Lo Zibaldone
Ilva Football Club
La storia dell’Ilva ormai la conosciamo tutti. Ma l’abbiamo conosciuta tardi, quando l’inquinamento aveva già divorato i sogni di una generazione che si era illusa di poter crescere all’ombra delle ciminiere, respirando il loro veleno, che operava indisturbato anche quando si correva dietro una palla. Ora, a raccontarci questa storia, in modo diverso, dal di dentro, attraverso una metafora che noi italiani conosciamo bene – la metafora del calcio – sono i due giornalisti della «Gazzetta del Mezzogiorno» Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò, nel loro romanzo scritto a quattro mani.
Questo libro affronta un tema davvero duro, e non fa sconti, chiama le cose con il loro nome; eppure, conserva una poesia nel disincanto. È uno di quei libri che lasciano un sentimento dentro. E ciò, fin dall’inizio, con una dedica “Alla rondine”. Sì, rondini e palloni, un bacio dato a una ragazza andata via troppo presto, la ricerca della mitica maglia grigia della squadra: “restiamo nei ricordi come la squadra color Italsider”. E scorre il racconto dei Tamburi, il quartiere dove ci si sentiva tutti un po’ operai e ci si illudeva di poter giocare e vivere nonostante le ciminiere che rendevano l’aria e la terra pericolose.
Tante vite spezzate, e la volontà di conservarne il ricordo, attraverso la ricerca della maglia “Ho sognato la maglia grigia dopo tanto tempo e lui, Antonio Cavallo detto Ciccio, ha capito. Un cruccio ci unisce: testimoniare il calcio fra le ciminiere”. Ed ecco riaffiorare alla memoria la formazione: “La Carbonara, Ripiano e Papalia; De Tuglio, Andrisani, Guarino; Catapano, Casile, D’Alò, De Gennaro, Capozza. Ilva Football Club. Perché giocavano a calcio e finirono quasi tutti in fabbrica. Perché sono morti di cancro. Tutti.”.
Prima dell’industria, i Tamburi erano popolati da uomini, cielo, acqua, terra, ma poi, con le acciaierie in costruzione, scomparvero le varie via degli Oleandri, via delle Querce, per far posto ad altre vie, percorse da un perenne grigio fabbrica. La fabbrica doveva cambiare il destino di quella gente, fu così, ma non fu ciò che quella gente si aspettava il 9 luglio 1960, giorno in cui iniziarono i lavori “ma ripensando a quel giorno, alle parole che non capivo e ai larghi sorrisi dei politici e dei preti, credo non sia stato il cambiamento in cui tutti speravamo”. In questo libro c’è il racconto di un’illusione, quella degli operai-calciatori, scomparsi come le lucciole di Pasolini, e per lo stesso motivo: l’inquinamento.
Fulvio Colucci, Lorenzo D’Alò,
Ilva Football Club,
edizioni Kurumuny 2016,
pp. 77, euro 8,50.

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