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Lo Zibaldone

L’arminuta

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di Annarita Paliani

Vincitore del premio Campiello 2017, l’ultimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, L’Arminuta, parla di figli, di madri ma soprattutto di abbandoni. La protagonista, L’Arminuta, non possiede un nome, è soltanto la “ritornata”. Viene scaricata come un pacco da chi aveva sempre considerato i suoi genitori, portata via dal calore della sua casa e abbandonata in una altra sconosciuta; qui già dalle prime righe ci sbatte in faccia la cruda realtà con “Salivo a fatica le scale di casa sua con una valigia scomoda e una borsa di scarpe confuse.” Ha tredici anni, l’età inquieta della adolescenza e del cambiamento, della formazione, dove voce e corpo cambiano. I genitori che fino a poco prima l’avevano amata, voluta e adottata l’hanno riportata dai genitori naturali sconosciuti e fino alla fine del romanzo non sapremo il perché. Una casa umile e povera, senza alcuna nobiltà. Con la puzza di fritto, piccola e buia miseria primitiva e atavica legata al mondo contadino, alla terra dell’autrice, un Abruzzo poco conosciuto che parla solo dialetto. Nella sua nuova casa troverà persone che si accapigliano per un pezzo di pane. Troverà conforto e affetto con sua sorella che “non aveva mai visto con le trecce allentate vecchie di qualche giorno…, ci somigliavamo allora più che da adulte”. Una sorella con cui condivide un letto, ma c è anche Vincenzo, il fratello più grande, che la guarda come se fosse già una donna. Donatella Di Pietrantonio ci racconta una storia potente di una ragazzina che dal giorno alla notte perde tutto e comincia la sua diversissima vita. Con una narrazione senza sconti, con il dolore che ci accompagna fino all’ultima pagina. L’accettazione di un doppio abbandono è qualcosa di
sconvolgente. Ma con una scrittura stilisticamente forte e per immagini, quasi come se fosse un film, affronta il tema della maternità, della responsabilità, della cura di sé e
dell’altro: dell’accudimento. E gli adulti ne escono profondamente sconfitti.  Il dolore per superarlo bisogna attraversarlo, “ Ero l’Arminuta, la ritornata: parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere; la parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro in che luogo sia mia madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza”.

 

Recensione pubblicata su Leggere.tutti N°116 Novembre

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