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L’autobiografia di Ermanno Olmi

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di Fulvio Caporale

Leggere o ascoltare Ermanno Olmi è un’esperienza per certi versi straordinaria perché la semplicità con cui si esprime contiene una profonda saggezza, acquisita attraverso la conoscenza della vita e delle sue molteplici possibilità. Senza retorica Olmi parla di amore, amicizia, natura, progresso, politica, spiritualità e arte, dando al lettore o lo spettatore  l’impressione di una vera prossimità, quasi si fosse in presenza di un amico.

Per conoscere il suo pensiero e approfondire il percorso interiore affrontato dal regista negli anni è illuminante leggere la sua autobiografia: L’apocalisse è un lieto fine. Storie della mia vita e del nostro futuro, edita da Rizzoli.

Un’autobiografia è un viaggio intimo – come la poesia e il romanzo autobiografico – con la differenza che il lettore in quest’ultimo caso cerca di impadronirsi della vita di un’altra persona per comprenderla,  spiarla, o apprendere da un esempio che ritiene degno di attenzione. Qualsiasi sia la motivazione che ci spinge verso questo libro, è bene sapere che questa autobiografia non è un racconto lineare della vita di Olmi, ma una sorta di diario in cui il regista riporta pensieri e riflessioni generate da esperienze dell’infanzia, della giovinezza e dell’età adulta.

La sua è una ricerca artistica che attraverso l’arte interpreti il mondo nella sia sublime e terribile complessità; e forse il suo scopo principale è quello di cercare di comprendere l’animo umano, anche se Olmi confessa  di non capire fino in fondo gli uomini e di preferire studiare la natura in tutte le sue forme.  Invece, leggendo il libro, si evince che l’autore conosce bene gli uomini e se stesso, e che la sua vita è stata una ricerca infinita del bello e della poesia racchiusa nelle cose semplici.

Proprio questa semplicità definisce anche la ricerca, potremmo dire politica, di Olmi che vede nel progresso economico, inteso come sviluppo selvaggio e irregolare, la causa della crisi attuale ma anche della perdita di genuino amore con  la natura. Attenzione a non considerare retorica questa presa di posizione di Olmi né di vedere alcuna provocazione in questo modo di giudicare la realtà, perché il regista, nato a Milano e vissuto nel cinema italiano con talento e anima propria, racconta il suo rapporto con la natura e con la sua storia contadina con originalità, descrivendo i piccoli passi che hanno costellato la sua esistenza.

Se anche l’ordine cronologico degli eventi è rispettato, si può sfogliare il libro cercando spunti di riflessione saltando piacevolmente da una pagina all’altra, dall’attività registica per la Edison durante la quale Olmi diresse documentari sullo sviluppo industriale milanese, all’infanzia in cui il regista ricorda al vita in campagna e la guerra, fino al periodo contemporaneo, in cui la vecchiaia diventa una tappa per godersi la natura scoprendone quotidianamente le infinite sfumature.

Ermanno Olmi

L’apocalisse è un lieto fine

Rizzoli, 2013

Pp. 270, euro 18

 

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