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Case Editrici

Interlinea, nata per far fiorire i libri

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Due compagni di scuola con la comune passione per le letture. La voglia di far riscoprire libri spesso dimenticati. Una storia cominciata vent’anni fa, con una Topolino amaranto, e poi una certa Marchesa Colombi e la sua educazione sentimentale (a fine Ottocento) che ha fatto conoscere anche all’estero la nuova casa editrice.

 

Si prepara a festeggiare vent’anni, avventurosi e intensi di soddisfazioni e di emozioni.

Interlinea, nata in una sera di nebbie e chiacchiere nella birreria Giamaica, di Novara, con gli odori di fumo sui cappotti e i discorsi di provincia a riempire le parole degli amici che si ritrovavano lì a parlare di sogni e di futuro, adesso è una realtà editoriale concreta e attiva, con la sede dietro lo stadio vecchio della città, in una piccola casa della cultura dove c’è anche un book shop per chi ha voglia di trovare subito il suo libro preferito.

Quella sera, davanti ai boccali di birra, Roberto Cicala e Carlo Robiglio, amici dai tempi del liceo e con la comune passione per le letture, decisero di cominciare ritrovando i testi dimenticati dalla grande editoria, quelli che a loro avevano regalato emozioni e valori che volevano condividere con altri. Con radici sul territorio, ma non autori localistici.

Perché il nome Interlinea?

Ci piaceva l’idea dello spazio bianco tra le righe di un testo, uno spazio necessario alla lettura, come è la letteratura. E noi volevamo trovare il nostro piccolo spazio fra l’editoria delle alte tirature. Poi Antonio Ferrara disegnò un omino che fa sbocciare libri come fiori, e quest’immagine ci ha sempre accompagnati.

Il primo titolo pubblicato?

“Una topolino amaranto”, di Dante Graziosi, un veterinario delle nostre parti che aveva una sorprendente vena narrativa, e che conquistò una targa del Premio Bancarella. Ma quello che ci ha fatto conoscere è stato “Un matrimonio in provincia”, storia dell’educazione sentimentale di una donna nella vita di provincia di fine Ottocento, scritto dalla Marchesa Colombi. Su di lei, figura di femminista ante-litteram, apprezzata anche da Calvino e Ginzburg, sono stati fatti convegni e seminari e, dopo la traduzione di Gallimard, anche seguitissimi corsi alla Sorbona.

Insomma, eravate diventati editori.

All’inizio, più che altro, era il piacere di fare libri, oggetti e contenuti che ci erano sempre piaciuti. Andavamo in giro per le librerie con le borse di cuoio piene di volumi, e anche del nostro entusiasmo. Poi le cose hanno cominciato ad andare bene, e adesso abbiamo varie collane, e oltre 1000 titoli pubblicati, con una speciale attenzione agli inediti.

Un fiore all’occhiello?

Nativitas, una collana che abbiamo inventato noi, l’unica dell’editoria europea dedicata al Natale. Che è protagonista in varie espressioni, dai Canti di Natale di Dickens, che abbiamo ritradotto, ai racconti di Mario Soldati e Mario Rigoni Stern, a quello dei cantautori e quello dell’arte raccontato da Federico Zeri, ai testi inediti delle omelie di papa Wojtila pronunciate durante le messe prima del suo pontificato… Con una forte attenzione paratestuale, già nella scelta di una particolare carta vergata, in una tonalità di grigio a rafforzarne l’identità. L’attenzione ai particolari è un po’ la nostra caratteristica… alcuni libri della collana “Le rane”, dedicata all’infanzia, sono stampati su una carta ricavata dalle alghe della laguna di Venezia… Ci piace fare le cose belle, con caratteri belli, su carta bella, e tenere alta la qualità. Per controllare i testi, arriviamo a fare anche sette giri di bozze.

Avete attenzione anche verso la poesia.

Sì, nella collana “Lyra”, che accoglie raccolte significative di autori di prima grandezza come Eugenio Montale, Evtuscenko, Seamus Heaney. E l’ultimo libro di Franco Loi dedicato alle “Nuvole”. Oltre a un riguardo particolare alla poesia in dialetto.

Le novità pronte a conquistare i lettori?

Il diario di lettura “Maestri e no”, di Sebastiano Vassalli. Il carteggio inedito tra il poeta Clemente Rebora e l’editore Vanni Scheiwiller. L’edizione critica degli “Amorum libri” di Boiardo, il più bel canzoniere rinascimentale. Un volume di saggi sul telegiornale, Speciale TG. “Il musicista del Titanic”, di Sebastiano Ruiz Mignone. E, sul versante della spiritualità, testi inediti su “La mia croce”, di Wojtyla.

Un bilancio di questi vent’anni?

La certezza di essere piccoli solo nei conti economici, rispetto ai colossi dell’editoria, ma grandi nella qualità dei titoli pubblicati, nei consensi e nella libertà delle scelte.

 

Lucia Castagna

 

 

 

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