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Intervista. A tu per tu con Massimo Coppola nel backstage di Masterpiece

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È il Virgilio dantesco dei concorrenti di questa prima edizione del talent, una sorta di guida spirituale a cui confessare le proprie paure, emozioni e aspettative. Un lavoro di squadra gravido di passioni a cui ai posteri è già stata affidata l’ardua sentenza. Cos’altro dobbiamo aspettarci nella seconda fase del programma?

di Carla Iannacone

In molti non ci speravano e non ci sperano ancora. Ad ogni modo il dado è tratto e Masterpiece ha ormai preso il suo decollo nonostante gli ascolti non siano stati di quelli tanto auspicati ed è pronto ad approdare in prima serata. Lo sforzo, tuttavia, è da apprezzare, se non altro per l’originalità e per la messa in onda un talent che, sin da subito, si presentava come una dura sfida da affrontare e da vincere contro i tanti altri talent a cui da anni la televisione ci ha abituati.

Giusto o sbagliato che sia, checché se ne voglia dire, Masterpiece non è solo il talent per gli appassionati del genere (e che molti di loro attendevano), ma anche l’opportunità che mancava agli aspiranti scrittori di avere una voce in capitolo. E poi, diciamola tutta, perché non sperimentare un talent di portata letteraria dopo i talent per cantanti, cuochi, manager e ballerini con tutti i rischi ad esso connessi? Una ragione in più per dare una nuova chance al programma.

Cinquemila sono stati i manoscritti pervenuti e solo settanta quelli selezionati. Megalomania dunque o vero e proprio bisogno di scrivere? Cosa spinge un individuo alla scrittura e, quindi, a prendere parte ad un talent per scrittori?

Abbiamo provato a sondare quello che è il dominio di Masterpiece e lo abbiamo fatto in compagnia del coach, Massimo Coppola, e fondatore della ISBN Edizioni.

Tra i vari aspiranti scrittori di Masterpiece da quale personalità è stato più attratto?

Difficile dirlo, lo capirò meglio più avanti. Sicuramente la presenza di due stranieri nella selezione è una novità affascinante.

C’è qualche romanzo tra quelli che hanno superato il giudizio di De Cataldo, De Carlo e Selasi, ma anche tra quelli che sono stati esclusi, che la sua casa editrice pubblicherebbe? Se sì, quale?

Non posso rispondere a questa domanda, per ovvi motivi di correttezza rispetto ai concorrenti.

Cosa pensa dei giudici di Masterpiece? Hanno fatto un buon lavoro?

Fantastico!

In Italia non esiste la cultura del libro, è un paradosso ma esistono più scrittori che lettori. Secondo lei perché le gente sente questa forte esigenza di scrivere? È mania di protagonismo o un’urgenza di scrivere?

Scrivere è un bisogno naturale, scrivere bene un talento, non vedo paradossi.

Come si riconosce un vero scrittore da un falso scrittore?

Dalla qualità del suo lavoro, direi. No?

La critica non è stata «politicamente corretta» nei vostri confronti. Si tende spesso a misurare la qualità di un format in base all’audience e al successo di pubblico. Ma, secondo lei, è stato giusto o sbagliato mandare in onda un talent per aspiranti scrittori?

Se lo ritenessi sbagliato secondo lei avrei partecipato?

In questa prima fase del programma cos’è che lo ha divertito di più e cosa le ha dato fastidio?

Le persone. Al centro ci sono sempre le donne e gli uomini – sono loro a interessarmi e quindi, a volte, divertirmi o infastidirmi.

Cosa dobbiamo aspettarci nella seconda parte di Masterpiece che andrà in onda in prima serata a febbraio?

Fuochi d’artificio, ricchi premi e cotillons!

Spererebbe in una seconda edizione del talent?

Certo che sì.

Riusciranno dunque i nostri eroi a stupirci? Le certezze non sono di questo mondo, di certo c’è solo il giudizio del pubblico che continuerà a tener banco anche al termine di questa prima (e speriamo non ultima) edizione di Masterpiece con la decretazione del vincitore. A noi non resta altro che scoprirlo gustandoci la sorpresa.

 

 

 

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