Saggi
JEAN-CLAUDE IZZO – Storia di un marsigliese
di Irene Aurora Paci
Abbiamo tra le mani la prima biografia italiana di Jean-Claude Izzo, stesa da Stefania Nardini, una scrittrice e giornalista umanamente innamorata dell’opera dell’autore e della città viva e vitale da lui raccontata.
A pubblicarla non possono essere che le edizioni e/o, la casa editrice che nel 1997 ha scoperto Total Khéops dell’autore marsigliese, l’ha chiamato Casino Totale e poi l’ha fatto seguire dai due romanzi che hanno completato la trilogia (con Chourmo. Il cuore di Marsiglia, 1999, e Solea, 2000). Più tardi si è occupata di consegnare ai lettori italiani Il sole dei morenti (2000), Marinai perduti e Vivere stanca (2001). Oggi dunque torna, dopo una versione riveduta di Aglio, menta e basilico. Marsiglia, il noir e il Mediterraneo, che si proponeva già come raccolta di scritti inediti a descrizione di una vita, quella di uno scrittore imprescindibile dalla notorietà avuta e data nel rapporto con la Ville du Soleil.
«Ed è la memoria, non la nostalgia, che viene spesso utilizzata da Izzo come strumento di analisi politica.» si legge a p. 22: noi allo stesso modo ricostruiamo una biografia con l’ordine cronologico degli eventi ed il racconto a più voci regalato dalle donne che ne hanno costellato la vita (la madre, le compagne). Conosciamo dapprima il padre Gennaro-Ciccio, quando bambino lascia Salerno partendo dal porto di Napoli e con la valigia di cartone ed il sudore della fronte diventa adulto da rital; assistiamo all’incontro di Ciccio e di Isabel, detta Babette, la madre spagnola; subiamo anche noi la loro cacciata dal quartiere del Panier durante i rastrellamenti dei tedeschi; e finalmente il 20 giugno 1945 siamo nella casa di rue Brunettière quando nasce Jean-Claude.
Da allora lo seguiamo nelle sue ricerche, nei tentativi, nelle militanze e nelle lotte. Nella poesia, nel giornalismo, nell’amore. Nei viaggi e nelle scoperte. Vediamo il mare, il porto è sempre nell’abbraccio dello sguardo, le navi sono una costante, mobile. Odoriamo l’anice del pastis, ne assaggiamo la consistenza densa guardando il ghiaccio sciogliersi nel bicchiere spesso.
Soprattutto con gli occhi di Izzo e le parole di Nardini e quelle delle testimonianze raccolte, capiamo che «Marsiglia non è soltanto una mescolanza di razze. Ma di sentimenti.» (p. 103). Così come l’autore pare essere un mosaico di attenzioni e di sensibilità, che ha compiuto «un miracolo letterario: ha restituito alla gente il senso di appartenenza» (p.130).
Non sono tante le pagine di questo omaggio, ma sono intense e calibrate, calde di emozione: un inno all’umanità di Jean-Claude Izzo e di una città meticcia e luminosa, talvolta abbagliante. Quindi da vivere.
Jean Claude Izzo, Storia di un marsigliese
Stefania Nardini
E/O, 2015

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