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I presidi a Congresso
Al centro della relazione del presidente Giorgio Rembado l’autonomia della scuola. L’intervento della ministra del Miur Valeria Fedeli. Eletto il nuovo presidente Antonello Giannelli.
di Sergio Auricchio
Prima si chiamavano Presidi, oggi sono dirigenti scolastici, ma il loro lavoro non è cambiato; anzi: sottoposti a gravosi impegni sia nel guidare la didattica che nel far fronte alle tante esigenze di coordinamento del corpo docente, amministrative, burocratiche per il funzionamento degli Istituti che presiedono, sono negli ultimi anni sotto pressione e al centro di contestazioni a seguito della approvazione della legge 107 (“La Buona Scuola”). “Presidi sceriffo”, così sono stati apostrofati durante i cortei. In effetti i dirigenti scolastici hanno un gravoso carico di responsabilità, ma scarso potere: così a loro compete la sicurezza sugli edifici scolastici, ma la manutenzione delle scuole spetta agli enti locali. In Italia alla guida delle istituzioni scolastiche se ne contano circa 7.700, assolutamente insufficienti per coprire l’organico, tanto che a novembre è stato bandito un concorso per inserirne altri 2.500; nel frattempo i dirigenti scolastici si trovano, dovendo presiedere più Istituti scolastici, a far la spola tra sedi distanti anche decine di chilometri.
Tanti problemi sul tappeto, che sono stati al centro, a metà dicembre, del Congresso della ANP, Associazione nazionale dirigenti ed alte professionalità della scuola, con la partecipazione in un albergo romano oltre 1.500 dirigenti scolastici provenienti da tutta Italia che hanno ascoltato con attenzione la relazione del presidente Giorgio Rembado. Una relazione in cui si è percepita la tensione e gli attacchi cui sono stati sottoposti i dirigenti scolastici negli ultimi tempi a partire dall’approvazione della legge 107, “la Buona Scuola”. “Siamo stati presi a bersaglio con ogni sorta di epiteti illazioni calunniose perché noi questa legge l’abbiamo difesa, forse con coerenza maggiore di tanti altri che avrebbero avuto interesse a farlo”. Rembado con puntiglio ha ripercorso le tappe che hanno caratterizzato i 30 anni di vita della associazione illustrando i risultati raggiunti, ma senza trascurare le occasioni perse. Soffermandosi sugli ultimi tre anni del suo mandato e in particolare sulla Buona Scuola nella sua relazione ha sottolineato: “la legge 107 presentava anche aspetti per noi indigesti: per esempio, la caotica assunzione ope legis di decine di migliaia di persone, comprese quelle che erano in lista per materie ormai non più insegnate nelle nostre scuole”. Ma nella legge c’era e c’è tuttora molto di più e meglio: c’era la chiamata diretta, c’era il bonus, c’era la formazione obbligatoria e la carta del docente, c’era l’alternanza scuola-lavoro, c’era il piano per la scuola digitale. “Norme – ha aggiunto Rembado – che è nostro dovere dire che erano giuste. La chiamata diretta è il cuore stesso dell’autonomia in tutti i paesi in cui l’autonomia si è realizzata. Non può esservi autonomia quando tutti i mezzi che dovrebbero darle sostanza, a cominciare dal reclutamento degli insegnanti, sono governati da soggetti esterni o dal caso. Così il bonus dei docenti visto come un’arma di potere al preside despota è invece solo un primo e timido passo sulla strada del riconoscimento del merito individuale.” Rembado si è soffermato anche sull’importanza della formazione obbligatoria per mettere fine a decenni di uno scandaloso diritto a non aggiornarsi e dell’alternanza scuola lavoro: “nelle scorse settimane abbiamo visto i nostri studenti in piazza al grido di siamo studenti, non operai sostenuti purtroppo da non pochi dei loro insegnanti.”.
Il presidente della ANP ha rivendicato poi con convinzione un approccio sindacale “riformista” che, rigettando il “tutto e subito”, ha fatto conseguire notevoli miglioramenti contrattuali e normativi ed in particolare l’essere stati accomunati con i dirigenti dell’Università e Ricerca, senza trascurare i notevoli investimenti previsti sia dalla legge 107 che dalla finanziaria 2018. Infine Rembado ha confermato che i dirigenti scolastici sono pronti ad assumersi le dovute responsabilità chiedendo però che siano messi nelle condizioni di poter disporre dei mezzi necessari ed in primis di una tecnostruttura di supporto. “Nella scuola non abbiamo esperti legali, del lavoro, di diritto commerciale, tutto ricade sul dirigente scolastico senza la possibilità di avere accesso a consulenze esterne”.
Intervenendo subito dopo Rembado, la ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca Valeria Fedeli ha voluto salutare Luigi Belinguer, ex ministro e padre dell’autonomia della scuola. Significativamente al suo nome la sala ha tributato una standing ovation a memoria del contributo dato alla riforma della scuola (ndr: molti dimenticano che la legge 107 in molte parti non è che l’attuazione dei principio sull’autonomia della scuola introdotto proprio dall’allora ministro Berlinguer). La Fedeli ha sottolineato quindi alcuni dei passi della relazione del presidente e per certi versi rafforzandoli “nel mondo della scuola, ma più in generale in qualsiasi confronto le parole pesano: è intollerabile parlare di preside sceriffo o di deportazioni con riferimento all’assegnazione delle sedi per i nuovi assunti”. La ministra ha poi difeso a spada tratta “la Buona Scuola” e ha sottolineato che “il governo ha approvato otto leggi delega, mentre la nona è in via di approvazione.” Infine la Fedeli ha annunciato una notizia particolarmente attesa dal mondo della scuola: sulla Gazzetta Ufficiale del 24 novembre è stato pubblicato il bando per l’inserimento in organico di 2.425 Dirigenti scolastici, per la copertura dei posti vacanti. Il congresso si è concluso con l’elezione a sorpresa a Presidente di Antonello Giannelli, attualmente dirigente tecnico nella direzione del personale presso il Miur. La redazione di Leggere:tutti nel ringraziare Giorgio Rembado e la sua squadra per l’attenzione che hanno sempre mostrato per le iniziative di promozione della lettura sviluppate negli anni da Leggere:tutti, augura buon lavoro al nuovo presidente nella guida della ANP.
(Nella foto, Giorgio Rembado durante la sua relazione)
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