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Lo Zibaldone

Le stanze dell’addio: storia di un difficile percorso

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di Irene Toppetta

Nel suo ultimo romanzo, Yari Selvetella, scrittore, autore televisivo, inviato e presentatore per Rai Uno, racconta la sua esperienza di dolore e di vita, in un’opera che unisce, magistralmente, forma e sostanza, in una trama che conserva tutto il mistero della sofferenza e della forza di reagire.

Di fronte a una grande sofferenza, a volte la mente di un uomo cerca un rifugio, perché il dolore è troppo grande. Il protagonista si rifugia, allora, in una dimensione altra, di sospensione, in cui torna indietro, a un attimo prima dell’avvenimento che non riesce ad accettare. Resta intrappolato, si inchioda a quella strana dimensione, continua a tornare nel luogo della lotta, anche quando non può più trovare chi cercava lì. La lotta giusta, a quel punto, sarebbe un’altra: la lotta per ritrovare un equilibrio nella propria vita. Ma prima deve accettare la perdita, altrimenti rischia di non riuscire più ad uscire dalla scissione che blocca la sua esistenza. Al protagonista occorre l’intervento di qualcuno che trovi il modo di scuoterlo, magari uno sconosciuto, che può riconoscere, però, come simile.  Perché un aiuto, una vicinanza nel dolore,  può aprire uno scenario nuovo sia per chi lo riceve che per chi lo dà. Leggendo questo romanzo scatta una fortissima empatia, un sentimento di fratellanza, anche se la paura dei personaggi può far tremare il nostro stesso corpo, perché l’anima è chiamata al confronto col mistero più doloroso e grande. Al cospetto del grande perché, il lettore è insieme allo scrittore, partecipa al suo dramma. Il tema è difficile, e ciò che colpisce nel libro di Selvetella è il coraggio. Il coraggio dello scrittore e della scrittura, ma anche il coraggio dell’uomo, dell’innamorato, del padre, che deve trovare la forza di reagire di fronte alla perdita della sua compagna, della madre dei suoi figli. Certe perdite scatenano, liberano, tutte le domande, le strategie di difesa, ma anche, a un certo punto, con tanto impegno, tutta la forza di reagire…  Perché, sorprendentemente, rimane una forza che, pur non prescindendo dal dolore, può riuscire a contenerlo senza farsi schiacciare, col tempo… magari, proprio inciampando nella vita di un altro, che si riconosce come simile. E allora, si può riuscire, alla fine, dopo tanti tentativi, forse tutti necessari, a terminare quel percorso, il percorso delle stanze, il percorso dell’addio. Il lettore accompagna lo scrittore – il protagonista, sempre da ricercare e da ritrovare – in quel percorso difficile. Lo segue… e la lettura richiede una sofferta partecipazione a quella lotta nel mare in tempesta. Come in Moby Dick, si è di fronte al pericolo: c’è la balena bianca, il pericoloso capodoglio, il Leviatano. Il coraggio è una scelta, da compiere ogni giorno, ricordando chi lo ha avuto prima di noi, chi ha lottato, rivendicando – con un nuovo sguardo, capace di contenere tutti i ricordi, tutta la bellezza, tutto il dolore, ma anche tutta la speranza – il diritto di amare, il diritto di essere felici. Un romanzo sorprendente. Uno stile forte e autentico. Un libro sul quale meditare. Un libro che lascia il segno.

Yari Selvetella

Le stanze dell’addio

Bompiani, 2018

pp. 188, Euro 15,00

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