Musica
I sogni incompiuti di Faber
Fabrizio De André stava lavorando ad un nuovo disco, composto da quattro “Notturni”. Ne parla Riccardo Bertoncelli in un saggio inedito che arricchisce la nuova edizione di “Belin, sei sicuro?”. Stefano Benni, in “Le Beatrici”, presenta invece la canzone che aveva scritto per il cantautore
Stefano Benni aveva scritto una canzone per Fabrizio De André, “Quello che non voglio”, che parla dell’immortalità. Quelle strofe le ha inserite nel suo ultimo libro Le Beatrici (Feltrinelli 2011, pagg. 92 euro 9) e le ha lette in una notte d’estate a Villa Pamphilj a Roma (dove con Fausto Mesolella alla chitarra ha tenuto in prima nazionale il suo nuovo recital); l’artista genovese sicuramente si sarebbe rispecchiato nella canzone: «Io non voglio che mi ricordiate nel trionfo, ma nella mia sera»; un incontro mancato. Un altro appuntamento saltato è quello con il nuovo disco a cui De André stava lavorando poco prima della sua morte. Ne parla Riccardo Bertoncelli in un saggio aggiunto in appendice alla nuova edizione del suo volume Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André (Giunti 2012, pagg. 224, euro 12,50). Questo libro, pubblicato la prima volta nel 2003, è una pietra miliare sull’universo deandriano, scandagliato a fondo con contributi ed interviste. Ma la vera chicca è il capitolo in cui si parla del nuovo progetto discografico, dei quattro “Notturni” a cui, da mesi, il cantautore stava lavorando con Oliviero Malaspina. Era dedicato alla notte come cecità del potere, luogo di riscatto dei perdenti, momento per la morte, fenomeno atmosferico (ispirandosi al De Rerum Natura di Lucrezio ed a Le nuvole di Aristofane). De André – si apprende – aveva tracciato le linee base dei testi e Mark Harris aveva già iniziato il suo lavoro di composizione. Dal disco mancato a quello nel limbo: “Storia di un impiegato” del 1973; è la storia di un uomo che rifiuta le proprie convenzioni borghesi e, in un estremo gesto di ribellione, getta una bomba contro il Parlamento; capirà che la ribellione ha senso solo se collettiva. Sono anni politicamente molto caldi, così il 33 giri di Faber suscitò violente polemiche.
Un invito a riscoprire questo concept giunge da Il Maggio di Fabrizio De André di Claudio Sassi e Odoardo Semellini (Aereostella, 2012, pagg. 211, euro 20). Mario Capanna (il leader del Movimento Studentesco del ’68) nella sua prefazione pone in evidenza come l’impiegato, che nell’ultima canzone passi dall’io al noi, compia la metamorfosi decisiva.
Per proseguire l’approfondimento critico dell’opera di Faber c’è senz’altro Fabrizio De André. Cantastorie fra parole e musica, il saggio di Claudio Cosi e Federica Ivaldi (Carocci 2012, pagg. 215, euro 18.50) concepito secondo una doppia prospettiva, letteraria e musicologica. Esamina il metodo di lavoro di De André, la poetica ed i temi prediletti, la stretta interazione fra testo verbale e musica nel veicolare il messaggio. Infine De André a fumetti… l’idea è del disegnatore Sergio Algozzino che propone Ballata per Fabrizio De André (Becco Giallo 2012, pagg. 128 euro 15) con una galleria memorabile di personaggi “ultimi” delle sue canzoni; un originale, appassionato e intimo viaggio in quattro atti dentro l’opera di Faber.
Gaetano Menna
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