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“Grazie Ragazzi”: l’avventura del teatro raccontata al cinema

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di LOREDANA SIMONETTI

Fare teatro può cambiare lo stato d’animo, dare una svolta alla giornata monotona e spesso rabbiosa di un detenuto. Apre bocche e cuori, fa lavorare il diaframma e gli occhi tra gli attori s’incontrano, si guardano, si scrutano, si parlano.

Nel film Grazie Ragazzi, Antonio Albanese vive un’esperienza teatrale all’interno di un carcere e alcuni detenuti si trovano a recitare un teatro dell’assurdo, Aspettando Godot di Samuel Beckett, sperimentando così una cosa diversa: leggere, studiare, imparare le battute, provare a esprimerle. La vicinanza del regista Antonio, spento anch’esso dalla quotidianità dietro a doppiaggi di scarsissimo valore, scuote l’iniziale indifferenza dei cinque detenuti e apre una finestra nuova per tutti, per guardare oltre se stessi e percepire il benessere di fare teatro insieme.

Una dignità ritrovata che si credeva dimenticata e che invece aspettava solo di essere presa per mano e portata sul palco di un teatro; ma non dimentichiamo, però, che gli attori sono sempre detenuti.

Grazie Ragazzi è un bel film, tutto italiano, grazie alla regia di Riccardo Milani e al cast efficace e molto convincente.

 

 

 

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