Lo Zibaldone
Il figlio maschio
di Loredana Simonetti
“Nuttata persa e figlia fimmina”, è il magro risultato di una notte di doglie dolorose, una notte di fatiche ed il figlio che nasce è pure femmina. Il detto popolare siciliano è l’espressione della delusione di non aver visto nascere un figlio maschio, un uomo del domani che possa aiutare nei campi, due braccia forti per lavorare di più. Eppure nel libro di Giuseppina Torregrossa, Il figlio maschio (Rizzoli, Nov. 2015, pp. 315 € 18,50), le vere protagoniste sono le donne che tirano avanti le famiglie, che sacrificano tutte le loro aspirazioni per proteggere i figli e per consentire loro una posizione, migliore di quella che avevano avuto loro. Donne normali, che ostentano sicurezze inaspettate, che sanno indicare la strada giusta ai figli, magari orfani di padre, che coltivano la cultura come il primo bene di necessità per vivere meglio e guadagnarsi una dignità. Le donne del libro della Torregrossa, frequentano amicizie, “con cose d’allitrati”, senza accontentarsi di fiori e gelati. Non aveva gli stessi pensieri il patriarca Don Turiddu Ciuni, che con la moglie Concetta aveva avuto dodici figli; di tutti, vicino al suo letto di morte, gli mancava il suo figlio maschio preferito, Filippo, mentre “la separazione dalla sua terra era più dolorosa di qualunque piaga”. Sarà la moglie Concetta, a ingentilire quei figli insistendo sullo studio e sulla cultura. I personaggi sono costruiti dall’autrice ciascuno con la loro peculiarità e la storia di questa numerosa famiglia siciliana, scorre piacevolmente.
“Dove c’è lite, c’è vita”, si legge nel libro, e tutte le battaglie vinte da queste donne cocciute e intraprendenti per aprire delle librerie non solo rappresentano il lavoro per sostenere le famiglie, ma una replica di grande soddisfazione a tutte le nottate perse con figlie femmine, in una terra aspra e complessa come la Sicilia.
Una curiosità: esistono dei posti dove si fa più festa per la nascita di una femmina che di un maschio e sono le vaccherie, dove i vitelli, salvo qualcuno particolarmente dotato, vengono venduti per la macelleria, mentre le femmine posso partorire altri vitelli e assicurare una intensa vita riproduttiva. E’ il caso di dire “nuttata persa e figlio masculo”…
Giuseppina Torregrossa
Il figlio maschio
Rizzoli, 2015
pp. 315, Euro 18,50
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