Lo Zibaldone
Il testamento dell’Uro
Insolito, con particolare linguaggio e finalità curiose, Stéphanie Hochet nel suo ultimo romanzo, “Il testamento dell’uro”, scolpisce con le parole un postulato indiscutibile: la scrittura deve permettere di ritrovare l’animale che è in noi.
Il romanzo parla di una scrittrice, brava ma lontana dalla notorietà, che viene invitata in Francia per una serie di presentazioni e d’interviste relativamente agli argomenti trattati nei suoi libri. In particolare l’autrice protagonista “attribuisce un ruolo politico agli animali e rimette l’uomo al suo posto.”.
Con il sostegno degli abitanti del paese di Marnas, l’intraprendente sindaco Vincent Charnot aveva allestito un “Museo della Specie”, dove animali imbalsamati di tutte le razze e specie si accostavano a uomini imbalsamati, i cui cadaveri erano stati donati per allestire il terrificante museo. L’esemplare più rappresentativo del museo è l’uro, una specie bovina gigantesca scomparsa da secoli, che il sindaco adora come un’ icona sacra artistica e che vorrebbe far rivivere.
Il sindaco intuisce negli scritti di questa originale autrice, un filone interessante, “come la premonizione di ciò che sarà la società futura.” Chiederà alla protagonista di scrivere una storia sull’uro, quale testimonianza a ricordo imperituro, capace di riportare in vita l’essenza medesima del bovino.
In un sofisticato stile noir, la Hochet traccia il testamento di questo dio-animale, maestoso e gigantesco, trascinando la protagonista e i lettori stessi in una vicenda che pur essendo composta, è coinvolgente e agghiacciante.
Stéphanie Hochet
Il testamento dell’uro
Voland
Settembre 2019
PP. 160
Prezzo: € 16,00
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