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Saggi

I giardini di Firenze

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di Niccolò Lucarelli

 

Continua la pubblicazione, per i tipi di Olschki, della monumentale opera “I giardini di Firenze” di Angiolo Pucci (1851-1934) giunta al quinto volume della serie. Pucci (1851-1934), già capo giardiniere a Boboli e collaboratore di Giuseppe Poggi, fu docente presso la regia Scuola di Pomologia, e apprezzato scrittore, in particolare per l’Enciclopedia orticola illustrata, edita da Hoepli nel 1915, nonché autore di uno studio storico-tecnico sugli spazi verdi fiorentini e del contado,  del quale oggi possiamo apprezzare la pubblicazione, sotto la curatela degli architetti Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani.

Poggi fu animato in vita da una profonda passione per l’orticultura, e dalla ricerca della maniera migliore per mettere questa scienza al servizio dell’architettura e della società; un’ottica, la sua, intelligente e moderna, che denota l’attenzione per la qualità della vita cittadina, senza prescindere dall’estetica, e i suoi studi costituiscono ancora oggi un’importante documentazione per ricostruire lo stato dell’arte di un aspetto di Firenze che in gran parte si è perso, con il repentino cambiamento della città nel secondo dopoguerra. Cambiamenti che nel V volume, dedicato al “suburbio” si possono verificare con maggiore esattezza, considerando l’espansione della città negli ultimi sessant’anni, e la sparizione di centinaia di ettari di aree verdi e di campagna. Fra cui quella di Polverosa, nell’attuale zona fra Novoli e Rifredi, dove la nobile famiglia Demidoff possedeva una magnifica villa circondata da uno splendido giardino, oggi purtroppo scomparso e di cui restano solo i ricordi del Pucci. Un altro capitolo importante è dedicato al giardino della Società Toscana di Orticultura (il cui tepidario è ancora oggi un punto di riferimento nel settore), di cui Poggi ricostruisce con perizia la storia,che conosceva bene perché il padre Attilio ne era stato socio influente e attivo.

Si questa china, l’opera diviene anche un prezioso strumento per conoscere aspetti di una città non più esistenti, fra antichi edifici e aree verdi della cintura suburbana; una città in cui il rapporto con la natura era ancora vivo e ben custodito dai suoi abitanti, a differenza di quanto purtroppo accada oggi, a cominciare dalle cattive politiche di gestione e tutela del verde.

A impreziosire il volume, sia le sovraccoperte – sulle quali spiccano belle fotografie d’epoca -, sia l’ampio apparato iconografico interno, con numerose fotografie, mappe dei giardini, vedute cittadine e documenti d’epoca, che raccontano come nei decenni il concetto di giardino si sia modificato, e con esso la sua estetica. Completano il volume un ampio apparato di note critiche e la bibliografia di approfondimento.

 

Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani (a cura di)

Angiolo Pucci. I giardini di Firenze (vol. V)

Leo S. Olschki, 2019

pp. XXXII-642, Euro 38    

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