Giallo
Il bambino che disegnava le ombre
Il corpo centrale di questo libro è un giallo da cui si diramano più sottotrame, un’architettura narrativa complessa, mai banale e uno stile di scrittura entusiasmante. Sono queste le prime cose da dire per descrivere il libro di Oriana Ramunno, ma di certo non le uniche.
L’ambientazione è tra due parole pesanti nella storia. Da un lato Auschwitz e dall’altro Birkenau, nel mezzo il Natale del 1943. Avrete gli occhi di un criminologo tedesco, Hugo Fischer, ma anche quelli di Gioele, un bambino ebreo italiano. Il retrogusto sarà amaro, ogni pagina avrà un peso.
Ma ricordate: ogni personaggio che incontrerete è pur sempre “acqua sotto il ghiaccio”, un’anima candida o oscura che pulsa sotto una lastra che sembra invalicabile. Ed ecco quindi come ci si ritrovi a vivere il paradosso straniante di indagare l’omicidio in un luogo in cui l’omicidio è la natura, la regola, la consuetudine del giorno. Un’istituzione.
È il concetto di famiglia a esaltarsi, non un puzzle di tasselli ma una tela unica che, sulla soglia del cancello dell’inferno, viene squarciata, ridotta in brandelli da far marcire in luoghi lontani e diversi. Proprio come la marea del Wattenmeer (cara al protagonista Hugo Fischer) subirete l’alternarsi di un liquido che avanza e si ritrae. Le onde dell’omertà ricoprono tutto per poi rivelare i detriti del passato. Le onde torneranno a nascondere l’orrore e quando si ritireranno, si rivelerà un senso di rivalsa.
Camminerete sulla neve e la sentirete sciogliere sotto i vostri piedi come se si arrendesse alle vampate emotive che vi scorreranno dentro pagina dopo pagina fino a ritrovarvi impantanati nella melma più aberrante dell’animo umano.
Un libro che merita un posto di primo piano nella propria libreria.
Oriana Ramunno
Il bambino che disegnava le ombre
Rizzoli, 2021
pp.384, Euro 18,00
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