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IL VENTO DEI 20 – Nati per Leggere 1999 – 2019

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A Trieste per augurare il meglio ad una persona si usa l’espressione Buon Vento; chissà, forse perché quando c’è la bora l’aria pulita spazza via tutto e rinnova l’ossigeno da respirare. Ed è un buon vento davvero quello è arrivato ai vent’anni di vita del programma Nati per Leggere e per una volta non abbiamo discorsi vaghi né promesse da mantenere.
L’obiettivo di Nati per Leggere è semplice, consolidare la lettura nelle famiglie con bambini da 0 a 6 anni, perché la lettura, ascoltata dalle voci dei familiari, amplia il linguaggio dei bambini, rafforza la loro autostima perché hanno il genitore vicino che dedica loro tempo, facilita la comprensionee la riflessione di testi al fine di costruire uno spirito critico. Sembra incredibile, ma tutto questo avviene soprattutto da 0 a sei anni e anche la medicina sostiene scientificamente le capacità che acquisiscono i bambini attraverso l’ascolto delle letture.
Al convegno che si è svolto il 26 settembre al Rettorato della Sapienza Università di Roma, il clima era festoso e sorridente tra i 400 partecipanti, tutti volontari, bibliotecari, referenti regionali, pediatri… Una cosa era comune a tutti: la passione personale per la lettura e la certezza che la lettura sia la competenza chiave per la crescita individuale e sociale di ogni bambino.
Il programma Nati per Leggere ha pienamente sposato l’art. 3 della nostra costituzione in cui si afferma che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
La legge, quindi, riconosce l’importanza della lettura, ma occorrono politiche corrette che intervengano nei territori più disagiati, riducendo fortemente la distinzione territoriale tra il nord e il sud d’Italia. Un paese che guarda al futuro dovrebbe investire nell’infanzia e nella cultura, perché solo così potrà esserci un recupero economico per la nazione e la crescita di profili professionali adeguati.

di Loredana Simonetti 

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