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Il monologo di Graziella Tonfoni al limite della narrativa cronaca
Da una analisi indipendente, minuziosa, attendibile, ampia, approfondita, condotta esclusivamente, incessantemente, durante l’anno solare 2016, dalla ricercatrice, le campionature di narrativa e di saggistica più indicative, idonee a rappresentare questi anni di cambiamento tanto accelerato, risultano essere proprio quelle pubblicate negli anni 2016 e 2017. I mutamenti epocali, causati dal volgere di un secolo, necessitano sempre tempo per essere colti nelle loro principali caratteristiche.
In questo caso, i sommovimenti sono stati ingenti, le perturbazioni di diversa natura. Come conclude la stessa Tonfoni G., sono stati indispensabili addirittura quindici anni di costante osservazione, per poterli effettivamente rilevare ad uno ad uno tutti. Tali cambiamenti, di forma e di sostanza, si intrecciano a distanza, si influenzano a vicenda. Assistiamo agli effetti economici, psicologici, sociali, dello scambio basato sulla valuta e valutazione unica, alle sempre più evidenti conseguenze della unificazione del pensiero euro-comunitario.
Trascorso un periodo di quindici anni, tante prose, rimaste sospese, possono essere valutate correttamente nelle rispettive ricadute, come si rileva dalla fenomenologia critica attuale.
Ricercando quotidianamente, l’autrice comunica i risultati stabili, scrivendo romanzi e racconti, evidenziando l’impatto sulla narrativa attuale, misurando le conseguenze, sui lettori, della pratica costante di social media, di facebook, di twitter, rendendo possibile uno studio comparato degli stili, nelle diverse letterature, messe tra di loro a confronto.
Non dimentichiamo che siamo di fronte ad una scienziata, che considera dialettica anche il soliloquio, rendendolo vero e proprio colloquio con se stessa, praticando il monologo a viva voce, perché sia canale di emissione non dispersivo, inteso rispondere preventivamente a tutte le possibili domande, di reali e virtuali lettori, che si cimentino nello sforzo non indifferente di comprendere a fondo, ogni suo compendiato racconto, che può perfino prescindere dalla sua intera passata produzione accademica.
Dal 2017 in poi traspare una esigenza di affiatamento inusuale, che si materializza diventando un vero e proprio “call for paper” a finalità didattica. La scrittrice solitaria sembra rivolgersi ad un lettore inesistente, caratterizzato da una affinità mancata, per lanciare un bando surreale, intitolabile “La rappresentazione e la rappresentatività della letteratura italiana nell’era dei social media”.
Tanto complicata tale impresa appare, da non risultare compattabile. Un editore potenziale propone che sia più semplicemente sostituito, tale irrealizzabile progetto, da una ragionevole e ragionata monografia dal sottotitolo assonante “Un personaggio alla ricerca di curatore”.
In un contesto attuale l’ autrice, che si fa segretaria e portavoce di se stessa, afferma, concretamente dimostra, che al fragore delle classifiche, all’esondante numero di proposte di lettura, provocazioni in scrittura di autori contemporanei, sulla base di proiezioni scientifiche rigorose e corrette, non corrisponderebbe, se non raramente, la rappresentazione oggettiva della realtà nazionale. Neppure emergerebbe la rappresentatività effettiva nelle selezioni di narrativa già effettuate, ufficialmente premiate. Si renderebbe indispensabile progettare una antologia basata su criteri opposti, diversi, per rendere possibile una futura storia obiettiva della “letteratura italiana nell’era di facebook, twitter, ipad, social media”.
Per tale eventuale volume, propone le sue pagine meno note, concepite e composte di recente, in qualità di ricercatrice indipendente, che diventa narratrice autonoma, come conseguenza della sua primaria professionalità di linguista impegnata sui fatti, vigile scienziata dell’informazione.
Seleziona alcuni suoi paragrafi, risultato di una scelta di rigore mediatico, di una pratica ragionevole, ragionata, responsabile, delle nuove tecnologie. Paga, l’autrice, il prezzo di una evidente rinuncia alla visibilità immediata, plateale. Sono frasi estratte da brevi narrazioni, succinti racconti, i suoi, che risultano essere efficacemente rappresentativi della attuale condizione umana di affaticamento geopolitico, in una esistenza spossata, fiaccata da eccesso di interconnessione.
I critici sono di fronte ad una scrittrice, che produce narrativa all’interno del suo archivio, in uno spazio rilevante, dal punto di vista scientifico, letterario, didattico, divulgativo, ove, quotidianamente, lei dà vita a silenziose pagine, all’ombra dei suoi volumi precedenti, circondata da quelle sue prose, tutte datate, che appartengono ormai ad un passato storico, di era remota.
Le frasi attuali di questa autrice -che possiamo definire “scrittrice da biblioteca”, sia perché compone in spazi popolati da volumi, sia perché i tempi di ricezione, del suo periodare mai pallido ma spesso incompreso, perfino distorto, meglio si prestano agli scaffali, che non alle vendite su pile, in libreria- paiono essere più semplici da comprendere ma restano ancora difficili da impaginare.
Si prestano, i suoi racconti dell’anno 2017, ad essere considerati come vere e proprie tomografie. Analisi spettrografiche dei molteplici sensi, ne rilevano la complessa colorazione degli stili, evidenziandone i riflessi delle maturate esperienze retoriche, che si riverberano in ogni sua scelta lessicale, al limite del dizionario specialistico.
Possiamo affermare che i suoi attuali monologhi, distesi a fianco di paralleli vocabolari, corredati di glosse, si rivelano crescere nel tempo, conformandosi come interi volumi, addensati di note, in numerose sottolineature.
Per eventuali approfondimenti, da parte dei lettori, che ancora non conoscano le profondità allegoriche di tanto immaginifica prosa, indica, ma sorvola su una bibliografia estremamente ripida.
Rapidamente ricorda i suoi due brevi romanzi di ricerca, resi già da alcuni anni disponibili online, che intendono promuovere una riflessione meditata, sulle contraddizioni quotidiane, riscontrate nel secondo decennio del terzo millennio. Riscatta lei stessa il senso di intere annate della sua scientifica ricerca, accreditandone il significato autentico, investendone una unica piccola quota alleggerita di tutte le detrazioni, in unico breve titolo di valore paraletterario.
Ai lettori, studiosi delle sue innumerevoli pagine antecedenti, non è necessario ribadire che le assonanze dei suoi due titoli recenti, precisamente “Storie di ordinata scrittura” e “Storie di ordinaria lettura”, come nel caso dei due romanzi di ricerca, sono simili, compatibili, complementari. Indipendenti, si completano a vicenda. In compattata assonanza, ribadisce che soli potrebbero bastare a rappresentarla pienamente, senza immagini e senza decorazioni, in una eventuale antologia ristretta.
Non documentano la sua supposta vita scapestrata, dato che la sua esistenza appare assai morigerata, non alludono quindi, neppure indirettamente echeggiando, a Charles Bukowski. Dimostrano semmai come sia possibile comporre, in piena moderazione, praticando il contrario esistenziale. Prova ne sia la sua rassegna in prosa, che può essere ridondante, mai noiosa.
La vita della scrittrice, tanto regolare e regolata appare, da essere perfino a tratti ritenuta monotona, proprio per questo sua cadenzata narrativa, priva di prurigine, che rende possibile misurare in frasi singole, il massimale di qualità consentita dalle norme vigenti della leggibilità corrente, applicandone il senso, in sequenze destinate al margine delle pagine, con paragrafi, tanto minimalisti, da risultare assemblaggi di estratti e di sommari.
Si conclude, affermando che offerte di lettura qualificata e qualificante, da una indagine attendibile secondo i parametri della proiezione dinamica, attivata dal 2016 in poi, sono il risultato di una selezione accurata, di una stabile scelta di impaginazione non provvisoria, per numerazione definitiva. Se ne evince che la rappresentatività di una era affastellata, può essere condensata in narrazione breve unica, estesa eventualmente al semplice ricordo di due romanzi, se davvero complanari. Chi voglia procedere a ritroso, compulsando memorie tecniche, troverà assicurata la accessibilità incondizionata ai due saggi narrativi, presenti in bibliografia. Indicati come due distinti portali, invitano alla scelta libera di paragrafi combinabili, pacchetti informativi, allegati dalla stessa autrice linguista, appositamente organizzati, per essere compatibilmente combinati, nelle più svariate modalità sintattiche, sinottiche, in forma compatta di raccolta distanziata.
Se tale ampliamento di temi, se tanto trattamento di problemi del quotidiano sia ritenuto fatto gradito, da parte del lettore incuriosito, che personalizza la sua selezione, adattandola alle proprie esigenze, aspettative, necessità, allora resti, l’intera serie delle notizie letterarie, adottata come materiale agli atti, da divulgare in un convegno, virtualmente affollato. Rimanga chiosa eclettica di una insegna luminosa online, che riverbera concetti astratti, lungo un percorso poetico scientificamente illuminato da metaforiche segnalazioni, allegoriche indicazioni, da consultare tutti online.
Riflettendo, ricapitolando, rilegando, ne uscirebbe un fascicolo sostanzioso unico, sostenibile, leggero impaginato, in paziente attesa di essere complessivamente apprezzato, da leggere davvero tutti.
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