Poesia
Iago, un poeta fuori dalle…righe
Abbiamo incontrato Iago al Bukmodena. Gli abbiamo chiesto un pensiero su cosa sia la poesia. Non avrebbe tardato ad inviarcelo per mail.
Eccolo qui. S’intitola …La poesia nasce dalla polvere.
“ Papà, cosa fa un poeta?”
“ Immagina che la Terra sia completamente circondata da un involucro di ferro, spesso e impenetrabile, pensa al buio che porta malumore tra la gente fino a renderle tristi; ecco il poeta riesce con le sue parole a bucare quella barriera per consentire alla luce del sole di scaldare gli animi.”
Questo risponderei a mio figlio, quando e se ne avrò.
È avvilente invece constatare come oggi la figura del poeta appaia sfocata, simile ad un fantasma sprovvisto di memoria, che ignora d’aver avuto un corpo pensante.
Bel lontano dal ruolo che ha spesso rivendicato ( basta leggere gli scritti passati) senza mai crederci veramente, forse perché nel tempo ha dimenticato l’origine, una
“mendicanza” ( permettetemi la licenza) lungo contrade esistenziali, attuata non da ricco imborghesito ma da artista della storia.
Un magnifico miracolo filogenetico mai soggetto ai debiti ideologici, equidistante dai trucchi delle appartenenze e pronto a sposare i disturbi temporali.
Sembra aver smarrito la bussola, proprio lui che delinea rotte alternative e non strettamente legate alla pratica letteraria ma al vivere quotidiano, permettendo una particolare esondazione quasi praticabile, respirabile, condivisibile.
Gli avvenimenti socio-culturali hanno cambiato pelle in modo compulsivo isolando pericolosamente l’artista che non trova così riscontro nella pianificazione concreta del suo scritto.
Allora che si fa?
Non credo sia accettabile continuare in questo modo, forse potrebbe cambiare carattere mantenendo l’attitudine al dialogo col tempo.
Una maggiore incisività nel riprendersi con forza lo spazio che i grandi del passato hanno a fatica ottenuto, non affidandosi o dirigendo ottusi gruppi culturali e neanche ostentando un valore che solo il tempo verificherà.
Rimane a mio avviso una strada percorribile, quella di tutti, quella originale che vedeva le impronte sollevare polvere e le voci calpestare le voci più pigre.
Seguendo quei canti vado incontro al prossimo, scrivendo e regalando versi istantanei in ogni dove.
So bene che le accademie mal vedono un tipo come me, svelte come sono a mantenere intatto un ideale poetico ormai non al passo coi tempi, che spesso parla il poetese conclamato, limitandosi a produrre la bella parola, il testo perfetto, quando nella realtà dei fatti il verso altro non è che l’eco dell’imperfezione che incarna la lotta alla felicità, fraintesa oggi con il raggiungimento del benessere economico e del potere d’immagine.
Verifico con soddisfazione che i canali latenti, piazze, pub, incontri pubblici, portano un fermento che scotta, bolle di passione e partecipazione; è a questo brodo primordiale che mi rivolgo, tenendo a mente la provenienza della dialettica poetica il cui scopo è unicamente quello di parlare all’uomo di ogni età: visse ora e abbraccerà il prossimo passato.
Riconsegno le note al pentagramma terrestre, la polvere sporcherà i corpi perché il poeta ha le mani impiastrate di fango.
Iago,al secolo Roberto Sannino, scrive dal 2003, momento in cui decide di uscire dal mondo del lavoro per dedicare tutto il suo tempo alla scrittura. E’ didatta di se stesso. Ha conseguito importanti riconoscimenti in ambito artistico-letterario tra i quali il Primo premio nel concorso internazionale “Fonopoli-Parole in movimento 2004” per la sezione poesia con la lirica “Il biancospino”. Ultimo libro pubblicato, Concerto per carta e inchiostro (Bel Ami edizioni)
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