Fumetti
Il meglio di Braccio di Ferro da Segar a Bianconi, passando per Cosmo e Salani
Popeye il marinaio di Elzie Crisler Segar (Chester, 1894 – New York, 1938) è uno dei primi personaggi del fumetto mondiale, nato subito il ragazzino giallo Yellow Kid di Richard Felton Outcault, comparso sulle pagine del New York World. Gli statunitensi sono una fucina di idee, il fumetto (ancora privo di ballons) inteso come striscia giornaliera (avventura quotidiana a puntate, comica autoconclusiva) e come tavola domenicale (grande pagina a colori) nasce con Joseph Pulitzer (proprio lui, il grande!), editore del New York World, per dare un motivo in più ai genitori di comprare il quotidiano. Idea che in Italia non ha mai funzionato, negli anni Settanta soltanto Paese Sera e Il Giorno avevano la pagina dei fumetti, da noi abbiamo preferito la strada delle specifiche pubblicazioni settimanali e delle riviste contenitore (Linus, Il Mago, Eureka, Sgt. Kirk …) da edicola. Popeye debutta negli USA come comprimario della tavola The Timble Theatre che Segar incentra sulle avventure dello sbadato detective Castor Oyl e della sorella Olivia; è solo un marinaio ignorante e sgrammaticato che si esprime con un gergo buffissimo, difficile da rendere in italiano (ma ci riusciremo). La serie vede già presenti lo scroccone Poldo, la gallina Berenice, lo stravagante Gip, il cattivo Brutus, la Strega del Mare, il bieco Barbaspina … Segar proviene da una famiglia povera, non ha frequentato licei o scuole d’arte, solo un corso di disegno per corrispondenza, le sue prime strisce sono per il Chicago Herald, quindi passa al King Features Sindicate dove inventa The five-fifteen, una striscia con John Sappo e la moglie Myrtle (il personaggio ha il nome della consorte di Segar!) alle dipendenze del professor Wotassnozzle (edita in Italia su Il Mago e Comix per molti anni). Il personaggio di Popeye (pop – eye, appunto, marinaio con un occhio guercio) è un’idea geniale, piace la trovata che mangiando spinaci diventi invincibile (pensata per far vendere una pietanza che i bambini odiavano), affascina il suo ruolo di ignorante romantico, innamorato di Olivia e difensore dei bambini. Un genio come Segar muore molto giovane (42 anni, di leucemia) ma lascia validi eredi, gente del valore di Bela Zaboly, Doc Winner, Tom Sims, soprattutto Bud Sagendorf (che prosegue la serie fino al 1994), infine Bobby London. Oggi Popeye è disegnato da Hy Eisman per le tavole originali della domenica, mentre ogni giorno escono le ristampe pescate dalla sterminata produzione di Sagendorf. In Italia Popeye – salvo rari casi – è sempre stato tradotto come Braccio di Ferro ed è stato fatto conoscere al grande pubblico da Oreste del Buono sulla mitica Linus, quindi ha avuto un periodico edito da Bianconi. Per anni sono andate di pari passo le ristampe (mai complete) per collezionisti della produzione nordamericana e le storie scritte e disegnate in Italia da autori come Motta, Dossi, Colantuoni, Bottaro, Sbattella, Sangalli, Manfrin … Adesso, dopo lunghi anni, possiamo dire che la cronologia del Popeye d’oltreoceano è stata completata grazie a una straordinaria produzione Rizzoli, uscita a dispense con La Gazzetta dello Sport, curata da Luca Boschi, che ha ricostruito le vicende e ha accertato la paternità degli autori, chiarendo che Segar aveva lasciato molto materiale inedito che Winner, Sims e Zaboly hanno sistemato a dovere. Prima ci aveva provato la Comic Art ma il progetto era risultato incompleto, così come gli Oscar Mondadori tematici e le riviste non avevano mai fatto chiarezza cronologica. Una volta sistemato il Popeye americano, restava da occuparsi del Braccio di Ferro italiano, da sempre considerato minore, ma molto venduto e apprezzato tra i ragazzi degli anni Sessanta – Settanta. L’Editoriale Cosmo è uscita in edicola con una serie antologica mensile, giunta al quinto numero, che ripubblica le migliori storie del periodo Bianconi insieme ad alcune chicche degli anni Quaranta disegnate da Bela Zaboly e Doc Winner. Accanto a questa opera encomiabile, è uscito un volume cartonato edito da Salani (collana Nuvole) – Il meglio di Braccio di Ferro – stampato su identica carta dei pocket da edicola della Bianconi, che contiene 22 storie complete, tanti retroscena e molte curiosità sul personaggio. Il Braccio di Ferro italiano è diverso da quello statunitense, vive da noi, credo sulle coste liguri (non viene mai detto) perché il padre Nonno Trinchetto (Braccio di Legno) è un accanito bevitore di Barbera (novità tutta italiana). I suoi nemici sono la Strega Bacheca (non la Strega di Mare) e Timoteo (non Brutus, Bluto o Bruto, come negli USA), ha come amico un gigante buono che si chiama Grissino (idea italiana), che vive in un’isola deserta a poche leghe marine dalla città costiera di Braccio di Ferro. Poldo è più simpatico che nelle vignette americane, ma resta uno scroccone vagabondo mangiatore di panini imbottiti, così come il gestore della bettola dove lui va a tentare di pranzare si chiama Baffi di Foca, non Bettolacci. Infine abbiamo un Pisellino che striscia per terra come un neonato ma ragiona come un adulto, i terribili Mings che minacciano la città e Olivia, eterna fidanzata contesa tra Braccio e Timoteo. Molte tematiche del fumetto italiano provengono dai modesti cartoni animati americani di Max e Dave Fleischer, modificati con la serie curata da Hanna e Barbera, che riducono le potenzialità del personaggio a mere scazzottate surreali con il nemico di turno, dal finale sempre identico. Il Popeye di Segar, invece, lasciatemi dire che aveva una vera e propria valenza letteraria. Il meglio di Braccio di Ferro e la pubblicazione mensile edita da Editoriale Cosmo ci aprono un mondo fino a oggi relegato ai mercatini artigiani dove i collezionisti si accaparravano gli albi originali a prezzi altissimi. Le storie del volume edito da Salani sono state selezionate dagli stessi autori (Sangalli, Dossi e Motta), tra le migliori che hanno scritto e disegnato. I ragazzi di oggi e (soprattutto) i nostalgici di ieri avranno modo, con poca spesa, di gustare la genuinità e la spontaneità del fumetto anni Sessanta. Erano tempi eroici, l’editore Bianconi aveva adattato casa propria a redazione, producendo decine di albi colorati e in bianco e nero: Felix, Tiramolla, Geppo, Nonna Abelarda, Soldino … Non erano ancora giunti i tablet e i cellulari connessi a ogni ora del giorno a mostrar cosa del proprio tempo si può fare …
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