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Interviste

Intervista a Giuseppe Gallato, autore di Incantesimi nelle vie della memoria

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di GABRIELLA CICCOPIEDI

Giuseppe Gallato è uno scrittore, docente e giornalista. Appassionato dei generi fantasy, sci-fi e horror, ha una consistenteproduzione letteraria con cui ha partecipato e vinto diversi concorsi: con il racconto Echi oltre confine vince il primo concorso letterario nazionale “Fantasticamente” e ottiene la Menzione d’onore al concorso “La biglia verde”; con il racconto Lo Spettro dell’oblio conquista il terzo posto al concorso “#123LibriCK” della “Edizioni Open”. Nel 2017 riceve il Premio alla Cultura – sezione fantasy – alla XXVI edizione del Premio Sicilia “Federico II”. La raccolta di racconti Incantesimi nelle vie della memoria comprende molte delle sue storie migliori, in cui analizza i diversi aspetti del mondo del sogno, dal corpo onirico, alla proiezione astrale fino al sogno lucido.

Qual è il fil rouge che lega i dieci racconti di Incantesimi nelle vie della memoria?

Potremmo dire che il filo conduttore delle dieci storie narrate, dei dieci Incantesimi, sia il reame del sogno, quindi tutto ciò che concerne questo vasto e indefinito universo: il corpo onirico, la proiezione astrale, i sogni vissuti con o senza cognizione, i viaggi eterici, i mondi invisibilietutti i fenomeni legati all’onironautica. Ma sarebbealquanto riduttivo, poiché questo libro espone ed esplica altresì concetti relativi alla potenza della mente e al suo infinito espandersi oltre i confini imposti dalla realtà.Confini, tuttavia, che non troviamo nel sogno, dato che quando la notte spegne i riflettori della coscienza razionale, la mente è libera di condurci dove il nostro Sé più autentico, la nostra natura, può vagare per rigenerarsi. E in Incantesimi nelle vie della memoriasi parla proprio della connessione tra sogno e realtà, una relazionedefinita e labile allo stesso tempo.

Incantesimi nelle vie della memoriaè probabilmente anche il frutto dei tuoi studi in Filosofia, ed è infatti interessante come tu riesca a inserire all’interno di racconti di genere quesiti e riflessioni che abbracciano una parte fondamentale del pensiero umano, quella legata al bisogno di comprendere ciò che esula dal reale, dal tangibile. In queste riflessioni è il mondo onirico a essere scandagliato nelle sue sfumature, e per ognuna di essa hai costruito storie avvincenti ma anche estremamente significanti. Qual è la tua visione della relazione che intercorre tra realtà e sogno?

Esatto, i significati inerenti alle trame presentate in questo libro sono in buona parte da ricercare nei miei studi universitari: erano anni in cui oltre a studiare filosofia, mi ero avvicinato molto alle teorie sui sogni – di qualsiasi natura – e a ciò che caratterizza maggiormente l’uomo, ossia la memoria. Da qui il desiderio di infondere alla mia scrittura, ai miei personaggi e alle mie trame significati connessi al mondo onirico in tutte le sue molteplici accezioni. Nonostante il fantasy descritto presentidiverse sfumature psicologiche e filosofiche, lo stile di Incantesimi– così come il mio stile in generale – è caratterizzato da trame avvincenti, ritmi serrati e adrenalinici. L’azione, cioè, è preponderante nei miei scritti, detta legge e conduce inevitabilmente il lettore a tuffarsi in trame che si sviluppano in una terra di confine tra realtà e fantasia, sul margine sottile di quella linea astrale/onirica dove condizionamenti psicologici, esperienze di vita e paure si fondono a vari livelli. È la relazione che intercorre tra sogno e realtà: due sfere che non devono essere considerate come meramente appartenenti a dimensione diverse, antitetiche tra loro, ma in grado di riflettersi, di comunicare, di ricercarsi. Nella stessa introduzione del libro, infatti, scrivo che tali parabole dell’esistenza umana sono viste come due facce della stessa medagliache si sfiorano, si sfidano senza sosta, ognuna perseguendo il proprio indipendente moto creativo. Forze che si imitano tra esaltazione e reticenza, dove l’attore umano si racconta, si plasma, si crea e si ricrea attraverso un incessante fluire di percezioni.

Il terrificante racconto Rintocchi di tenebra è una delle storie che ho più apprezzato, e che sembra prendere spunto dal romanzo goticoLo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson.Nel raccontoperò ancora una volta è la dimensione del sogno, qui rappresentata da una delle sue forme – quella dell’ipnosi – a dominare sulla trama.Quali sono state le tue fonti di ispirazione per i racconti presenti nella raccolta?

L’originalità di questo romanzo sta nella riflessione sui lati nascosti della mente umana e, in particolare, nella scelta di Stevenson di far coincidere Bene e Male all’interno della stessa personalità. Le due dimensioni soggettive, cui l’autore dà forma con le figure di Jekyll e Hyde, anticipano e quasi preannunciano le ricerche psicoanalitiche di Sigmund Freud e in particolare la natura conflittuale dei rapporti tra Io, Es e Super-Io. Rintocchi di tenebra prende spunto da questi concetti: il disturbo dissociativo dell’identità; la repressione del proprio lato oscuro; ildesiderio diassecondare e sfogare le proprie pulsioni inconsce, mantenendouna facciata di ordine e rispettabilità.Le altre mie fonti di ispirazione, oltre alla lettura di saggi di matrice psicologica e filosofica, sono da ricercare nella musica: questa ha la straordinaria capacità di affinare la mente, di librare i pensieri, di riflettere puramente e dialogare con l’essenza di ciò che è e di ciò che ancora non è, di mettere in comunicazione il reale con l’irreale. La musica è un’anima che permette al mio sé “ladro di fuoco” – per dirla alla Rimbaud– di elevare la capacità creativa oltre ogni limite, di liberare la fantasia e il mio estro per dare vita a straordinari e imprevedibili incanti.

Tra le tue tante passioni sei anche un master di giochi di ruolo, un mondo sconosciuto a molti ma che permette di aprire nuovi orizzonti e spingere la fantasia oltre ogni limite. La tua predilezione per la scrittura di storie di genere fantasy e sci-fi parla ancora del tuo interesse per la capacità della mente di creare realtà e possibilità di vita nuove e meravigliose. Che valore ha avuto nella tua formazione umana e professionale la narrativa fantastica?

Ti ringrazio per questa domanda! Il ruolo del “gioco” nello sviluppo umano è un dato conclamato, e quando questa attività è diretta verso un altro essere vivente è chiamata “gioco sociale”. Tale pratica è necessaria per lo sviluppo del pensiero simbolico, cioè di quel fenomeno alla base dei processi umani quali la socializzazione e lo sviluppo della capacità di “leggere e ragionare” sui propri e sugli altrui pensieri.L’immaginazione è un aspetto centrale: si parla di qualcosa che non c’è, come in una sorta di sogno cosciente, un sogno a occhi apertie condiviso.E immaginare qualcosanon deve essere considerato come una semplice attività astratta; anzi, permette una prima forma di esperienza, fungendo quasi da regolatore emozionale. Nel gioco di ruolo, l’interpretazione di un personaggio consente al proprio Sé di esprimersi in molti modi, mentre la cooperazione del gruppo di giocatori da vita al confronto costruttivo e affina la capacità di realizzareun’attività congiunta.E il valore che per me ha il fantasy è incommensurabile: è libertà di espressione, libertà di esposizione, libertà di interpretazione. Attraverso esso mi è possibile provare a decifrare l’enormità di questo sconfinato e sconosciuto regno che noi chiamiamo realtà.

In molte storie di Incantesimi nelle vie della memoria sono presenti degli specchi, metafore di un mondo altro, che sembra tanto simile al nostro ma che in realtà nasconde molto più di ciò che dà a vedere. Come la realtà e il sogno diventano il riflesso l’una dell’altro, così i tuoi personaggi si ritrovano spesso a guardare in uno specchio e a scoprire molto più della loro sola apparenza. Quali sono i motivi ricorrenti delle tue storie, i simboli più significativi per la visione del mondo che veicoli nei tuoi racconti?

Hai detto bene, la realtà e il sogno diventano il riflesso l’una dell’altro. I miei personaggi sono dei viaggiatori in continuo vagabondare tra le due espressioni di una stessa condizione, unite nell’universo del sogno, in cui le esperienze di vita, le paure più profonde e le memorie si fondono con le inesplorate e straordinarie capacità dell’intelletto.Lo specchio è un simbolo molto frequente nell’estetica e nell’arte in generale. Veicola significati ben precisi: svela l’identità a se stessa, accresce l’auto-riflessione, desta la coscienza e rinnova la consapevolezza. Ma mentre da una parte si parla di rinascita, di riscoperta dell’Io, dall’altra c’è il rischio dell’accecamento egoistico. Lo specchioci mostra sia le passioni più pure che  le pulsioni più buie. Debolezze che possono sfociare nell’immane paura primordiale dell’uomo:la morte. Messi davanti a noi stessi,potremmo facilmenteritrovarci a negare il tragico divenire, il decadimento fisico e mentale. E questo desiderio di fermare l’immagine presente che abbiamo di noi, potrebbe a sua voltaavvelenareil nostro intero essere.

Che opere e autori consigli a chi ha amato i tuoi racconti?

Sono molti i libri e gli autori che mi hanno insegnato tanto, tra questi: James Rollins con la serie della “Sigma Force”; Carlos Ruiz Zafòn e le sue straordinarie ambientazioni gotiche; il sano insano horror di Howard Phillips Lovecraft; il fantasy classico e puro di Tolkien. Un’opera che mi sento di consigliare è la saga fantasy di Pittacus Lore, Lorien Legacies, la cui trama mista allo stile adottato coinvolge oltre ogni dire il lettore. Ma chi più di tutti prediligo, e che non smette mai di sorprendermi, è lo scrittore australiano Matthew Reilly, un autore le cui capacità narrative – soprattutto per quanto riguarda l’uso dei cliffhangers – hanno segnato il mio stile.

Il tuo prossimo progetto letterario ha già preso forma? Cosa possono aspettarsi i tuoi lettori?

A dire la verità sono diversi i progetti letterari in cantiere, alcuni conclusi e altri ancora in fase di stesura. Allo stato attuale sto lavorando a un romanzo di genere sci-fi/horror, che sto presentando a piccole dosi attraverso degli episodi sulla piattaforma Edizioni Open: un esperimento atto a testare quanto efficace sia lo stile utilizzato e che impatto possa avere la trama sui lettori. Tra i progetti conclusi, invece, ci sarebbe un’altra antologia di racconti, di un genere completamente diverso rispetto aIncantesimi nelle vie della memoria.Stiamo parlando di un libro epic fantasy di stampo ironico, basato sulle storie di un gigante e un nano, due guerrieri tanto leggendari quanto rozzi e non molto… saggi. Racconti, però, che alla fine daranno vita a un’unica storia, in cui non mancheranno tanti colpi di scena.

Ma… non fatemi svelare altro!

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