Lo Zibaldone
Il cammino nelle meraviglie dell’arte antica
La grandezza di figure dell’arte a lungo dimenticate. “Dal cielo alla terra” di Vittorio Sgarbi: un percorso a tutto tondo che permette di avere una visione panottica delle meraviglie di cui l’Italia è il Paese più ricco al mondo.
DI CESIRA FENU
Vittorio Sgarbi, dopo averci condotto con mano sapiente e profonda passione alla scoperta dei Tesori d’Italia, prosegue con Dal Cielo alla Terra (Bompiani, pp. 471, euro 24) l’excursus lumeggiando l’arte che dalle vette dell’Empireo da cui ci guarda il Creatore della Sistina, riporta il nostro sguardo alla Terra, alla pittura di realtà che trova somma espressione in Caravaggio. Ma sottolineiamo che Sgarbi si sofferma su figure dell’arte a lungo dimenticate e ne evidenzia la grandezza. È quindi un percorso a tutto tondo che permette di avere una visione panottica delle meraviglie di cui l’Italia è il Paese più ricco al mondo. In questa ricerca è sempre il Longhi con la sua immensa conoscenza riferimento per Sgarbi e una caratteristica dello storico, sottolinea, è la continua ricerca, archeologia dell’arte, oserei, di capolavori negli angoli più nascosti d’Italia. Il critico ha un occhio di riguardo per Lorenzo Lotto grande artista nel quale cominciano a identificarsi i primi germi del realismo che precorre Caravaggio che ci riporta sulla Terra, in questaaiuola, cara al Sommo, grumo sublime di vita e di nequizie.
Sgarbi mostra la tendenza nel nuovo secolo (1500) alla sperimentazione evidenziata in Pontormo che precorre il Surrealismo, in Rosso (Cubismo) e in vari artisti tra i quali Beccafumi. Sgarbi è attratto dalle opere sperimentali che vedono il risultato più alto nel San Michele scaccia gli angeli ribelli in cui ogni immagine riporta ad una dimensione visionaria, metafisica, non realistica.
Giulio Romano dipinge a Genova nella chiesa di Santo Stefano. Romanica, essa è sormontata da un maestoso tiburio, vertiginosa cupola di epoca successiva. Una Tavola raffigura il Martirio di Santo Stefano, esempio trionfante di classicismo che rimanda, sia per il palinsesto di rovine e monumenti che per la postura dei corpi, alla Trasfigurazione di Raffaello. Sgarbi sottolinea l’architettura sullo sfondo della scena del supplizio del Santo, rudere di terme romane da cui il maestro trarrà modello per le architetture di Palazzo Te a Mantova. Nel quadro è illustrata la decadenza del mondo pagano, rovine dalle quali i carnefici traggono le pietre del martirio. Mentre il Santo è sereno e il Redentore dal Cielo gli sorride con gesto misericordioso. E’ una nuova era che inizia. Con questa tavola Giulio Romano porta a Genova, prima Città del Nord, la cultura romana.
Il volume di Sgarbi è incentrato sulla maniera e la diffusione dei moduli e delle opere rappresentative di essa in tutta la Penisola. Tra i nomi il Bronzino, toscano, supererà lo sperimentalismo con un ritorno all’ordine, alla misura classica, la compostezza algida delle forme, il nitore del tratto. Vasari seguirà Michelangelo ma nelle sue opere, come Il Giudizio universale nella cupola del Duomo a Firenze, non vi è afflato vitale.
Sgarbi dedica spazio al Tiziano, l’artista, con Michelangelo, più grande e poliedrico del Cinquecento. Nel 1564 con l’Annunciazione a Venezia le architetture e le forme si dissolvono anticipando l’informale.
Tintoretto, trattato lungamente, prolifico di dipinti è, oltre classicismo e manierismo, sperimentalista. Il Trafugamento del corpo di S. Marco e Il Ritrovamento del corpo di S. Marco, capolavori assoluti, aprono la strada a Caravaggio. Spazio onirico, dimensione visionaria con sfondo architettonico evanescente. Sgarbi evidenzia come in primo piano la pittura sia plastica e concreta mentre sullo sfondo il colore diventi lattescente, monocromo. Tintoretto dipinge velocemente. Nel Battesimo di Cristo lalucechecaladalcielo è fosforescente,elettrica, le figure appena sbozzate. Tintoretto, Tiziano e Lotto riuscirono a penetrare con grande capacità l’anima umana. Ricchissimo di riferimenti, un notevole apparato iconografico, il saggio del grande storico ci porta, con rimandi, in giro per il mondo, con quella passione che gli abbiamo conosciuto nei primi due volumi della serie.
Giunge così il momento di Caravaggio che rende profondamente umano il sacro e dipinge, su influsso dell’arte fiamminga, uomini normali, ragazzi di vita come il Ragazzo con canestro di frutta. Parallelo con Pier Paolo Pasolini: anch’egli coglieva il vero. Caravaggio rivoluziona la visione del mestiere, della tecnica, del mondo. Ne Conversione di S. Paolo, laprospettivaècapovolta. Il Santo in basso, il cavallo sopra e Paolo vede finalmente proprio quando accecato vede con gli occhi del cuore. Caravaggio non prepara cartoni, tutto è vero, non verisimile, cinematografico, oserei. Egli dipinge la vita come è, i Santi sono profondamente umani e le Madonne sono ragazze umili talvolta dormienti mentre posano. Le nature morte acquistano vita, colore e fanno venir voglia di entrare nel quadro e piluccare. Potente è l’effetto del chiaroscuro ottenuto con lumi posti ad hoc. Dal buio emergono figure reali, fortemente espressive, come il San Pietro crocifisso, sofferente, anziano, uomo. Caravaggio è contemporaneo, apre alla vita degli umili, dolenti, profondamente umani e Sgarbi ce ne parla da vero innamorato dell’arte.
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