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La Sicilia di Vincenzo Consolo, meta dell’anima
di Niccolo Lucarelli
Secondo il giornalista e romanziere Vincenzo Consolo (1933-2012), non abbiamo punto d’appoggio, danziamo tutti sull’orlo dell’abisso, e questa danza sembra sublimarsi nel viaggio, un tema che ricorre assai spesso nella sua produzione letteraria. Con questo saggio, Dario Stazzone omaggia romanzi consoliani come Retablo, L’olivo e l’olivastro e Lo Spasimo di Palermo, recuperando un’idea di viaggio nel tempo che attraversa l’anima della Sicilia, e un approccio che spazza via la concezione progressista della storia tipica del secondo Ottocento; un’inclinazione che Consolo assecondava ispirandosi anche agli scrittori del Grand Tour, e l’eco delle loro pagine si riverbera in quelle dello scrittore siciliano, affiancandosi alla celebrazione del mondo contadino. E insieme, il viaggio come peregrinazione dell’anima, alla ricerca di risposte senza tempo. Si viaggia, infatti, per via di metafora per conoscere e capire il significato della propria esistenza, e viaggiando si ha la paradossale necessità di conoscere quei luoghi che ci circondano da sempre e che hanno plasmato il nostro vissuto e il nostro inconscio. Non casualmente, così scriveva Consolo: «Ma non la conoscenza di un luogo ci trasmettono gli uomini come Goethe, i poeti, ma la conoscenza del Luogo, del sempre conosciuto, misterioso luogo, bellissimo e tremendo, che si chiama vita».
I riferimenti ai luoghi e agli scrittori del Grand Tour, inoltre, arricchiscono questo bel saggio di una patina “antica” che suggerisce contemplazione, meraviglia, silenzio e, soprattutto, tempo. La Sicilia di Consolo assume un forte valore identitario, con i suoi paesaggi e la sua storia, un aspetto quasi commovente della sua letteratura che emerge con forza in questo saggio articolato e poetico, che riconsegna al lettore l’intelligenza e l’eleganza di uno scrittore a torto dimenticato dal grande pubblico.
Dario Stazzone
Al di qua del faro. Consolo, il viaggio, l’odeporica
Leo S. Olschki, 2021
pp. 114, Euro 18,00
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