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La Copa do Mundo , spreco o opportunità?
Come vivono i brasiliani la portata di un evento di risonanza mondiale come la World Cup? Per molti sono uno sperpero di denaro pubblico mentre per altri contribuiranno all’accelerazione della crescita economica.
Il 12 giugno 2014 avranno inizio i Mondiali di calcio 2014 per la “Copa do Mundo”: 32 squadre che si sfidano nell’arco di 32 giorni per la ventesima manifestazione calcistica della FIFA World Cup. Sarà la seconda volta per il Brasile (la prima era stata nel 1950) e la terza volta consecutiva che uno dei paesi “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), le “locomotive della crescita mondiale”, ha un ruolo di primo piano nell’organizzazione di eventi sportivi di rilevanza mondiale. Il test è importante perché riguarda la “maturità politico-sociale” dell’intera nazione, ma a poche settimane ormai dall’evento i media internazionali si pongono ancora alcuni quesiti critici. Ad esempio sulla capacità di gestione degli ingenti flussi di capitali investiti nelle infrastrutture, sul rischio rappresentato dalla corruzione, sull’effettiva possibilità di rispettare le scadenze imposte dalla FIFA per la “consegna” degli stadi e delle strutture per la sicurezza. Ma come vivono i brasiliani la portata di un evento di risonanza mondiale? Difficile da credere per un paese che ha all’attivo ben cinque titoli mondiali, e una passione calcistica che non ha eguali nel mondo, un recente sondaggio di opinione (“Less t hanhalf of Braziliansfavor hosting World Cup, poll shows”, Reuters, 8 aprile 2014) ci dice che meno della metà dei brasiliani sono favorevoli ad ospitare i mondiali di calcio. Già nell’estate del 2013 i media internazionali hanno assistito, sotto i riflettori della ConfederationCup, a violenti scontri e centinaia di migliaia di persone in piazza nelle maggiori città brasiliane come San Paolo, Rio de Janerio, Salvador de Baia, Belem o Porto Alegre. L’accusa di tanti brasiliani inferociti è di aver sperperato cifre impressionanti di denaro pubblico (circa l’1% del PIL dal 2011 al 2014 ndr) persi anche nella piaga della corruzione, per la costruzione di stadi, impianti sportivi e altre opere mentre si dice che i servizi pubblici come trasporti, istruzione e sanità siano in un preoccupante stato di degrado. Le cifre in ballo del progetto World Cup 2014 sono elevate: circa 8 miliardi di dollari, gran parte derivanti dall’espansione del debito pubblico (“Il grande anno del Brasile, Huffingtonpost.it 30.04).
Il progetto è stato ribattezzato anche “growth accelleration programme” (programma di accellerazione della crescita economica ndr) in omaggio alle convinzioni del Presidente Dilma Rousseff, dato che i progetti di costruzione di stadi o nuove infrastrutture rientrano in un più ampio progetto di rafforzamento dell’economia brasiliana che prevede la partecipazione dei capitali privati con possibili ricadute positive sul livello di benessere di tutto il Paese. Dunque DilmaRoussef risponde alle critiche pragmaticamente, con il dialogo: “queste manifestazioni mostrano la forza della nostra democrazia e il desiderio dei giovani di far avanzare il Brasile”, e con un Piano Nazionale sul trasporto urbano, investimenti nell’educazione utilizzando in modo strutturale i proventi del petrolio. L’ex-Presidente Lula, anche lui progressista, in una recente intervista a La Repubblica ricorda che “l’ascensore sociale ha funzionato: negli ultimi 11 anni in Brasile sono stati creati 21 milioni di posti di lavoro, 36 milioni di persone sono uscite dallo stato di povertà estrema, 42 milioni sono entrati nella classe media”. Negli ultimi anni la crescita del Prodotto Interno Lordo a tassi non immaginabili per noi Europei (in media del 4% dal 2002 ad oggi) anche grazie alle misure di sostegno dell’economia prima di Lula e poi della Roussef ha dato vita a “a nova classe media brasileira” (la nuova classe media brasiliana ndr), circa 200 milioni di brasiliani che godono di una migliore qualità della vita grazie all’accesso a beni di consumo e servizi superiori (case in muratura, automobili, viaggi aerei, sanità, istruzione). Gli stessi che si teme possano scendere nuovamente in piazza durante i mondiali. E forse il rischio che queste tensioni sociali esplodano durante i mondiali è tutta qui: nelle conquiste sociali della nuova “classe media” e nelle sue aspettative di una societàcon meno disuguaglianze.
Gianluca Colombo
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