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Lo Zibaldone

La donna più pericolosa d’America

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Emma Goldman (1869-1940), definita “la donna più pericolosa d’America”, è stata protagonista su molti versanti dell’azione civile che ha gettate le basi per quello che sarà il movimento giovanile degli anni Sessanta: comunista libertaria, internazionalista, femminista. Con eleganza, Leroy struttura il volume in sei capitoli, organizzati però in un preludio, quattro movimenti e una ouverture. Un andamento operistico, probabile omaggio alla passione per la musica classica di Emma Goldman, e alla sua “idolatria” per Giuseppe Verdi.

Nata a Kaunas, nell’odierna Lituania, in una famiglia ebrea, dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili segnate dal tormentato rapporto con il padre violento e una madre distante, approda a San Pietroburgo sul finire degli anni Ottanta, e si avvicina al movimento populista russo, sognando di emulare attiviste quali Ekaterina Breshkovskaja e Sof’ja Perovskaja. Appena adolescente, sta già maturando una coscienza civile, sensibile alle durissime condizioni di vita di operai e contadini in Russia. L’emigrazione in America sarà la svolta della sua vita, dove si avvicina al movimento operaio di tendenze socialista e anarchica. Dopo aver conseguito a Londra i diplomi di infermiera e levatrice, inizia a interessarsi anche alla condizione femminile, e partecipa e numerosi congressi clandestini sul controllo delle nascite e sui contraccettivi. Dettagli che dimostrano la sua mentalità progressista, il suo impegno per emancipare la donna dal solo ruolo di madre e “angelo del focolare”. Il suo animo inquieto la porta a muoversi continuamente fra gli Stati Uniti e l’Europa, e segue con attenzione le vicende politiche del Vecchio Continente, compresa la Grande Guerra e la guerra civile spagnola. Nella Russia rivoluzionaria degli anni Venti, la situazione che trova la delude: la dittatura di partito, e le atrocità che ne seguono, sono a suo dire deleterie per l’affermazione del socialismo reale, che dovrebbe avvenire coinvolgendo le forze esistenti su ciascun territorio, senza epurazioni o chiusure. A riscattarla rispetto a tanti rivoluzionari che in nome del comunismo hanno commesso numerosi delitti, è proprio questo suo senso critico che mai le fa perdere di vista quella che dovrebbe essere la naturale svolta democratica di ogni rivoluzione che combatta per la libertà. Da qui, la sua condanna di Stalin e del suo regime.

Il bel saggio di Leroy va oltre la biografia, e ritrae intensamente la figura di Emma Goldman – fra passione politica e vita privata -, anche contestualizzandola sullo sfondo degli avvenimenti sociali e politici del suo tempo; ne risulta una personalità intensa, a tratti angosciata dai dubbi, a volte in errore, eppure sempre caratterizzata da coerenza e onestà intellettuale. Ad arricchire il volume, le dettagliate note che accompagnano i sei capitoli, e i brani del diario di Goldman, intercalati nel testo.

 

 

Max Leroy

Emma la rossa

elèuthera 2016

pp. 223, euro 16,00

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