Lo Zibaldone - Recensioni
Intervista a Vincenzo Di Michele
Vincenzo Di Michele (Roma, 1962) è uno scrittore, giornalista, docente e storico. Pubblica saggi che approfondiscono importanti tematiche sociali come “La famiglia di fatto” (Firenze Atheneum Editore, 2006), un’analisi sulla convivenza non coniugale nella società contemporanea e “Come sciogliere un matrimonio alla Sacra Rota” (Fernandel, 2014), in cui illustra le procedure di annullamento del matrimonio messe in atto dal tribunale della Rota Romana. Si occupa anche di biografie, tra le quali si ricorda l’opera “Pino Wilson, vero capitano d’altri tempi” (Fernandel, 2013), la biografia ufficiale dello storico giocatore della Lazio. Il suo interesse per la Storia e in particolare per il secondo conflitto mondiale lo porta a scrivere saggi e romanzi in cui riversa anche parte delle sue esperienze personali: “Io, prigioniero in Russia” (Maremmi Editori, 2008, 2a ed. “La Stampa” di Torino in allegato, 2010 con più di 50.000 copie vendute) è tratto dal diario del padre dell’autore, detenuto in Russia durante la seconda guerra mondiale; “Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso” (Curiosando Editore, 2011), un’inchiesta storica sulla prigionia di Mussolini a Campo Imperatore; “L’ultimo segreto di Mussolini. Quel patto sottobanco fra Badoglio e i tedeschi” (Il Cerchio, 2015), in cui si narrano i retroscena dell’operazione Quercia per la liberazione di Mussolini; “Cefalonia, io e la mia storia” (Il Cerchio, 2017), il racconto dell’eccidio di Cefalonia intrecciato alle memorie famigliari dell’autore.
«Ciò che più colpisce delle sue opere è l’attenzione ai fatti, alla formulazione delle ipotesi e all’approfondimento delle fonti. Lei ha più volte dichiarato che la verità storica è l’obiettivo principale dei suoi lavori, e che la sua ricerca deve essere intrapresa senza pregiudizi ideologici e limitazioni legate all’aderenza a un sistema di pensiero o a un partito politico. La verità prima di tutto, per rispetto di chi ha vissuto e subìto la Storia, che spesso viene raccontata solo dal punto di vista dei vincitori, creando falsi storiografici. Che cosa significa per lei essere uno storico? Che responsabilità competono a una figura tanto importante per la collettività?».
Non sempre le verità si decidono a maggioranza; l’importante però è saper fornire, nella rivisitazione degli avvenimenti, una spiegazione logica capace di rinnegare il principio democratico della verità storica. Quindi, le nuove testimonianze, gli inediti e quant’altro sia utile in termini di ricerca diventano indispensabili per la formulazione di una diversa tesi. Per mia esperienza personale, sono proprio le testimonianze cosiddette “secondarie” ovverosia quelle della gente di strada o una serie di indizi concomitanti tra loro a istradare la ricostruzione storica verso le tesi più aderenti all’effettivo svolgimento dei fatti. Ecco perché quelle concezioni sovrane, sempre accompagnate da inconfutabili certezze e dal culto della logica preponderante, sono state sempre da me riviste in una diversa dinamica. Tutti quegli episodi, che nel corso del tempo sono stati confinati nella loro sporadicità, sono invece essenziali in ogni mia opera per sostenere razionalmente una fondata tesi oggettiva.
«Quale opera della sua vasta produzione letteraria ha richiesto un lavoro più approfondito e un’attenzione maggiore in relazione alla delicatezza del tema esplorato? E qual è invece l’opera che preferisce, e che la rende più orgoglioso?».
Per il lavoro storico e per la ricerca la ricerca di fonti attendibili:“Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso” e poi “l’ultimo segreto di Mussolini” che non è altro se non il proseguimento dei miei studi sulla liberazione di Mussolini al Gran Sasso nel settembre 1943 …..praticamente una seconda puntata. Invece dal punto di vista personale la mia preferita è sicuramente “ Io prigioniero in Russia”. Suvvia si tratta del diario di mio padre sulla sua prigionia in Russia. Pubblicando il suo diario di guerra volevo fare un omaggio a mio padre. In realtà e a ben vedere, è stato lui a rendere un omaggio a me con oltre 50.000 copie vendute, premi letterari e altro ancora .. insomma:” grazie Papà; è tutto merito tuo! “
«Nel primo capitolo di Cefalonia, io e la mia storia afferma: “Quando scrivi un libro, scrivi anche la tua storia, che poi è pure quella della tua famiglia. E noi una storia l’avevamo”. In quest’opera lei alterna al racconto dell’eccidio di Cefalonia le memorie della sua famiglia, che è stata direttamente coinvolta in quella tragica vicenda. Ci vuole parlare più nel dettaglio del suo romanzo?».
Immaginate tutta questa storia nell’ottica di una famiglia che aveva una disgrazia in casa e ciononostante sperava che prima o poi sarebbe arrivata la lieta e sospirata notizia di mio Zio Clorindo disperso sull’Isola di Cefalonia nel settembre del 1943 e mai più tornato. Immaginate una storia che ha avuto inizio ai primi del Novecento tutta riassunta in un pugno di foto in bianco e nero che ogni tanto guardo. Immaginate, davanti alla mia scrivania, l’ingrandimento di una vecchia fotografia appesa alla parete con zio Clorindo Immaginate me. Sono nato a Roma il 23 settembre del 1962, quando questa storia però già scorreva da anni e anni nelle vene dei miei familiari. Praticamente senza rendermene conto, mi sono ritrovato nel pieno della trama di un copione studiato e ristudiato per molti anni con repliche giornaliere, festivi compresi, per un susseguirsi di azioni quotidiane che si svolgevano nel contesto della mia famiglia. La parola d’ordine della nostra famiglia era solo una: “Cercare zio Clorindo” Per noi, Zio Clorindo non è mai morto !
“Lui è disperso “ . Sì! Proprio così! “ E’ un disperso, ma non è morto “
«Sul suo sito internet (www.vincenzodimichele.it) chiede ai suoi lettori di raccontare storie dei loro cari dispersi o reduci della Seconda guerra mondiale, con lo scopo di raccoglierle in un’opera che ne ricordi la vita e le gesta. Quanto è importante per lei mantenere la memoria di una pagina tanto drammatica della nostra Storia, e quanto pensa possa aiutare a vivere il presente?».
Pensateci bene e tenete a mente la seguente frase “ Il passato non è mai passato fino a quando esisterà un presente “
«Che metodo di lavoro segue per la stesura dei suoi romanzi storici? Come organizza il reperimento delle fonti e delle testimonianze?».
Oltre 50.000 copie vendute con il libro “Io prigioniero in Russia” vogliono dire anche numerose mail, telefonate e lettere che mi giungono. Tra queste ci sono anche testimonianze inedite . Molte di queste potrebbero sembrare insignificanti, ma per me non è così. La parola della gente e della società in cui viviamo non a caso viene definita come la parola di Dio . I proverbi hanno sempre un fondo di verità: “ Vox Populi Vox Dei “.
«L’ultimo segreto di Mussolini. Quel patto sottobanco fra Badoglio e i tedeschi è un lavoro molto accurato, in cui si raccontano verità che potrebbero risultare scomode a chi non tollera che nell‘analisi della Storia possa esserci spazio per una rivisitazione degli avvenimenti, se emergono nuovi dettagli o testimonianze. Ci vuole parlare di questa interessante opera, che è stata anche tradotta in inglese per il mercato estero?».
Nei manuali storici la visione dominante della liberazione di Mussolini al Gran Sasso nel settembre del 1943, è quella di una spettacolare azione di guerra da parte delle truppe tedesche guidate dal tenente Skorzeny, definito impropriamente “l’uomo più pericoloso del mondo”.
La verità è che nell’immediato dopoguerra, l’incursione delle forze germaniche è stata innalzata a verità storica assoluta. Guardando la concretezza dei fatti: perché nessuno degli agenti di custodia sparò un colpo? Perché erano presenti dei cineoperatori e la scena della liberazione fu ripresa con meticolosità in ogni frangente? Perché Badoglio, che si era impegnato a consegnare Mussolini agli anglo-americani, non lo fece? Quali furono le disposizioni impartite al Corpo di Guardia?
Per non parlare poi dei resoconti dei manuali storici sull’operazione accurata dei servizi segreti tedeschi per rintracciare Mussolini.
Ma quale efficienza! Che fandonie! Che a Campo Imperatore si trovava prigioniero il Duce lo sapevano tutti, persino i bambini. Addirittura ci fu anche un pastorello di tredici anni che trafugò gli alianti tedeschi impossessandosi di alcuni armamentari. Il comandante dei carabinieri al Gran Sasso, Alberto Faiola, fu pure encomiato, quando al contrario questi non solo non predispose alcuna misura cautelativa, ma venne anche meno ai suoi doveri invitando alcuni suoi amici proprio in quei giorni all’albergo di Campo Imperator
Per non parlare della complicità del governo Italiano di allora nel riaggiustamento storico di questa torbida vicenda. Alla resa dei conti, fra il governo Badoglio e i tedeschi vi fu un accordo sempre tenuto nascosto fra sotterfugi e mezze parole, e il prezzo più caro l’ha pagato proprio la storia. Per mio conto , sulla base di nuove testimonianze e di altre prove documentali, ho esposto e contestualizzato la riscrittura di quest’importante pagina storica.
«Nel corso delle sue ricerche preliminari per la scrittura di un’opera a carattere storico, qual è stato l’incontro o la testimonianza che più l’ha colpita ed emozionata?».
Dopo aver scritto Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso e aver sostenuto la poca credibilità sulla liberazione di Mussolini al Gran sasso , vi racconto uno strano incontro con un arzillo novantenne.
A volte il destino gioca un destino beffardo, stavolta però in senso benevolo. Al solito bar per l’immancabile caffè del buongiorno, c’era un signore di quasi novant’anni che, con altrettanta puntualità e il giornale in mano, sedeva sempre sullo stesso tavolino. Sto parlando di Nelio Pannuti, un distinto novantenne, colto e dai modi garbati. Ma qual è il legame di questi con la presente ricerca storica? Ebbene, Nelio Pannuti era l’agente di guardia alle dirette dipendenze del maresciallo Antichi. Aveva l’incarico di sorvegliare personalmente a vista Mussolini a Campo Imperatore. Venuto a conoscenza delle mie ricerche storiche, volle dare il suo contributo. Pannuti mi raccontò che già in passato aveva rilasciato altre interviste. Ciò che però non corrispondeva all’effettiva versione dei fatti era l’eccessiva esaltazione dell’impresa militare tedesca nella liberazione di Mussolini a Campo Imperatore, e poi c’era anche qualcos’altro che non gli quadrava. Così, facendo seguito alla mia richiesta dove gli manifestai apertamente lo scopo di voler riscrivere questa pagina storica, Pannuti mi consegnò di persona una testimonianza scritta di suo pugno, La novità più convincente è stata proprio la sua testimonianza diretta, personale e pienamente attendibile . Ecco un esempio di come Io vengo a conoscenza di nuove verità storiche sull’effettivo svolgimento dei fatti .
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