Mondo del libro
Graziella Tonfoni 2016: rilevamento di un profilo bibliografico coerente con le rispettive premesse rivelatrici di rilevanti intuizioni
Non sono prove di millantato credito, piuttosto discrete prose di una autrice ridondante, attualmente impegnata a riscattare il valore effettivo di un lessico italiano, un tempo eccedente, eccellente, diventato vocabolario astruso, dizionario confuso, dizionario vilipeso.
A chi si chiede chi ci sia dietro a questi cortometraggi a norma, in forma di “newsletter”, apparsi periodicamente nel corso dell’anno solare 2016, come sempre espressi in terza persona singolare, a commentare se stessa, la scienziata e scrittrice, Graziella Tonfoni risponde “ sono sempre io, autrice che assiste se stessa, perfino mentre recensisce le sue complesse prose. Parallelamente discettando, mi occupo del recupero della ridondanza, provvedo, evidenziandone il valore lirico, al rilancio semanticamente corretto di parole italiane, dichiarate corrotte, spesso fraintese.” Lemmi pervicaci, che si rivolgono a lei per diventare termini tecnici difesi dal prevedibile oblio.
Le sinergie editoriali, cartacee, in un ecosistema di fatto, producono sincronie filologiche, vere e proprie ecografie lessicali ad effetto. Il consiglio erogato dall’ autrice, valido per l’intero anno solare 2016 è il seguente: leggere sempre per prima la più recente notizia apparsa, retrocedendo, per recuperare a ritroso,le notizie intermedie, i titoli pregressi.
Sostiene Tonfoni, che proprio la necessità di ribadire l’importanza della lingua e letteratura, della scienza e della cultura italiane fa, di “Scienze e Ricerche” e di “Leggere: tutti” in Roma, due riviste che, seppur diverse, per differenti motivi, in distinti modi, rappresentano, entrambe, una realtà editoriale particolarmente significativa, di effettivo interesse per chi abbia davvero a cuore la scienza, la civiltà, la narrativa, le arti visive e poetiche, nelle rispettive espressioni, per e del Paese Italia.
Proprio per rafforzarne il ruolo essenziale, mai ha cessato di analizzare i nuovi media cangianti, pubblicando con le rispettive testate online, i risultati esatti, le riflessioni documentate, sulle diverse forme della scrittura letteraria, della divulgazione scientifica dell’oggi, indicando parametri e criteri solidi per le selezioni di narrativa italiana, dal secondo decennio del terzo millennio in poi.Auspicando che possano le nuove antologie, i premi letterari, le sillogi, la manualistica, rappresentare il momento importante, particolarmente delicato, che stiamo vivendo. Possa, un riconoscimento pubblico -eventuale Premio Nobel per la fisica del linguaggio, per la medicina degli effetti collaterali cognitivi nell’ era dominata dai social network, per l’ economia lirica, estratta da una post-fazione di eurozona, per la letteratura della pace, intesa come denuncia del peccato secolare dell’ invidia, nelle sue ramificazioni ideologizzanti, per una chimica rispettosa delle proprietà diverse dei singoli elementi culturali, che passa per la misurazione della incompatibilità valutativa, riscontratasi fra differenti monete a valenza unificata- finalmente ratificare tanto suo immane sforzo. Resta questo l’auspicio mai dichiarato di tanti silenziosi ascoltatori, silenziati estimatori di una scienziata schiva, a sigla costante: “Tonfoni G.”
Per facilitare il compito di chi oggi debba valutare attività e opere complesse, interdisciplinari, la cui piena rilevanza emergerà solo fra vari decenni, ma di cui già da ora si intravvede l’ assoluta correttezza di ipotesi, premesse, conclusioni, mediante una interna sinergia fra pagine, la ricercatrice ha inteso mettere a punto una griglia concettualmente solida, reticolato fra riviste, che possa prevenire, preventivandone sinonimi e contrari, numerosi e spiacevoli fraintendimenti, dimenticanze, avvenute per vizio di forma.
Come aveva già specificato più volte, le periodizzazioni esatte, introdotte da lei secondo precisi criteri di storicità diffusa, non hanno mai avuto intenzione autocelebrativa. Sono datazioni intese definire, in progressione accurata, il passato scientifico, didattico, come concluso, nelle successive fasi, condotto, completato, contemplato dall’ autrice, già docente.
In tal modo, meglio si indicizza il continuativo, costante impegno della scienziata solitaria, impegnata su tematiche di ricerca scomode, indesiderate, che si rivelano di effettiva necessità, urgenza, nel presente appiattito, tormentoso. Soprattutto preoccupata appare in riferimento al settore della comunicazione interculturale, delle tecnologie della interconnessione costante e costipata.
Rispettando le reciproche proprietà, distinte caratteristiche editoriali, evitando di ricorrere a quella equipollenza di chiavi interpretative, che crea equivoci, perché proprio per eccesso di somiglianza, alcune deduzioni letterali porterebbero tutte le frasi ad essere detraibili, traducibili in modi equivalenti, ma errati, l’autrice tratteggia una breve storia. E’ progetto plausibile di resa filmica, estrapolata dalle sue recenti prose, seppur non realizzabile. Scorre periodicamente questo provino bibliografico a latere, nella previsione di un proponibile colossal di innumerevoli, inenarrabili pagine.
In fondo, possiamo ammettere che l’autrice, attenta alle sensibilità, ha realizzato una vera e propria “protesi bibliografica” a garanzia di una leggibilità solida, recensione a tappe, complessivamente flessibile. Rendendosi conto della imprescindibile necessità di un sostegno materiale, per scorrere fra tanti paragrafi, irrigiditisi con il tempo. Non solo soccorre chi inciampi, ma prevede distorsioni di senso e cura contusioni e contorsioni di significato, dato che molte frasi sono gonfie di riferimenti scientifici, a balzi fra varie discipline, dislivelli tecnici, particolarmente ardui da scalare.
Già più volte, in passato, con un carteggio vasto, capillare, si era rivolta ai soli lettori, che si fossero dichiarati interessati a seguire le evoluzioni della sua ricerca attuale, diversa, distante, distinta da quella ancora precedente, lontana da quella remota. Per non fare concorrenza a se stessa, continuando a scriver su temi sempre cangianti, già aveva compattato tanto, ricorrendo alla neo-coniazione tecnicizzata di “letteratura computazionale”. Ivi includeva le sue ricerche storiche, nell’ambito della linguistica applicata e informatica, delle scienze cognitive, dell’ intelligenza artificiale,della multimedialità didattica (Tonfoni G., 1979-2011). Si ricorda l’effettiva rilevanza della testimonianza dell’autrice, che si riflette nella produzione scientifica, grafica, poetica, di un intero trentennio.
Essendo mutate completamente le circostanze sociali, le condizioni geopolitiche, economiche, le realtà comunicative, gli strumenti risultano ben altri. Del tutto differenti sono i problemi da risolvere e i relativi modelli, teorie, metodologie da lei approntate.
Si sottolinea la importanza dei compendi realizzati dalla scienziata negli anni 2010-2011, sintesi diffuse, che hanno reso possibile il consolidamento definitivo, la stabilizzazione adeguata della terminologia, da lei per prima introdotta. Cambiate erano già le sue scelte stilistiche, di contenuto decisamente controcorrente nei suoi saggi di “economia saggistica” in eurozona (Tonfoni G., 2012-2014). Tuttora attive in tale sequenza restano perifrasi e parafrasi uniche, acute osservazioni intese veicolare risultati oggi considerati scontati, sicuramente scomodi da ammettere per molti lettori, che avrebbero auspicato di trovarvi allora una conclusione opposta, da annettere alle sue premesse. Sempre furono, i suoi, dati oggettivi, trasmessi secondo criteri di divulgazione pignola, al limite massimo della precisione umanisticamente auspicabile. Espresse le sue asserzioni più importanti anche in modalità letteraria, con tonalità prevalentemente narratologica.
La prima versione, detta “antica”, consisteva nella proposta di compattazione fra titoli e capitoli. Rivelatasi ottimale, copriva la necessità impellente di una rendicontazione didattica di fondo, per la produzione di documentario unico. Prevedeva una modalità di accelerazione di alcuni paragrafi, di sosta prolungata su sequenze di frasi, con eventuale recupero di stralci, da versioni precedentemente diffuse.
Secondo tale prospettiva, uniti, ma anche distinti fra loro, restavano i due titoli e saggi rispettivamente Una autrice equilibrata, considerabile un film biografico, e Una autrice autorefenziale, traducibile come serie televisiva bibliografica.
La seconda versione, detta ” sostitutiva”, rivelatasi, fino dalla sua originaria concezione, come non realizzabile per i costi, che avrebbe comportato, consisteva nella proposta una riedizione compatta, da cui poi estrarre percorsi accomunanti, che facessero emergere il sostrato linguistico e sociale. Raccomandata ne sia la assidua lettura, come semplice rimedio nei confronti di tante patologie derivate dall’uso sfrenato, irresponsabile dei social network. Tale progetto di fusione, che avrebbe previsto la compattazione in titolo unico di Una autrice equilibrata autoreferenziale, pur condiviso da alcuni lettori, nelle sue spinte di idealità, si è rivelato decisamente non adatto alla realizzazione immediata, comunque mancante di un sequel accademico, indispensabile al completamento effettivo di tanto ambizioso rilancio editoriale.
La terza versione, detta “esteticamente validata”, da subito si nota per l’ ottimale spessore, meno rigida nella considerazione rispettosa degli originali, apprezzabile perché assomma le idealità della versione “sostitutiva”, conciliandole con la struttura della versione “antica”. Infatti, da una verifica attuata dalla stessa autrice, si rileva che i concetti espressi, già diffusi da alcuni anni, sarebbero resi più stabili con la nuova forma attuale, più solida. Ma questo accade solo se si concede ai lettori la possibilità di una modalità di accesso libera, non vincolante, semplicemente online, che non prevede più il formato cartaceo. Potranno poi loro stessi estrarne quelle frasi che risulterebbero, se rispettosamente contestualizzate, motti da riposizionare, da adottare nelle varie situazioni filologiche in cui si troveranno a recensire, commentare, compendiare il lavoro letterario dell’autrice.
Saranno stralci e non strappi, neppure strattoni, perché sarebbero proprio i critici a lei più contrari, in tale prospettiva, a lasciare scivolare tante autorevoli affermazioni sulla parete liscia delle loro pagine, facendo leva su loro riassunti, rendendo possibile una ripresa in movimento, che, se ben concertato e ripetuto, porterebbe l’autrice a quella meritata valorizzazione che si rivela nel vedere il personaggio da lei stessa coniato, per essere ben circolato ed interpretato, finalmente emergere sullo schermo di una selezione colta, accurata, riflesso delle sue immaginifiche rappresentazioni. Senza dovere più, costantemente, lei sopperire ad ammanchi in continuativa crescita, non obbligata a saldare senza sosta, a saturare quelle sempre emergenti lacune incolmabili, seppur stimolanti obiezioni, che la impegnano a disegnare, giornalmente, eleganti aporie di fatto.
L’autrice riscatta, su basi lessicali solide, la valenza positiva declassata, dei concetti di ridondanza, di equilibrio, di autoreferenzialità, come rappresentati dai rispettivi aggettivi, liberandoli dal vilipendio conformista, che li sta rendendo oggetti di scherno, in un regime di assordante omologazione pauperistica.
Motivando una per una le origini di tale incessante propaganda, che lei aveva coraggiosamente indicato essere grave, evidenziandone la assurda pretesa di integrare parole del tutto estranee alla nostra cultura. Coraggiosamente lei denunciando la svalutazione in atto della compagine letteraria nazionale, indicava i rischi di umiliare le rotondità di senso, le abbondanze di significato. Proponeva una rivalutazione lirica delle sue prose di accompagnamento, storie di leggiadra ridondanza, con una nuova poetica tecnica, efficace rimedio di fronte al regressivo spolpamento pulp di ogni riassunto, che diventa iperbolica predica.
Invita a prescindere dalla costante minaccia pubblica, spauracchio di spread, crescente intimidazione di supposto baratro, fra una lingua ed un limitrofo idioma, spiegando lei stessa, a viva voce, come proprio in tale divergenza si produca quel valore aggiunto interculturale, che molti tentativi, intrapresi meccanicamente, di sovrapporre capitoli disomogenei, avevano fino ad oggi irrimediabilmente compromesso.
L’autrice fa notare che lo spread è un fenomeno pericoloso, solo se diventa la somma, la moltiplicazione delle incapacità al quadrato, di un parlante a comprendere una nativa scrivente in lingua madre italiana.
Consiglia l’ adozione di una procedura che de-ideologizzi, immediatamente, la maggioranza delle asserzioni infondate sul suo racconto, frasi esondate, parole circolate, tanto abilmente diffuse, come notizie dovute, attendibili, da risultare perfino credibili, in assenza di una contabilità areale, che mostri l’ indice di indebolimento recensivo. A fare fede di credibilità assoluta, resti questa preziosa sinergia editoriale, di due riviste solide e attendibili, come dimostratosi, inequivocabilmente, nel corso di questo intero anno solare.
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