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Lo Zibaldone

La foresta brucia sotto i nostri passi

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di Claudio Filippello

“Le estati sono più calde rispetto al passato, torride, e gli inverni non sono più come prima, non nevica più così tanto, i ghiacciai si estinguono”. E’ in questo scenario apocalittico che si intrecciano le vite dei protagonisti del romanzo – che è anche un saggio su i cambiamenti climatici in atto – con le loro crisi esistenziali, coniugali, adolescenziali.

di Claudio Filippello

“La foresta che brucia sotto i nostri passi” è il nuovo romanzo di Jens Liljestrand – in libreria dal 1° luglio con Mondadori (501pp, 22 Euro) – classe 1974, giornalista e scrittore di origine svedese, di cui ricordiamo la biografia di Vilhelm Moberg, considerato il più grande scrittore drammaturgo svedese, candidata al prestigioso August Prize. Il suo esordio come pubblicista risale al 2003 con lo splendido libro reportage Made in Pride.
Quello che ci presenta l’Autore con questo suo lavoro è lo scenario apocalittico di quello che potrebbe accadere in un futuro non troppo lontano a causa del surriscaldamento globale. L’ambientazione scelta è quella a lui più familiare: la Svezia, con le sue bellissime foreste, costituite da abeti e betulle, estese per più di 3,5 milioni di ettari, che costituiscono il più grande massiccio europeo, in preda ad un inarrestabile rogo e da cui la popolazione cerca di fuggire.
Ma quello dell’autore è anche un esplicito atto di accusa all’informazione: “Il tradimento dei media mette in ombra qualunque altra cosa. Perché l’ambiente non ha uno spazio dedicato in ogni notiziario …. Perché la questione climatica non è stata l’argomento principale di ogni dibattito politico trasmesso in televisione a partire dagli anni ottanta? …. In generale niente di quello che stiamo sperimentando in questo momento può essere influenzato da ciò che facciamo, è una conseguenza di decisioni che sono state prese dieci o trenta o cinquanta anni fa. La natura non contratta. Non può essere placata o minacciata. Noi siamo una catastrofe naturale che ha subito un’escalation negli ultimi diecimila anni, siamo la sesta estinzione di massa, siamo un superpredatore, un batterio killer, una specie invasiva, ma per la natura siamo soltanto un’increspatura della superfice, una bagatella, un colpo di tosse, un incubo che ci ricorda a malapena…. Quando affermiamo che stiamo distruggendo il pianeta o danneggiando la natura, stiamo dicendo una bugia incentrata su noi stessi. Non stiamo distruggendo il pianeta, ma soltanto la possibilità che abbiamo di viverci”.
E’ in questo scenario apocalittico – nell’estate del post pandemia da Sars-Cov-2 – che si intrecciano le vite dei protagonisti del romanzo, con le loro crisi esistenziali, coniugali, adolescenziali. Quella di Didrick, un quarantenne, aspirante eroe, che cerca di riscattare la propria figura genitoriale cercando disperatamente di portare in salvo la propria famiglia; quella di sua figlia quattordicenne Vilja, perennemente in contrasto con i genitori che, inaspettatamente, assume un ruolo risolutore rispetto alle incapacità degli adulti; quella di Melissa, un’influencer che vive di contributi raccolti in rete grazie alle sue prese di posizione a favore di modelli di vita sprezzanti e in contrasto con il cambiamento climatico in atto; quella di una gloria del tennis internazionale del passato, Anders Hell, e del figlio diciannovenne André, grassoccio e inconcludente, che trama la sua personale vendetta contro un padre assente.
Un bel libro, dal ritmo incalzante, adrenalinico e claustrofobico, che ci presenta un possibile futuro prossimo, in cui si intrecciano-scontrano quattro diverse prospettive. Una sapiente miscellanea tra attualità, fantasy e natura, costruita con la forza di un thriller. Ma anche un saggio che analizza la minaccia dei cambiamenti climatici in atto. “La terra non è un’eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”.

 

 

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