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Mondo del libro

La magia, la storia e la leggenda custodite nel fascino di Triora

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Tra i borghi più belli d’Italia, ha vissuto momenti tinti dei forti colori del dramma raccontati nei documenti conservati nell’Archivio di Stato di Genova e presso il Museo etnografico e della stregoneria.

DI CESIRA FENU

Parlare di Triora è parlare della Liguria, regione bella e affascinante un tempo folta di boschi e abitata da popolazioni che i Romani riuscirono a dominare a stento. In particolare siamo nell’entroterra, così diverso dalla costa sia per il clima che per le architetture ed i colori. Se nei Centri rivieraschi le case hanno i classici colori caldi della Liguria, dall’arancio al rosa, al bianco, al giallo, i borghi

dell’entroterra dal microclima molto diverso, sono costruiti in pietra, spesso con modanature in ardesia e i carruggi, le caratteristiche strette e tortuose viuzze, talvolta coperti “a botte” a riparo dalle intemperie. Triora, dal latino tria ora, tre bocche, richiama nello stemma della fortezza le tre bocche di Cerbero, cane infernale che caninamente latra. Essa, inserita nel circuito dei borghi più belli d’Italia, è un centro antico dalla lunga storia a momenti tinta dei forti colori del dramma. Nel Ponente, in provincia di Imperia, nella pittoresca e stretta valle Argentina solcata dal torrente omonimo, arroccata a circa 800 m. s. l. m. su uno sperone di roccia a picco come un nido d’aquila, avvolta da bei boschi cedui di grandi noci e castagni, gode di un panorama mozzafiato sulle Alpi Marittime. Oltre, la valle continua verso Nord restringendosi e culminando negli imponenti bastioni rocciosi su cui si appoggia l’abitato di Realdo. Prevale l’abete e oltre le montagne è già Francia. Luoghi ricchi di fascino anche d’inverno, a misura d’uomo con le persone

socievoli e accoglienti. Domina il silenzio, il chioccolio di una fontana in parte rimodellata dal ghiaccio, il sospiro del vento. Le pietre parlano e raccontano se ci disponiamo ad ascoltarle. Narrano una storia ben nota di sospetti, terrore, dolore e morte. Era il 1587 quando una terribile carestia colpì Triora e la regione. Di fronte alle avversità l’uomo ha sempre cercato cause talora illogiche per la nostra forma mentis. I capri espiatori furono trovati in donne che spesso solo  per il  fatto di vivere in modo insolito, al di fuori dei tradizionali ruoli assegnati loro dalla società, venivano considerate fattucchiere o streghe. Molte erano popolane, indipendenti che vivevano da sole e conoscevano le virtù delle erbe e le cure naturali. Nell’ottobre del 1587 il Parlamento della città chiese l’intervento dell’autorità contro le streghe accusate di infanticidio e perfino cannibalismo. Cominciò così una vicenda dolorosissima per le vittime e per lo spirito dell’uomo. L’Inquisizione di Genova, città di cui Triora era feudo, arrestò 20 donne. Cominciarono i terribili interrogatori sotto torture inenarrabili e altri arresti. I documenti del processo e degli interrogatori sono conservati nell’Archivio di Stato di Genova e copia di essi è consultabile presso il Museo Etnografico e della Stregoneria accolto nell’antico carcere, in particolare nelle segrete. La vicenda portò al rogo di alcune donne e un fanciullo. Solo quando fu coinvolta la nobiltà le autorità chiesero cautela e un diverso operare dell’Inquisizione. Ma la situazione peggiorò portando il processo a Genova e condannando al rogo 13 persone. Il Doge chiese l’intervento del Santo Uffizio per porre termine al processo e finalmente il 23 aprile 1589 tutto si concluse. Non si sa bene il destino degli accusati ma una gentile guida del Museo ci dice che sarebbero stati liberati.

Triora è solo un esempio eclatante dell’atmosfera di terrore creata dalla Controriforma. Solitamente si crede che sia il Medioevo l’epoca in cui si verificò la maggiore persecuzione e attività dell’Inquisizione. Invece è il Rinascimento, con la sua fiducia nella scienza nascente e nell’uomo liberato dai lacciuoli della religione e della superstizione, il periodo in cui l’Inquisizione colpisce in maniera terribile i liberi pensatori. Giordano Bruno, indomito, andrà al rogo nel 1600; Galileo per paura abiurerà e il domenicano Tommaso Campanella, autore in carcere de La Citta del Sole, scamperà al rogo fingendosi pazzo. È stato l’aver messo in discussione le certezze della religione e della Chiesa a scatenare un periodo oscuro. Ma, nonostante tutto, il risveglio delle coscienze sarà inarrestabile.

Purtroppo, durante la Guerra, Triora subirà il 2 e 3 luglio 1944 l’oltraggio nazista. Il borgo fu dato alle fiamme e in parte raso al suolo. In Liguria molti sono i luoghi toccati dalla furia degli occupanti e tante le lapidi in ricordo. A Badalucco, all’imbocco della valle, le vie hanno ognuna il nome di un partigiano.

Il Museo merita una visita. Esso accoglie una parte etnografica con Sale in cui è illustrato il ciclo della vita contadina. Ciclo dei campi, del grano, del castagno e ciclo del latte. E poi la cucina, la cantina, il vino. Con commozione e entusiasmo, vedendo gli utensili, ho trovato attrezzi della mia infanzia usati dal caro nonno materno per i suoi lavori di ebanisteria che osservavo curiosa. Così la Liguria mi ha riportato in Sardegna. Forse è proprio vero che ogni viaggio non è solo andata ma è sempre un ritorno alle radici più profonde del proprio essere ed esistere.

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