Lo Zibaldone
La scrittrice Lucia Spezzano intervista Gero Giardina, autore del libro “Sbirri”
Lucia Spezzano: “Si descriva in tre parole.”
Gero Giardina: “Politicamente scorretto, diretto, trasparente”
Lucia Spezzano: “Cosa l’ha spinta a scrivere?”
Gero Giardina: “La voglia di raccontare me stesso attraverso alcune esperienze professionali e la voglia di dire alla gente qual è la vera qualità di vita di un poliziotto. La gente è abituata alle fiction e non conosce cosa c’è dietro una indagine grande o piccola che sia. I poliziotti di strada, quelli che vivono la quotidianità, non sono diversi e meno dotati di quelli che svolgono indagini di alto livello. Vivono e lavorano solo in contesti diversi.”
Lucia Spezzano: “Descriva i momenti che dedica alla scrittura e come si inseriscono nella quotidianità.”
Gero Giardina: “Per una vita ho scritto e descritto fatti criminosi che riguardavano la gente: le vittime, gli autori e le persone che a vario titolo entravano nel cast criminologico. Ma i miei lettori erano giudici e avvocati. Mettermi a scrivere un libro è stato per me uno sfogo. Oggi lo faccio perché mi rendo conto che non ho più né briglie, bavagli e neanche museruole e quindi, lo sfogo della scrittura è per me, e credo anche per tutti coloro che vi si dedicano, uno strumento di libertà senza eguali. Poi, c’è anche lo sfogo emotivo e mentale che mi fa stare bene.”
Lucia Spezzano: “Durante la scrittura del suo romanzo come ha creato i suoi Personaggi e l’Ambientazione? Si è rifatto a esperienze personali direttamente?”
Gero Giardina: “E’ nato così, per sfogo. Poi mi sono appassionato e strada facendo, ho ripercorso fatti e situazioni che hanno ricalcato la realtà. Anche alcuni personaggi sono stati presi in prestito (in parte) dal mio vissuto personale e professionale. Per ovvi motivi, ho dovuto romanzare tanti accadimenti, soprattutto per renderli meno duri e cruenti agli occhi del lettore comune.
Lucia Spezzano: “Come descriverebbe la sua tecnica di scrittura?”
Gero Giardina: “Ho iniziato a scrivere le prime pagine di “Sbirri” dal 2001 e ho terminato la stesura e le varie correzioni nel 2010. Per tutto quel periodo ho dovuto rinunciare a leggere opere letterarie meritevoli di dedizione, ma ho temuto di rimanere contaminato dallo stile di altri autori. Ho tenuto conto dell’esigenza del lettore e quindi ho utilizzato un linguaggio a tratti “paesano” e soprattutto descrittivo, parlando in prima persona ed al presente, per rendere scorrevoli i fatti narrati e le numerose pagine – poi ridimensionate per esigenze editoriali che da 345 sono state ridotte a 256 – per non generare sbadigli e soprattutto per indurre il lettore a rinunciare al decalogo di Pennac. Ritengo di esserci riuscito, anche perché, rileggo quelle pagine e mi diverto e sorrido ancora.”
Lucia Spezzano: “Descriva in tre parole il libro o il personaggio principale.”
Gero Giardina: “Scorretto, graffiante, divertente”
Lucia Spezzano: “Perché si dovrebbe scegliere di leggere il suo romanzo?”
Gero Giardina: “Non c’è un perché che giustifichi la lettura di un libro. Ritengo che con l’occasione di incappare nella lettura di “Sbirri”, si coglie l’occasione di scoprire fatti nuovi in sistemi ritenuti assiomatici. “Sbirri” sorprende, non tanto nelle storie narrate, ma nei retroscena che sostengono quei fatti e soprattutto il carattere e il lato umano e divertente dei protagonisti. E’ un libro che, sebbene sia diretto a tutti, si scopre, invece che, paradossalmente indirizzato ad ognuno dei lettori. Ogni lettore, si ritrova ad essere co-protagonista, insieme al Commissario Alfredo Burgio, di quei fatti, belli e/o brutti, narrati.”
Lucia Spezzano: “Perché un romanzo di genere?”
Gero Giardina: “Non proprio tutto di genere, ma nei tratti essenziali, viene fuori la presenza femminile che induce a riflettere. Dalla “femmina“, ma nell’accezione più positiva e paesana del termine, viene fuori un’immagine di donna forte, paziente e risolutiva: Elettra, la compagna di Alfredo Burgio; Carla la moglie di Cosimino; la mamma di Alfredo; Giorgia moglie del suicida, Elsa, capo dei malavitosi; Adele, ladra al soldo del SISMI. Tutte hanno offerto un contributo risolutivo nel contesto romanzesco ed Elettra ne è la portabandiera.”
Lucia Spezzano: “Faccia una breve descrizione della sua opera, che non sia meramente riassuntiva.”
Gero Giardina: “L’opera offre un quadro cognitivo, a volte rusticano e soprattutto realistico di ciò che avviene negli ambienti delle Forze dell’Ordine e nella vita, anche privata dei poliziotti che, quotidianamente e quasi sempre in sordina, affrontano i disagi logoranti che mettono in seria discussione i rapporti con la propria famiglia e con la gente. Il protagonista, forte di una esperienza formatasi sul campo, riesce a comprimere e mediare esigenze di vita e quelle professionali facendo leva sul rapporto che intrattiene con chi lo collabora. Come tutti i poliziotti da strada, si impegna contemporaneamente su più fronti e grazie anche a tutta una serie di circostanze, forse fortunate, ottiene i risultati voluti. Lui fa i conti con i superiori, con i collaboratori, con la propria compagna e con la madre. Ad ognuno di loro dà e da ognuno di loro riceve qualcosa in cambio. Non sempre senza sacrificare qualcosa di suo, sa trovare il bandolo di aggrovigliate matasse e mette al primo posto l’altruismo e il suo innato senso del dovere.”
Lucia Spezzano: “Cosa pensa che la lettura del romanzo lasci al lettore?”
Gero Giardina: “A mio parere, questa è una letteratura molto casereccia, che vuole portare il lettore su un piano di apprendimento leggero, spicciolo ed immediato, senza impegnarlo più di tanto ed obbligarlo a prendere manuali di diritto o dizionari per capire il significato di ciò che è scritto. La conoscenza di termini o di opzioni investigative reali, non sono alla portata di chiunque, neanche fra gli addetti ai lavori e pertanto, grazie anche attraverso la spiccata capacità dell’autore di descrivere cose, luoghi e persone, lascia il lettore, anche il meno attento, pregnato di quel gergo non propriamente forbito, ma, comunque esaustivo che lo lascia soddisfatto ed anche sicuramente più maturo nel bagaglio lessicale.”

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