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L’elogio della letteratura
La letteratura, oggi attaccata da più fronti, offre un contributo fondamentale alla sociologia e alle altre scienze. Lo spiegano Riccardo Mazzeo e Zygmunt Bauman in un libro sorprendente. Un lascito del filosofo polacco a pochi mesi dalla sua scomparsa.
DI SERGIO AURICCHIO
Dalle classifiche dei libri più venduti in Giappone scompare la letteratura. Ai primi posti ci sono i Manga, poi si trovano, così come spesso capita anche in Brasile e negli Stati Uniti, manuali di diete, benessere e auto-miglioramento. Grande diffusione e non solo in Giappone stanno avendo il cell-novels, i romanzi per cellulare, storie appena abbozzate con un linguaggio semplificato e trame primitive, qualcosa che non può avere nulla a che fare con la letteratura ma che registrano, soprattutto tra i giovani, un seguito crescente. Per non parlare di derive, come il saccheggio dei classici, smembrati e resi compatibili con l’incultura e i gusti tracollanti dei lettori.
È Riccardo Mazzeo a lanciare questo accorato grido di allarme nel libro scritto insieme a Zigmunt Bauman Elogio della letteratura (Einaudi). Il libro, dal titolo originale In Praise of Litterature (pubblicato nel 2016 in Gran Bretagna) rappresenta un lascito del sociologo e filosofo polacco scomparso ad inizio del 2017. Bauman e Mazzeo si interrogano all’inizio del volume sul rapporto tra la letteratura (e le altre arti) e la sociologia. Secondo gli Autori la letteratura e la sociologia condividono il medesimo campo di indagine, gli stessi temi e argomenti. Letteratura e sociologia si alimentano a vicenda, per cui un sociologo che indaghi con i suoi strumenti sulla condizione umana, non può che ricevere stimoli dalle opere di autori come Franz Kafka, Milan Kundera o Michel Houellebecq. Le argomentazioni sostenute dagli Autori per quanto riguarda la sociologia, possono estendersi, aggiungo io, al rapporto tra letteratura ed altre discipline, così solo come esempio nessun libro di storia è in grado di descrivere quello che avvenne nell’Italia meridionale ed in particolare a Napoli dopo l’arrivo degli Alleati, come La Pelle di Curzio Malaparte. In definitiva lo storico e lo scrittore pur riferendo la propria attenzione allo stesso oggetto e periodo utilizzano una “cassetta degli attrezzi” diversa: le fonti e i documenti per gli storici la sensibilità e le emozioni per lo scrittore. Nel libro dei due Autori sono numerosi i riferimenti dei contributi dato dalla letteratura alle scienze. Alcuni decisamente sorprendenti. Così nel capitolo “Il problema del Padre” viene riferita l’influenza che ebbe la figura di Enea su Freud: il padre della psicanalisi fu profondamente colpito da bambino quando suo padre non reagì ad una umiliazione subita. Per tanti anni disprezzò suo padre per la vigliaccheria. Lo comprese e perdonò solo quando lesse l’Eneide e intese le ragioni di Enea che aveva anteposto la continuità della famiglia e del suo popolo, all’onore da difendere in battaglia.
Il libro di Bauman e Mazzeo è decisamente sorprendente in quanto pur essendo scritto dai due Autori separatamente (ogni capitolo si apre con uno scritto di Mazzeo al quale si aggiunge quello di Bauman) risulta essere armonico e per continuare la parafrasi musicale è una sorta di duetto, in cui nessuno suono prevale sull’altro, ma ognuno contribuisce alla bellezza dell’opera. Sicuramente per questo ha aiutato nella realizzazione del testo la conoscenza e la stima reciproca tra i due Autori, basata non solo su un afflato culturale, ma sincera amicizia che la scomparsa di Bauman rende oggi più dolorosa.
articolo pubbliciato su Legegre:tutti N° 117 Dicembre 2017
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