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Intervista con Giorgio Verdoliva
In occasione dell’uscita dei suoi ultimi titoli, Passo Cadenza e Che Rossa!, un’intervista all’autore a cura di Roberta Madon
Buongiorno Giorgio Verdoliva, lei ha lavorato come impiegato tutta la vita, da dove e soprattutto quando nasce la sua passione per la scrittura?
Diciamo che mi sono “innamorato” della macchina da scrivere di mio padre quando avevo appena otto anni.
Studiando la sua bibliografia, la prima cosa che si nota è la sua versatilità, la sua capacità di affrontare tematiche molto differenti tra loro. A cosa si ispira quando decide di scrivere un libro? Ad un momento particolare della sua vita o ad un argomento che in quel momento la coinvolge di più?
Un po’ entrambe le cose, a volte succede qualcosa che mi spinge a scrivere, altre volte invece sono i ricordi che riaffiorano e che mi ispirano.
Nel libro Che rossa! affronta il tema di un amore giovanile tra due ragazzi, Alessio e Chiara, che si innamorano a prima vista, nonostante siano molto diversi. Ma in realtà dietro il rapporto tra i due si toccano temi più profondi come l’appartenenza a famiglie molto diverse, il rapporto con i genitori dei due adolescenti, le avversità, il «bullismo», la timidezza e l’insicurezza insita in Alessio. Ti rivedi nel personaggio maschile o si tratta di pura invenzione letteraria?
Sì, in effetti mi riconosco nel ragazzo, escluso dagli altri parrocchiani quasi fosse un parassita e respinto dalle ragazze per la sua mancanza, dal loro punto di vista, di determinate qualità caratteriali; poi succede che incontra una ragazza di inaspettato splendore, dalla mentalità aperta e improvvisamente si accorge di provare un vero interesse per lei, alta, formosa, dotata non solo di uno splendido fisico ma soprattutto di un carattere aperto e privo di pregiudizi, proprio come mia moglie; io stesso, che sono sempre stato ritenuto inadatto a mettere su famiglia, adesso ho due figli già grandi.
Sempre in Che rossa! introduce anche un’altra tematica, quella di una chiesa molto presente nel paesino dei personaggi, che è dipinta in maniera non molto positiva. Anche in questo caso si riflettono le sue idee sulle istituzioni religiose e sui preti?
No, io sono cattolico praticante, non ho niente contro la chiesa e anche in questo mi identifico nel personaggio maschile. In effetti il romanzo è ambientato nella stessa zona in cui sono nato io, la provincia bolognese e, nella mia parrocchia, sono stato maltrattato per anni, escluso da ogni discorso o attività; nel romanzo Chiara diventa paladina di Alessio e diverse parrocchiane, tra le più diffidenti, sono costrette a ricredersi su di lui che ora frequenta una ragazza da sogno, come non se ne sono mai viste in paese, tutte invischiate in una cultura di assoluta gravità e dedizione anziché di gioia, come dovrebbe essere invece l’ideale cattolico. Alessio viene attaccato dai suoi parrocchiani che, invece di accoglierlo o coinvolgerlo, lo escludono e lo fanno sentire inutile. La presenza di Chiara gli restituisce la voglia di vivere, nonostante il parere discordante dei suoi genitori, a differenza di quelli di Alessio, decisamente più alla mano e accoglienti. Un po’ come è successo tra i miei genitori e quelli di mia moglie. Per concludere nel romanzo i due personaggi si conoscono, s’innamorano e inizia una nuova vita per Alessio.
Per quel che mi riguarda, mi ha molto colpito il suo ultimo libro Passo-Cadenza, che rispetto al precedente Che rossa! affronta tematiche completamente diverse, e in un certo qual modo fa riflettere su un problema molto sentito ai tempi della leva obbligatoria, come quello del nonnismo, che lei descrive anche con uno stile ironico e brillante, nonostante tutto. Cosa l’ha spinta a ricordare quel momento particolare della sua vita a così tanti anni di distanza?
Sì, parlo del mio servizio di leva. Purtroppo, sono ossessionato dalla memoria del mio passato, anche se spesso mi ha aiutato a ricordare anche le cose belle. In Passo-Cadenza parlo del nonnismo che ho subito in prima persona. La smania per la rivista carrarmati, che io credevo fosse appunto una rivista militare, invece era la mania degli “anziani” prossimi al congedo di annusare se ti fossi lavato i piedi. Se non te li eri lavati te li ripassavano con il lucido da scarpe! Tutto ciò è stato molto traumatico per me perché sono sempre stato timido e ingenuo. Succedeva anche che venissero di notte a svegliarci con la loro dannata canzone «allarmi siam borghesi…» per vantarsi del fatto di essere prossimi al congedo mentre noi dovevamo affrontare i mesi rimanenti. A me ne restavano ancora nove.
La mia fortuna è stata che all’inizio di giugno del 1986 mi trasferirono in un distretto militare dove svolgevo lavoro d’ufficio. Fui esentato dagli spari perché, nonostante la mia sordità rinogena, scoperta per caso quando avevo otto anni, non mi riformarono.
Così ho trascorso i miei ultimi nove mesi in un distretto appoggiato a una caserma. Prima conobbi un bravissimo ragazzo che si sarebbe congedato prima di me. Ma ebbi anche la sfortuna di convivere con un napoletano che amava fare il duro con tutti. Per la sua sfrontatezza rischiò seriamente di prenderle da uno più grosso di lui, con gravi problemi in famiglia. Alla fine, il tanto sospirato congedo è arrivato.
Per concludere, qual è il libro che le sembra sia riuscito meglio o a cui tiene di più?
Sono sinceramente un po’ disorientato da questa domanda ma probabilmente quello che sto scrivendo adesso, ambientato nel Medioevo. Un’appassionata competente della materia mi ha scritto parte della sceneggiatura e poi il soggetto. Mi piacerebbe che un produttore lo legga e decida di farne un film. Ma siamo ancora agli inizi e c’è ancora molto da scrivere.
Il Medioevo richiama un periodo buio ma anche tra i più interessanti. Non per niente leggo molto volentieri romanzi di questo genere e di storia antica. Anche altri tre miei romanzi di fantascienza si adatterebbero bene sullo schermo.
L’ultimo mio romanzo è Male Migliore, già in vendita, solo in attesa della copertina giusta. Lo ritengo un buon romanzo d’amore ma soprattutto di vita quotidiana.
Ringrazio Roberta Madon per le domande approfondite volte a conoscere i soggetti di alcuni miei romanzi, la mia modalità di scrittura e un po’ anche la mia persona, che traspare dai romanzi.
Bibliografia:
Le aquile del futuro e Torre Generosa: casa editrice Prospettiva editrice
Torre generosa remake e Rossa Prospettiva: casa editrice BookSprint
Aquile future remake: casa editrice Albatros
Male Minore: casa editrice Virginia Edizioni
Eccellenti promesse: casa editrice Youcanprint (credo sia autoprodotto)
Che Rossa! e Passo-Cadenza: casa editrice Tototravel
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