Lo Zibaldone
Giampaolo Rugarli si ricorda in Cilento
Di Antonio Corbisiero
Quando veniva il momento di fare le rituali valigie di mezza estate, lo scrittore Giampaolo Rugarli si trasferiva senza esitazioni a Pisciotta, il paese del Cilento distrutto nel ‘500 dai saraceni e assaltato dai briganti nell’ 800, il cui antico nome, Pixote, assomiglia curiosamente a Chisciotte. E per questo, forse, nell’ immaginario del romanziere produceva una assonanza familiare. Pisciotta l’aveva scelta perché lungo l’ intero tratto di costa è il paese meno manomesso. Ha conservato la sua struttura originaria. “Quel poco che hanno costruito tutto sommato l’ hanno fatto con raziocinio. C’ è un abusivismo irrilevante, come non è sul resto della costa. Ma io la preferisco nei mesi invernali” diceva lo scrittore. Alla libreria del Mare di Caprioli, deliziosa frazione di Pisciotta, sabato 18 luglio alle ore 21,00 si parlerà di Rugarli. “Parleremo di lui- dice Carmen Prisco- dei suoi libri, ma soprattutto del suo ultimo lavoro “Manuale di solitudine”: è facile dire “il suo testamento”, ora che non c’è più, ma è proprio così. Meglio, c’è in questo suo libro tutto il Paolo che abbiamo conosciuto ed apprezzato: la sua ironia delicata e pungente, la sua amarezza, il suo sguardo e, soprattutto, la sua scrittura… Poi ci sono i posti che lui amava, il Cilento di Sapri, e dei paesi vicini. I personaggi, realistici e grotteschi, ma nei quali chiunque potrà riconoscersi”. Rugarli è morto all’età di 82 anni lo scorso anno nella sua casa di Olevano Romano, vicino a Roma. Fu vincitore del Premio Piero Chiara nel 1992 con il romanzo “Il punto di vista del mostro” e il Premio Mondello nel 2006 con “I giardini incantati”. Era stato finalista al Premio Strega nel 1991 con “Andromeda e la notte”. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla casa editrice Marsilio, che dal 1998 pubblicava i suoi libri e che nel marzo 2015 ha pubblicato l’inedito “Manuale di solitudine”. Nato a Napoli il 5 dicembre 1932, Giampaolo Rugarli si trasferì con la famiglia a Milano negli anni ’40. Laureato in Giurisprudenza, lavorò alla Cariplo e fu trasferito a Roma per la sua attività nel 1967, divenendo poi direttore della sede romana dell’istituto nel 1972. Rientrato a Milano, diventò capo della Esattoria Civica, ma la sua esperienza si concluse quando ravvisò gravi irregolarità da parte di un alto dirigente che segnalò all’autorità competente. Dopo un periodo di punizione in una specie di reclusorio della banca (queste vicende sono state raccontate da Rugarli nell’introduzione del libro “Diario di un uomo a disagio” apparso da Mondadori nel 1990), Rugarli venne nominato capo dell’ufficio studi della Cariplo. In questa veste fondò con l’editore Laterza, e diresse, la “Rivista milanese di economia”, con i contributi di Claudio Magris, Pietro Citati, Claudio Cesa, Mario Monti e altri importanti intellettuali ed economisti. Alla fine del 1985, lasciò il lavoro in banca e cominciò a dedicarsi unicamente alla attività di scrittore (che aveva condotto privatamente nei lustri precedenti), pubblicando oltre 20 opere, tradotte in più lingue. Il romanzo “Il superlativo assoluto” (Garzanti, 1987) ottenne il Premio Bagutta Opera Prima, un esordio avvenuto a 55 anni. Il suo libro più fortunato è considerato “La troga” (Adelphi, 1988), in cui raccontava l’Italia delle stragi, del terrorismo e delle logge segrete: al centro del giallo-nero c’era la figura di un potente avviato alla disfatta, l’onorevole Lauro Grato Sabbioneta, alias Aldo Moro. Successivamente pubblica “Il punto di vista del mostro” (Mondadori, 1989), “Il nido di ghiaccio” (Mondadori, 1989), che ottiene il Premio Selezione Campiello e l’autobiografico “Diario di un uomo a disagio” (Mondadori, 1990). La sua vasta produzione prosegue con “L’orrore che mi hai dato” (Marsilio, 1990), “Andromeda e la notte” (Rizzoli, 1990), che vince il Premio Capri ed è finalista al Premio Strega, “Una montagna australiana” (Mondadori, 1992), “Per i Pesci non è un problema” (Anabasi, 1992), “Avventura di una bambola di pezza” (Giunti Editore, 1994), “L’infinito, forse” (Piemme, 1995). Nel 1998 Rugarli comincia la sua lunga collaborazione con Marsilio con cui pubblica “Il manuale del romanziere” e “Una gardenia nei capelli”, “La Divina Elvira” (1999), che gli valse il Premio Il Molinello, “Il punto di vista del mostro” (2000), con cui vinse il Premio Chiara.
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