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Storia

Le grandi donne: rendergli giustizia

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di GISELLA BLANCO

Troppo spesso, nella storia, non è stato facile, per una donna, emergere pubblicamente per talenti che non fossero quelli tradizionali della buona madre di famiglia (dalla quale, però, non si traeva nemmeno la misura del sopravvalutato buon senso attribuito alla speculare figura maschile) e, men che meno, è stato agevole accedere al grande onore di essere diffusamente conosciuta e studiata. Per la festa della donna, di cui si enfatizzano (probabilmente a ragione) i vili aspetti commerciali che vanno a caducarne il profondo significato storico ed etico, intendo sollecitare un’operazione a cui costantemente mi dedico e che, di certo, non è confinabile in un solo giorno dell’anno: provare a riabilitare quelle menti e quelle voci femminili ingiustamente accantonate dalla storia. E se non posso che iniziare citando Ipazia, filosofa e intellettuale del 300, simbolo dei liberi pensatori, orribilmente assassinata per lapidazione e dissezione da parte di carnefici inviati dal vescovo, non stupisce che la sua figura sia rimasta a lungo in sordina, dato che simboleggia una tristissima pagina della cristianità. E chi ha mai sentito parlare di Anite, l’Omero femmina che coniò l’epitimbio per animali con cui ricordare i piccoli amici defunti? Non sia mai, poi, che si parli a dovere delle cortigiane oneste e cioè le intellettuali rinascimentali che si destreggiavano abilmente fra le arti, compresa quella amatoria, tra le quali spiccava Veronica Franco! Il silenzio storico giunge a nascondere anche Chiara Matraini, grande poetessa del 1500, dalla vita e dalla poetica liberale e anticonformista, così come non si parla mai di Paolina Secco Suardo Grismondi, i cui salotti furono interessanti propulsori di idee illuministe e sprovincializzanti della Bergamo del 1700. Per non parlare dell’assurda assenza di Sibilla Aleramo dai libri di letteratura scolastica. E concludo citando, quasi tutto d’un fiato, una sfilza di letterate contemporanee di cui non si parla a dovere: Assunta Finiguerra, con la sua poesia crudissima contro il perbenismo ipocrita della società; Adriana Zarri, poetessa teologa rivoluzionaria; Luisa Muraro, filosofa femminista; Daria Menicanti, poetessa della libertà dell’essere; Goliarda Sapienza dalla penna di petali e spine. Un breve articolo non può essere esaustivo, ma è compito di ciascuno permettere alla propria curiosità di diventare un tramite per l’affermazione della dignità artistica e intellettuale molto spesso negata alle donne.

 

 

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