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Lo Zibaldone

La voce di Robert Wright

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di Gordiano Lupi

Sacha Naspini non finisce mai di sorprendere, passa da un affresco potente e complesso, un romanzo corale come Le case del malcontento, a una telefonata tra due personaggi che racconta la vita come Nives, per toccare i sentieri della follia e del disagio, i temi dello sdoppiamento di personalità, in un romanzo insolito come La voce di Robert Wright. Sceneggiatore perfetto, il vero mestiere di Naspini sarebbe il cinema, lo sostengo da sempre, per come riesce a districarsi nelle trame più disparate e a dipingere i personaggi che popolano i suoi racconti, con particolare predilezione per i disturbati. Sono certo che prima o poi il matrimonio tra il prolifico scrittore maremmano e il grande (o piccolo) schermo avverrà, anche se in parte sta già accadendo. Naspini si trova a suo agio quando racconta la Maremma e costruisce storie ambientate nei paesi del grossetano, lungo le strade assolate e pietrose della nostra terra, perfetto allievo di Bianciardi e Cassola. Non è da meno quando tradisce i luoghi natii, perché conserva grande rispetto per il lettore, costruendo trame avvincenti, dotate di ritmo e spessore narrativo. Lo stile di Naspini è rapido e lineare, avvince il lettore con dialoghi ficcanti e paragrafi brevissimi, quasi dei flash narrativi, schizzando con pennellate nervose – macchiaiolo della penna – la personalità del protagonista nella sezione intitolata Un marito perfetto, che si complica nei capitoli successivi (Occhi di cane azzurro, Fantasmi), per deflagrare in un finale intenso (Sul palcoscenico delle cose che accadono, A viso aperto), davvero ricco di suspense. Il romanzo ci presenta Carlo Serafini, noto al grande pubblico solo per essere la voce di Robert Wright, un grande attore che un giorno decide di suicidarsi. Da questo assunto prende vita una pirandelliana commedia di maschere, per cui Serafini – che era stato uno e centomila – si ritrova a interpretare la parte di nessuno, a perdere la sua identità, lui che era abituato a calarsi nei personaggi con immedesimazione totale, secondo un personale metodo Stanislavskij, ancor più rigoroso di quello insegnato dal maestro. Carlo Serafini, novello Gregor Samsa, un giorno si risveglia non scarafaggio ma nei panni di un morto, che forse è pure peggio, perché costretto a scomparire, a far perdere le sue tracce, a vivere in casa propria come uno che si nasconde alla vista dei suoi cari per non far capire che esiste. La voce di Robert Wright è una lunga indagine sui misteri dell’animo umano, sulla follia e i luoghi che la abitano, sulla fatica che un uomo è costretto a fare per trovare un ruolo nella vita, cercando una ribalta qualsiasi, perché qualcuno si accorga di lui, persino restando nell’ombra, come nel caso di un doppiatore che vive di fama riflessa. Carlo Serafini è un uomo che per ventisette anni ha avuto un solo nord: Robert Wright, un giorno quel punto di riferimento è saltato, la bussola è impazzita, e lui si è perso, in tutti i sensi. Romanzo psicologico è la definizione migliore che si può dare per un racconto che contiene la tensione narrativa di una storia dell’orrore e il taglio minimalista che ti accompagna nel vivere quotidiano. Non lasciatevi spaventare dalla mole, lo stile di Naspini è così coinvolgente che il romanzo finisce troppo presto, proprio quando Carlo Serafini era diventato il tuo miglior amico, il compagno inseparabile, pur con tutte le sue stranezze, delle tue serate.

Sacha Naspini

La voce di Robert Wright

Edizioni E/O ,2021

Pag. 320 – Euro 18

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