Narrativa
Intervista a Raffaele Messina, autore di “Ritrovarsi”
di GABRIELLA CICCOPIEDI
Raffaele Messina è un saggista, romanziere e critico letterario. Ha pubblicato diversi saggi su narratori contemporanei e, in particolare, ha curato il recupero di novelle pirandelliane e delle opere giovanili di Luigi Compagnone. Esordisce nella narrativa con i racconti “Prestami la penna!” (Premio Rolando 2010) e “Muschillo al tempo della crisi” (Premio Megaris 2012). Nel 2018 pubblica per Guida Editori il romanzo “Ritrovarsi”, una testimonianza fedele e drammatica delle conseguenze della Seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca a Napoli, raccontata attraverso gli occhi e le esperienze di vita del giovane protagonista Francesco Nastasi. Un romanzo che sa descrivere l’amarezza e l’insensatezza degli anni di guerra componendo allo stesso tempo un inno all’amore e alla speranza.
Ritrovarsi racconta della situazione napoletana ai tempi della Seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca, con particolare attenzione alle “Quattro giornate di Napoli”. Quanto tempo ha riservato alla ricerca e all’analisi delle testimonianze? Di quali fonti si è avvalso?
Molto, molto tempo: anni di studio soprattutto in collaborazione con l’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, diretto da Guido D’Agostino. Ma, intendiamoci, allora non aveva alcuna intenzione di scrivere un romanzo. Mi sono occupato di fascismo e di storia di Napoli in una felice stagione della mia formazione professionale, indipendentemente dall’attività narrativa che ho intrapreso in anni più recenti.
Napoli è stata la prima città europea in cui è avvenuta una rivolta popolare contro la dominazione nazista. Perché si sa così poco di questa realtà, poco analizzata anche nella letteratura? Ha qualche storia interessante di persone comuni che in quel difficile momento storico hanno fatto la differenza?
Mi sono fatto un’idea delle cause della lunga rimozione delle Quattro giornate di Napoli o della sua “riduzione” allo stereotipo della rivolta degli scugnizzi. Ed è questa: i grandi leader politici antifascisti, dal comunista Mario Palermo al liberale Benedetto Croce, in quei giorni non erano in città: il primo in un paesino della provincia di Caserta a tranquillizzare la famiglia; il secondo al sicuro a Sorrento e poi a Capri. Hanno perso, insomma, l’appuntamento con la storia e dopo, in un clima culturale caratterizzato dall’”organicità” al PCI da parte degli intellettuali (non soltanto dei narratori ma anche degli storici), è stato difficile valutare nella giusta misura quello a cui non si aveva preso parte…
Ha scelto di raccontare la guerra e le sue conseguenze attraverso il filtro fresco e speranzoso di un protagonista adolescente, Francesco. Ciò comporta uno scollamento tra la brutale situazione narrata e l’anima di un giovane proiettato verso il futuro, pieno di sogni e innamorato della vita e di una ragazza perduta. Questa scelta fa in modo che il lettore, nonostante sperimenti le drammatiche descrizioni della distruzione bellica, possa anche entrare in empatia con un personaggio che porta in sé una fiducia positiva nel cambiamento e nella ricostruzione. Chi è Francesco Nastasi? Quali trasformazioni attua durante il suo forzato percorso di maturazione?
Sì è così. “Ritrovarsi” è un romanzo di formazione e come tale racconta un processo di crescita sul piano dei sentimenti, del sesso, del rapporto con il padre, della propria coscienza civile e politica. Si parte dall’infanzia felice, in quell’archetipo dell’eden naturale che è l’isola di Capri, e si crescenell’arco di otto anni. Otto anni di guerra, di esperienze formative su tutti i piani in una città ricca e complessa come Napoli. Al termine, Francesco si ritrova uomo.
Al di là del racconto storico, e di presa di consapevolezza di una parentesi italiana di lotta e coraggio, qual è il significato profondo della sua opera?
In tempi di “amore liquido”, come lo ha definito il sociologo Zygmut Bauman in un bel saggio, cioè di rapporti molteplici ma labili ed evanescenti, io racconto di un amore in altri tempi. Di un amore che sa resistere, di un amore che le difficoltà e la distanza possono sopire, ma che poi riemerge carsicamente più impetuoso di prima; di un sentimento delicato che si nutre della promessa fatta mano nella mano, del senso di una parola data…
Ritrovarsi è un romanzo storico ma anche di formazione, in cui si dà ampio spazio all’importanza dei legami interpersonali che determinano il percorso di ogni essere umano. In particolare si approfondisce la burrascosa relazione tra il protagonista Francesco e il padre Salvatore, quella d’amore tra il ragazzo e Patrizia, giovane ebrea in fuga, e in ultimo il legame tra Francesco e il professor Salviati, forse tra tutti il personaggio più interessante, perché portatore di una coscienza sociale e di una libertà di pensiero purtroppo soffocata dalla situazione politica. Si è ispirato a persone reali o a figure storiche in particolare per delineare i suoi personaggi?».
No, non mi sono ispirato a figure storiche o a persone reali. I miei sono tutti personaggi verosimili, cioè frutto di fantasia ma caratterizzati nel pieno rispetto del contesto storico in cui li ho collocati.
Lei è anche uno storico e critico letterario, oltre che scrittore e professore universitario. Ha curato il recupero di alcune novelle pirandelliane e pubblicato un saggio Il continuo e il discreto nella scrittura di Pirandello (Loffredo, 2009). Quanto le ha insegnato questo autore, e quanto delle tematiche e dell’anima di Pirandello c’è nel suo romanzo?
Ecco: lei prima citava il personaggio del professor Salviati e di quanto esso costituisca la figura adulta di riferimento per Francesco nel periodo in cui è in rotta con il padre. Ebbene le parole di Salviati, il suo invito all’equilibrio nell’esprimere giudizi sulle persone sono proprio frutto dei miei studi pirandelliani. Dalla questione controversa sul se e sul come Pirandello sia stato fascista, al significato delle sue novelle, sui valori di cui esse sono portatrici a partire dal rispetto per la donna. Insomma, Salviati insegna a Francesco che non sempre la realtà intima delle cose è uguale a quella che appare a prima vista.
Ci vuole raccontare qualche anticipazione sui suoi prossimi progetti letterari, siano essi opere di saggistica o di narrativa?
È prematuro. Per il momento mi godo il piacere d’incontrare i miei lettori: vado in tutte le librerie o centri culturali dove hanno la cortesia d’invitarmi, da Roma a Catania, da Avellino a Salerno. Ed anche nei piccoli centri della provincia italiana, Minori o Baronissi, che trovo culturalmente molto vivaci. Mi piace assaporare dal vivo il consenso attorno al romanzo. Poi, certo, ci saranno altri racconti, altri romanzi.
Raffaele Messina
Ritrovarsi
Guida Editori 2018
pp. 175, euro 15,00

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