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La cultura italiana nel mondo, l’esempio di Bruxelles
Letteratura, arte, cultura, storia, ma anche moda e design alimentano l’appeal dell’Italia e della nostra lingua all’estero.
DI ALESSANDRA CIGNITTI
L’italiano è la quarta lingua straniera più studiata al mondo dopo l’inglese, il francese e lo spagnolo. In base ai dati diffusi nel corso degli Stati generali della lingua italiana nel mondo, lo scorso anno scolastico sono stati oltre 2 milioni e 200mila gli studenti stranieri di lingua italiana nel mondo, e il dato appare in crescita esponenziale. Arte, cultura, letteratura, storia, ma anche moda e design: questi i fattori che stanno alimentando l’appeal della nostra lingua all’estero. Il nostro patrimonio artistico, architettonico, musicale e letterario resta la prima ragione per cui gli stranieri si avvicinano alla lingua italiana, ma ultimamente, ha rilevato il documento degli Stati generali della lingua, nell’immaginario collettivo vengono associati all’Italia anche le eccellenze del Made in Italy come la moda, l’enogastronomia e il design.
I novanta Istituti Italiani di Cultura nel mondo, organi periferici del Ministero degli Affari Esteri, rivestono un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura italiana nel mondo: sono infatti un luogo di incontro e di dialogo per chiunque sia interessato alla diffusione di tutte le forme culturali del nostro Paese, non solo per gli italiani all’estero, ma anche per gli stranieri che vogliano coltivare un rapporto con il nostro Paese. Gli Istituti Italiani di Cultura organizzano eventi di arte, musica, cinema, letteratura, teatro, danza, moda, design, fotografia e architettura, gestiscono corsi di lingua e cultura italiana, promuovono la nostra cultura scientifica, gestiscono un’efficiente rete di biblioteche, creano contatti tra gli operatori culturali italiani e stranieri: facilitano, in sostanza, il dialogo tra le culture.
L’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles è un felice esempio di come queste istituzioni riescano ad essere non soltanto vetrina dell’Italia, ma anche centro propulsore di iniziative ed attività di cooperazione culturale, punto di riferimento per le collettività italiane all’estero e per la crescente domanda di cultura italiana che si registra in tutto il mondo. Proprio dalla volontà di raccontare da un punto di vista particolare il volto contemporaneo del nostro Paese, l’Istituto ha organizzato a novembre Italia in Doc, festival dedicato alla produzione documentaria italiana. Dieci le opere in concorso e due i premi previsti: il premio del pubblico e quello della giuria, presieduta da Jean Gili e composta dalla direttrice di Le P’tit Ciné/Regards sur les Docs Pauline David e dalla regista Sophie Schoukens.
Il Premio della Giuria è stato assegnato a Goodbye Darling, I am off to fight / Ciao amore vado a combattere, di Simone Manetti e a Nessuno mi troverà, di Egidio Eronico, mentre il Il Premio del Pubblico è andato a Dustur di Marco Santarelli.
Goodbye Darling, I am off to fight è il racconto di una ex modella ed ex attrice che lascia New York per la Thailandia, dove scopre che l’arte marziale della Thai Boxe è l’unico modo per sfogare la sua rabbia; Nessuno mi troverà torna, tra documentazione e immaginazione, sull’affaire Ettore Majorana, geniale fisico teorico siciliano, che a soli trentun anni scompare in circostanze misteriose nel 1938. Dustur narra invece la storia di un gruppo di detenuti musulmani del carcere di Bologna che partecipano a un corso organizzato da insegnanti e volontari sulla Costituzione italiana, un viaggio che comincia dietro le sbarre di una biblioteca, per concludersi sull’Appennino, in uno dei luoghi simbolo della Resistenza italiana. Altre opere presentate sono state Robinù di Michele Santoro, Assalto al cielo di Francesco Munzi, Oggi insieme domani anche di Antonietta De Lillo, Il matrimonio di Paola Salerno, Anna Piaggi di Alina Marazzi, 87 ore di Costanza Quatriglio, S Is For Stanley di Alex Infascelli.
La selezione, con opere provenienti dai maggiori festival internazionali, ha offerto un’immagine prismatica dell’Italia attraverso una pluralità di linguaggi e punti di vista, centrando la finalità di ogni Istituto Italiano di Cultura di mantenere vivo il contatto degli italiani all’estero con la propria cultura di provenienza e di offrire agli stranieri l’opportunità di osservare uno spaccato contemporaneo del nostro Paese.
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