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La custode dei segreti di Jaipur
di Elena D’Alessandri
Alka Joshi, dopo “L’arte dell’henné”, con il suo nuovo romanzo: “La custode dei segreti di Jaipur”, edito da Neri Pozza nella collana “Le tavole d’oro” (348p, 19Euro), riporta i lettori nella “città rosa”, nell’India a cavallo tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’60, in un Paese sospeso tra tradizione e modernità, con un avventuroso romanzo a tre voci che tratteggia un luogo vivido di profumi, spezie, colori, ma in cui sono ancora ben presenti le caste, i giochi di potere e la lotta per la sopravvivenza. “Maggio 1969, Jaipur. E’ la serata inaugurale del cinema Royal Jewel, che risplende con il fulgore di una gemma. Sul soffitto dell’immenso atrio brillano mille luci. I gradini di marmo bianco che conducono alla galleria riflettono il bagliore di cento applique. Uno spesso tappeto cremisi attutisce il rumore di migliaia di passi. E all’interno della sala, tutti i millecento sedili di mohair sono occupati”. Sono trascorsi 12 anni da quando Lakshmi, artista dell’hennè, ha lasciato Jaipur per trasferirsi in una cittadina ai piedi dell’Himalaya, Shimla, dove, insieme al marito, il Dottor Jay Kumar, si occupa dell’ambulatorio dell’ospedale e del giardino di erbe officinali. Insieme a loro Malik, un ex orfanello che aveva incontrato tra le strade della “città rosa” ancora bambino e che ha cresciuto come un figlio. Malik ha oramai vent’anni, un aspetto distinto ed una eccellente educazione ricevuta in una delle migliori scuole del Paese, la Bishop Cotton. Lakshmi – la zia Boss, per Malik – non approva la sua relazione con Nimmi, una giovane vedova appartenente ad una tribù nomade delle montagne con due figli piccoli, Rekka e Chullu, che dopo la morte del marito si è stabilita a Shimla. Ed è per contrastare questa relazione, oltre che per garantire il meglio a Malik, che Lakshmi decide di mandarlo a Jaipur, dove farà esperienza nel settore edile, presso la più importante società di costruzioni della regione del Rajasthan. Nella ‘città rosa’ è infatti in corso uno dei progetti più ambiziosi di sempre: il cinema Royal Jewel, voluto dalla vedova dell’ultimo Maharaja, la Maharani Latika. Tuttavia, le cose non andranno come previsto e proprio durante la serata inaugurale, la galleria del cinema crollerà causando morti e feriti. Malik si renderà ben presto conto che la situazione a Jaipur non è cambiata affatto rispetto a quando era bambino e che il denaro e il potere passano sempre nelle mani delle stesse persone, le quali sono impegnate a mantenere una distanza siderale tra loro e il resto della società. Ad ogni costo, come dimostrerà il tragico incidente del Royal Jewel.
Alka Joshi torna a raccontare l’India con un piglio magistrale, intersecando avventura e trame di potere in un romanzo a tre voci. Lakshmi, Malik e Nimmi sono infatti i coprotagonisti di questo avvincente romanzo, sapientemente costruito e di grande fascino: ciascuno, a fasi alterne, racconta in prima persona la propria parte di storia, un elemento questo che aggiunge pathos e coinvolgimento alla narrazione. Una narrazione avvincente, che trascina il lettore in un viaggio bellissimo: dai pascoli himalayani ai salotti più influenti di Jaipur, con delle descrizioni tanto accurate ed avvolgenti da permettergli quasi di percepire gli odori forti delle spezie e vedere i colori decisi dei sari delle donne dell’alta società.
Eccellente la traduzione di Federica Oddera.
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