Connect with us

Lo Zibaldone

I Veda e gli inni cosmici

Published

on

di Francesco Roat

 

Con il termine Veda ‒ che in sanscrito significa “conoscenza/rivelazione” si fa riferimento ad una grande mole di testi religiosi che apparvero in India circa fra i 2.000 e i 1.000 anni prima di Cristo. Va precisato però che i Veda ‒ in un primo tempo ed a lungo ‒ furono tramandati in forma orale da maestro a discepolo, e solo successivamente/gradualmente messi poi per iscritto. Non a caso essi vennero pure chiamati Śruti, ovvero “Ciò che viene udito”, e tradizione vuole che nessuno ne sia l’autore, ma che siano da sempre esistiti.

Quattro sono le raccolte in cui sono suddivisi tali scritti: il Ṛg-veda (sezione basilare, scandita in oltre un migliaio di inni, che costituisce la più antica ed importante opera letterario-religiosa indiana), il Sāma-veda (comprendente soprattutto inni e testi destinati al canto), lo Yajur-veda (che raccoglie formule sacrificali, mantra e canti liturgici), e infine lo Atharva-veda (raccolta di formule magiche, inni, e rituali vari). Ma non basta, in quanto ogni raccolta è a sua volta suddivisa in ulteriori quattro generi, il più celebre dei quali è costituito dalle Upaniṣad ‒ note come Vedānta, ossia “la fine dei Veda” ‒ che ne rappresentano il culmine mistico e filosofico, racchiudendo gli insegnamenti dei maestri più insigni, al fine di farci giungere alla liberazione (mokṣa) definitiva dal ciclo perenne di nascita e morte (saṃsāra).

In parole povere si tratta d’una copiosissima serie di scritti all’insegna d’una eccelsa spiritualità, a cui il teologo e filosofo ispano-indiano Raimon Panikkar (1918-2010) dedicò dieci anni della propria vita, allo scopo di tradurli e chiosarli. Ne nacque infine una ponderosa antologia ‒ forte di oltre 1.000 pagine, la quale comprende i principali testi della tradizione vedica, tradotti dal sanscrito in inglese dall’autore e commentati con notevole puntualità nonché autorevolezza ‒ che oggi è finalmente disponibile pure nella nostra lingua (grazie alla Casa Editrice Jaca Book, che da tempo cura la pubblicazione dell’Opera Omnia di Panikkar, suddivisa in una ventina di volumi) e intitolata giusto: I Veda e gli inni cosmici.

Questa antologia, scrive l’autore nell’introduzione ad essa: “è un invito a fare nostra l’esperienza fondamentale dell’uomo vedico, non perché sia interessante o antica, ma perché è umana e dunque appartenente a tutti noi”. L’intento è quindi quello di rendere disponibile all’inquieta epoca postmoderna la saggezza e l’equilibrio emergenti da questi pregevoli scritti che sono alla base della religione induista. Testi di non sempre facile lettura, ai quali è opportuno accostarsi non certo per mera erudizione/curiosità. Testi che, osserva condivisibilmente Panikkar, forse non riusciranno tanto a suggerirci un’alternativa alla visione contemporanea/occidentale dell’esistenza e del mondo, quanto la presenza di: “una dimensione già esistente, benché spesso nascosta, dell’uomo stesso”.

Un approccio corretto ai Veda implica però l’abbandono da parte del lettore di ogni preconcetto, di ogni atteggiamento di perplessità a priori verso una religiosità diversa da quella consueta (monoteistica), come ad esempio il ritenere che la devozione/credenza in una pluralità di dèi sia culto/crèdo anacronistico e impossibile da prendere oggi in considerazione. Ma non solo, occorre pure tener conto che i Veda non trasmettono un “messaggio dottrinale”, una serie di teorie o dogmi a cui prestar fede, bensì una sorta di reiterata, entusiastica celebrazione. Infatti, a differenza dell’uomo postmoderno ‒ denotato da un modo di porsi secolare ‒ quello vedico è impregnato dal senso del sacro/mistero e propone, scrive Panikkar: “questo atteggiamento marcatamente liturgico nei confronti della vita” e dell’intero universo.

Si tratta, allora di cercare di far risuonare in noi gli antichi inni vedici che, secondo tradizione, andrebbero appunto recitati ‒ cioè, etimologicamente, letti ad alta voce ‒ o cantati, onde far emergere da essi le variegate e splendide melodie/armonie che contengono. Non già perciò meramente fatti oggetto di un’analisi ermeneutico-interpretativa, bensì considerati/abitati quali felici espressioni simboliche, metaforiche e ‒ non da ultimo ‒ poetiche di una realtà metafisica nel senso più autentico del termine, che allude alla presenza/esistenza di qualcosa che è altro e oltre la mera dimensione materiale, altro e oltre ogni ambito soggetto al tempo ed allo spazio.

Buona lettura dei Veda, dunque, a chi con quest’animo si disponga ad essa, magari iniziando (perché no?) con l’emettere la sillaba sacra Oṃ ‒ che significa così sia o amen ‒, pronunciata da sempre all’inizio e alla fine di ogni brano vedico e che esprime un atteggiamento mistico di piena/serena accettazione ed accoglienza di tutto quanto accade.

Raimon Panikkar, I Veda e gli inni cosmici, Jaca Book 2023, pp. 1.065, euro 45,00

Continue Reading
Click to comment

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply

Copyright © 2020 Leggere:tutti