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Lo Zibaldone

Il fascino antico del profumo

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di Niccolò Lucarelli

Secondo Oscar Wilde, esiste una sorta di corrispondenza tra i profumi e gli stati d’animo, perché il nardo illanguidisce, la hovenia predispone alla follia, l’aloe libera dalla malinconia. Pur senza evidenze scientifiche dei casi in questione, è però assodato che il profumo ha sempre esercitato, sin dagli albori della civiltà, un certo fascino sugli esseri umani. Impalpabile, delicato e misterioso, il profumo gioca con i sensi e nelle cerimonie religiose le resine bruciate sulle are mettevano in comunicazione il mondo terreno con quello delle divinità (una simbologia che rimane nella pratica cristiana di bruciare l’incenso durante le funzioni).

Giuseppe Squillace, Professore di Storia Greca presso l’Università degli Studi della Calabria, licenzia un approfondito e interessante studio sul profumo nell’Antica Grecia e nel mondo antico in genere. Edizione preziosa perché contiene la prima edizione in lingua italiana (con il testo originale a fonte) del celebre trattato Sugli odori del botanico e filosofo greco Teofrasto (371-287 a.C.), già allievo di Platone e discepolo di Aristotele. Il trattato rappresentò una “novità editoriale” per la Grecia dell’epoca, perché nessuno prima vi aveva dedicato uno studio ben preciso, affrontandolo in maniera scientifica; e Teofrasto si dedicò alla classificazione degli odori, la propagazione, il trattamento delle sostanze aromatiche, le parti delle piante utilizzate in profumeria, le loro eventuali proprietà terapeutiche. Ne scaturisce il ritratto di un mondo strettamente legato alla natura per tutte le sue necessità, anche quelle più “mondane”, che però poi si scoprono avere anche implicazioni mediche e filosofiche. All’epoca l’umanità occidentale era ancora nella sua fase di scoperta dell’origine di tanti fenomeni naturali, e l’origine del profumo, la sua propagazione, erano ancora avvolti nel mistero, anche considerando le implicazioni emotive che vi derivavano. Teofrasto fu il primo studioso a posarvi il pensiero, secondo il metodo scientifico appreso da Aristotele (e che per secoli, fino al Rinascimento, rappresentò il fondamento delle conoscenze scientifiche in Europa). Molte delle osservazioni del tratta sono valide ancora oggi in fatto di arte profumiera, e ciò conferma anche in questo campo la modernità degli Antichi.

Squillace inserisce Teofrasto nel contesto della letteratura antica, dedicando la seconda parte del volume a quegli autori (da Omero a Erodoto e Platone, da Plinio il Vecchio a Strabone e Ippocrate) che appunto scrissero sul tema; ne scaturisce un’affascinante e approfondita panoramica sul profumo, dai fondamentali tecnici di estrazione delle essenze, agli scopi religiosi e cosmetici, fino agli episodi mitologici sul tema. Si scoprono usi e costumi di Paesi dal sapore di leggenda, come l’Arabia Felix, la Mesopotamia, l’India, l’Antico Egitto, dove si potevano trovare essenze altrettanto leggendarie come la mirra e la cassia, o più comuni come l’incenso, le resine, o essenze speziate come il cinnamomo.

Un libro da leggere e gustare non soltanto per le sue informazioni scientifiche, ma anche e soprattutto per la scelta delle pagine di letteratura antica che aprono al lettore di oggi straordinarie “finestre” sulle civiltà che furono.

 

Giuseppe Squillace

Il profumo nel mondo antico. Con la traduzione italiana del “Sugli odori” di Teofrasto

Leo S. Olschki, 2020

pp. 282, Euro 22,00

 

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