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Lo Zibaldone

Le età del desiderio

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di Francesco Roat

A prima vista il titolo dell’ultimo saggio di Francesco Stoppa ‒ Le età del desiderio ‒ potrebbe apparire meno puntuale del sottotitolo ‒ Adolescenza e vecchiaia nella società dell’eterna giovinezza –, in quanto ogni stagione della nostra parabola esistenziale è pur sempre segnata dal desiderio; ma è bene subito precisare che l’attività desiderante, nel senso forte del termine, per l’autore non è certo il consumismo o il soddisfacimento di una vogliuzza per il giorno e una per la notte: salva restando la salute, per dirla con Nietzsche. Secondo quanto scrive Stoppa, infatti, il desiderio è semmai una sorta di motore della vita, di energia generativa, di tensione/ostinazione esistenziale; in altri termini il desiderio autentico comporta una precisa intenzione/determinazione: quella del dir di sì alla vita (sempre per far riferimento a Nietzsche) senza tema di esporsi alle difficoltà e ai mutamenti che essa comporta.

E allora giusto l’adolescenza e la vecchiaia, che costituiscono periodi in cui ostacoli e metamorfosi si presentano di gran lunga più che in altre età, possono venir considerate non solo quali “soglie critiche”, ma ambiti creativi/innovativi, fasi di scelte, aperture all’inedito, e inoltre occasioni per raggiungere un gaudium, che non è mero appagamento di questa o quella brama, bensì: “la gioia di chi ha potuto ritrovarsi dopo essersi perso, di chi ha saputo attraversare l’angoscia e farsene qualcosa del dolore di esistere”.

In effetti se vi sono due fasi particolarmente problematiche dell’esistenza esse sono proprio quella adolescenziale ‒ dove il soggetto si scopre non più un bambino e non ancora un adulto – e quella senile – allorché la persona avverte lo smarrimento di non esser più la donna o l’uomo d’un tempo e vede davanti a sé la prospettiva del fatale venir meno. Età, altresì, che sollevano interrogativi (su di sé, in primo luogo) a cui è difficile trovare risposte o, meglio ancora, ai quali le risposte d’un tempo non forniscono più alcuna soluzione/soddisfazione. Età difficili, quindi, segnate da instabilità e vulnerabilità, ma non per questo necessariamente poco feconde, se è vero che ‒ come sostiene Stoppa ‒: “per l’uomo il vero e unico momento fecondo è esattamente quello dell’estraniamento da sé, da ciò che credeva di essere, e dal mondo”.

Non paia paradossale detta affermazione e la si consideri nella sua valenza positiva/creativa, in quanto il distanziarsi da ruoli e ambiti del passato è benefico se ciò comporta scongiurare la cristallizzazione ed affrancarsi dal conformismo di ieri per vivere la libertà dell’oggi, nella: “consapevolezza” ‒ nota condivisibilmente l’autore ‒ “di come la vita sia trasformazione. Rottura di equilibri preesistenti, esposizione all’incertezza delle cose”.

Ovvio si tratti di età, per moltissimi versi, dissimili. L’adolescente, fra l’altro, ha ormai l’ineludibile necessità di esprimere/incarnare non più i desideri genitoriali o degli adulti in generale, ma i propri. Si tratta, insomma, di far morire il bambino che egli ha cessato (o dovrebbe aver cessato) di essere e di rinascere come giovane, nuovo individuo. Il vecchio, diversamente, deve semmai apprendere la difficile arte del tramontare, rinegoziando col mondo e con gli altri uomini un rapporto altro da quello instaurato nell’età adulta; senza tuttavia che ciò comporti ripiegamento nostalgico/melanconico, senso di inadeguatezza o peggio rassegnazione/recriminazione. Entrambi comunque devono innanzitutto imparare a fermarsi e ad ascoltarsi prima di procedere a ridisegnare il proprio destino.

Questo testo ‒ almeno nella parte che riguarda i ragazzi ‒ non è però indirizzato specificatamente agli/alle adolescenti, ma ai grandi, ai genitori. Affinché si rendano conto dei danni, talvolta irreparabili, che essi possono causare ai futuri adulti se non permettono alla loro prole un sano processo di crescita e distacco dalla fase infantile tramite un’indispensabile, sia pur graduale, emancipazione dai troppo spesso iperprotettivi mamma e papà odierni. Riguardo agli anziani, se sapranno accogliere le indicazioni proposte in questo baedeker per orientarsi lungo il cammino che conduce alla parte conclusiva dell’esistenza e a quella frontiera che ci fa accedere al territorio inesplorato oltre la morte, forse potranno trovare: “un’insospettabile via d’accesso non certo all’immortalità ma a quanto può esserci di più prossimo, per l’uomo, all’esperienza dell’eterno, a una dimensione cioè della vita che nel suo darsi non necessita di un principio e di una fine, che non ha un dove e un perché”.

Francesco Stoppa,

Le età del desiderio. Adolescenza e vecchiaia nella società dell’eterna giovinezza,

Feltrinelli 2021,

pp. 202, euro 20,00

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