Saggi
Il futuro è donna e… anche il passato!
Il futuro è donna e … anche il passato! Il mondo preistorico attraverso lo studio del DNA antico, un libro tutto ancora da leggere.
di Maria Rosaria Lopez
Nel Parco nazionale più esteso di Italia, quello del Pollino, dichiarato nel 2015 patrimonio dell’Unesco è situato un importante sito europeo di reperti del Paleolitico Superiore: la Grotta del Romito di Papasidero (CS). Gli antropologi hanno usato varie tecniche tra cui l’uso del laser scanner 3D e lo studio del DNA antico per datare tra 23.000 e 10.000 anni fà questo sito costituito da due sale, un riparo con incisioni rupestri di buoi (Bos primigenius) e un sepolcreto con resti scheletrici di individui di bassa statura.
Come gli studi del genetista italiano Luigi Luca Cavalli-Sforza possono essere utili per ritrovare nell’attuale patrimonio genetico dell’uomo i segni lasciati dai grandi movimenti migratori del passato, lo studio del DNA antico sugli scheletri preistorici può approfondire l’indagine ancora aperta sull’origine dell’uomo contemporaneo, partendo dalle tre attuali teorie: dell’origine unica africana dell’Homo sapiens, dell’ipotesi multiregionale e quella dell’”Out of Eurasia”.
Le evidenze genetiche (mtDNA e nucleare, in particolare Aplogruppi del cromosoma Y) e i dati molecolari condotti mediante marcatori non ricombinanti, come il DNA mitocondriale ( tecnica del mtDNA) sostengono il primo modello paleoantropologico suindicato.
La seconda ipotesi multiregionale suppone che gli uomini moderni si siano evoluti da popolazioni di ominidi indipendenti.
Infine la terza ipotesi “Out of Eurasia” in base ai ritrovamenti archeologici euroasiatici e allo studio del DNA (aplogruppo M-N-R dell’mtDNA e gli aplogruppi D-E-C-F del cromosoma Y) ipotizza un’origine euroasiatica dell’Homo sapiens.
In particolare la teoria dell‘Eva mitocondriale cerca di scoprire l’origine dell’umanità, basandosi su studi del DNA mitocondriale umano.
Nel libro “Le sette figlie di Eva. Le comuni origini genetiche dell’umanità” il genetista inglese Bryan Sykes illustra le modalità con cui le popolazioni agricole si sono diffuse dal Medio Oriente all’Europa preistorica popolata da cacciatori e raccoglitori. Si parla di Eva mitocondriale perché dal genitore materno alla prole passa la totalità del DNA mitocondriale, a differenza degli autosomi che ne trasferiscono solo il 50%. Dato che il DNA mitocondriale ricombina sempre con frammenti di se stesso all’interno dello stesso mitocondrio, la frequenza di mutazioni è più alta rispetto al DNA nucleare. Il passaggio di materiale genico solo per linea materna con bassissima ricombinazione, rende il mtDNA un potente strumento per tracciare la matrilinearità. Sono così ormai aperte le porte dell’affascinante mondo ancora tutto da scoprire delle generazioni vissute nella Preistoria.
Bryan Sykes
Le sette figlie di Eva. Le comuni origini genetiche dell’umanità
Mondadori
pp.336

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