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Lo Zibaldone

La quadratura del cerchio

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di Loredana Simonetti

È un affascinante problema che risale alle origini della geometria e tenne occupati i matematici per secoli; lo scopo era costruire un quadrato che avesse la stessa area di un dato cerchio. Solo nel 1822, grazie ad un matematico tedesco, von Lindemann, venne dimostrato che la soluzione era impossibile, motivata dall’irrazionalità del numero irrazionale π (pi greco), che ci perseguita dall’epoca dei faraoni. Dunque, non esiste un quadrato che abbia la stessa superficie di un cerchio.

Mi scuso con i lettori di questa introduzione, ma se avrete la pazienza di leggermi fino alla fine, capirete il perché.

Cristina Pinna, libraia vispa e intelligente d’Imperia che ho avuto il piacere d’intervistare per la rivista (ndr Leggere:tutti), mi ha parlato di un libro che è stato fondamentale nella scelta della sua attività, La libreria dell’armadillo di Alberto Schiavone. Una confidenza siffatta non poteva andare delusa e l’ho letto.

Un anziano con cenni di demenza gioca per caso un superenalotto e ripone la ricevuta, senza neanche guardare il risultato, in un suo libro a casa, Randagio è l’eroe di Giovanni Arpino, ormai fuori catalogo. Quando la casa verrà svuotata dalla nipote, il libro di Arpino intraprende il suo viaggio, tra la strada, un cassonetto, una libreria, una pizzeria cinese… viaggia, sfiora le persone e continua il suo viaggio. Verrà scoperto il tesoro che ha all’interno, la clamorosa vincita della lotteria? oppure il tesoro è il libro stesso?

Che delizia questa storia, in cui uomini e donne vengono sfiorati da un libro che non leggono ma che potrebbe modificare la loro vita… Che cosa contiene di così importante il libro randagio, da diventare l’indiscusso protagonista del libro di Schiavone? Non rimaneva che provare, leggendo il libro di Giovanni Arpino, Randagio è l’eroe.

Giuan, sua moglie Olona e l’amico Frank, emarginati che si sentono diversi e si muovono di notte in una città nuda e inospitale, trasformano in messaggi d’amore le scritte lasciate dagli stolti sui muri. In nome di una sorta di anarchia dell’amore, non lasciano violenza, ma solo segni “nel ventre sciagurato del mondo”.  Una vita improvvisata ma determinata a migliorare la vita di tutti.

“Gli uomini hanno bisogno di eroismo, di bene, di non credersi soltanto delle scarpe spaiate, ma nessuno ci riesce più. Per questo è necessario lasciare un segno, e restaurare per prime le parole, e tra tutte quelle della fratellanza. “

Era il 1972 quando l’eclettico Giovanni Arpino ha scritto il libro e ancora oggi, parliamo con le stesse parole, senza trovare la soluzione. Ricco di metafore, questo libro originale, mi ha suggerito il problema della quadratura del cerchio di cui sopra.

Che strumenti abbiamo per affrontare e risolvere la convivenza civile tra le persone, senza guerre, senza razzismo, senza barconi che si spezzano e affondano carichi di “capitale umano”? Lasciamo un segno, non arrendiamoci, la scuola ben fatta e la cultura sono aiuti fondamentali, non distogliamoci da essi, non trasciniamoci nell’impossibilità di un pensiero irrazionale che, come il π, potrebbe avere un suo fascino, ma che non porta a nessuna soluzione sociale concreta.

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