevano un appezzamento di terreno ai Campi d’Annibale, a circa 800 metri s.l.m., coltivato a grano, patate, ortaggi. Luoghi incantevoli alla vista e, a quei tempi, freddi e nevosi. Ma più in basso, coltivavano una vigna, che permetteva – come a tanti: lo sento nel cuore l’odore del mosto e dell’osteria anch’io, agricoltore insieme ai miei in Albano – di vendere il prodotto nel tinello e sostentarsi al modo dei tempi agricoli ormai spariti. Questo giovane, sebbene uno dei tanti “anonimi” dotato di carta d’identità (pare un ossimoro, una sineciosi, ma è così) era stato figlio della lupa, balilla e avanguardista, iscritto al fascio, presente alle adunanze e ai giochi ginnici. Ma… a gennaio ricevette la cartolina di precetto: una chiamata alla morte prematura (il virgiliano “funere mersit acerbo”, ahimè, attualissimo specie oggi!). Sono lettere, quelle che lui scrive dal fronte, umanissime, proprio perché fuori della “fiction” letteraria: chiede notizie dei compaesani, della quotidianità nel lavoro, e tutto è permeato da un affetto reale, esente da ogni gioco scritturale. Interessante la narrazione di lui ai suoi circa la condizione arretrata delle donne albanesi. E, nella sfortuna, c’è con lui un “paesano” col quale condivide la sensazione tormentosa della lontananza dalla dolce casa. Toccante il suo amore filiale, specie per la madre. Sono righe che, lette dopo 82 anni, sanguinano. E lo spostamento dell’esercito non facilitava la ricezione delle lettere. Quel giovane, come tutti gli altri, sperava di trascorrere il Natale in casa… ma tante cose rimasero nell’animo, perché la censura non le avrebbe fatte passare.
Non mi dilungo sui particolari contenuti nelle espistole, quantunque sarebbero interessanti e anche poeticamente vibranti se per poesia s’intende tutto quanto sia capace di far palpitare il cuore! Voglio invece chiudere con qualche breve considerazione sul lavoro certosino di decifrazione e composizione attuato dalla scrittrice, la quale ha sentito il dovere di sistemare quel “forziere” e pubblicarlo, poiché esso – scritto 82 anni or sono, sottolineo – contiene una messe amara di attualità, ed è funzionalmente presente poiché la Storia si ripete e non insegna nulla all’uomo, il quale fa puntualmente gli stessi sbagli; ma – come dicono Manzoni e Tolstoj – guai se mancassero le piccole storie quotidiane che danno un’anima, un calore, forse un senso alle fredde date della morte ordita dai tiranni per delirio di grandezza ai danni degli anonimi che spesso non hanno nemmeno la possibilità – e la fortuna, ancorché minima – di lasciare una vibrante testiminianza come è accaduto invece a Luigi Giansanti, grazie all’attenzione scrupolosa e umanissima della scrittrice Rita Gatta.
RITA GATTA
“Cara Mamma, caro papà… (Lettere dall’Albania nel 1940)”
Ed. Controluce, gennaio 2022
pp. 304, euro 15,00

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