Lo Zibaldone - Recensioni
Geopolitica del cibo
La domanda crescente di cibo sarà uno dei problemi primari da affrontare nei prossimi decenni nel mondo. Intervista di Leggere:tutti a Giancarlo Elia Valori.
C’è anche una “geopolitica del cibo”: è quella che Giancarlo Elia Valori ci porta a scoprire convincendoci che, anche se paradossale, esiste una “mondializzazione dell’abitudine più privata, oltre il sesso, che la natura ci ha fornito”: il mangiare. Nel libro Geopolitica del cibo. Una sfida per le grandi potenze (Rizzoli) il tema è trattato senza ipocrisie: la globalizzazione del cibo condurrà al vero “uomo-massa” per effetto dell’ oligopolio delle grandi aziende del food “che socializzeranno al massimo le abitudini per privatizzare – come direbbe Pietro Nenni – i loro sempre maggiori profitti”.
Sapevate ad esempio che i grandi gruppi di food&beverage fanno i loro profitti più alti nei paesi in via di sviluppo? L’autore ci spiega come e perché: ad esempio attraverso il ruolo cruciale della “chimica” del ”cibo globale” che raggiunge il 7-8 % di ogni confezione venduta. Ma nonostante ciò il cibo resta un prodotto a scadenza ravvicinata. Infatti “comporre i costi di un bene naturalmente deperibile è sul piano manageriale, un meccanismo complesso piu’ di quanto non si creda”. Ecco perchè le poche gigantesche imprese del settore (l’Olandese Unilever ad esempio opera con 400 marchi diversi, con un tasso di profitto del 10%) hanno una strategia “recessiva” nei mercati occidentali (perché nel “Primo Mondo” la concorrenza è molto più agguerrita) mentre preferiscono combattersi nei paesi in via di sviluppo usando dosi massicce di chimica nei loro prodotti. La strategia del “cibo globale”’ è dunque arrivare sempre più ad un “global taste” spesso chimicamente modificato con esaltatori di sapore, dolcificanti e coloranti utilizzati come “copertura” di una base produttiva comune.
Ma quali potrebbero essere gli effetti sulla psiche umana? Esiste una “psicopolitica” che si lega al cibo? Ci dice Giancarlo Elia Valori: “temo di si: l’obiettivo strategico dei pochi produttori di questo mercato (si parla di “Big Ten”- Le 10 grandi nel globo) è quello di standardizzare il gusto per omogeneizzare stili di vita, reazioni psichiche, comportamenti immediati, modelli di spesa e ritmi del rapporto tra lavoro e tempo libero. È tutto già scritto”.
Domandiamo ancora: come entra la finanza nel mercato del food&beverage? “Se mi consente una battuta – ci dice G.E.Valori – il tardo capitalismo ha realizzato la meccanizzazione delle campagne e l’abolizione della piccola proprietà molto meglio di quanto avessero programmato Lenin e Stalin, con le loro campagne di collettivizzazione in Ucraina. Oggi la finanza future occupa, in un mercato del tutto grigio e inverificabile agli estranei, circa dodici volte in media dell’intero prodotto finanziario dell’agricoltura mondiale. Una massa pari, in media, a quella speculativa che si muove sui petroli”. E l’Italia come reagirà a questa nuova conformazione dei mercati? “L’Italia – dice Valori – è purtroppo “terra di conquista” anche nel food&beverage. In Italia si spende molto per il cibo, con percentuali da Terzo Mondo sul monte-salari. Eppure sei famiglie su dieci oggi risparmiano pure sul cibo, non era mai successo almeno dal 1997, mentre la spesa negli hard discount, che non sono certo una miniera di alta qualità gastronomica, è salita del 13% negli ultimi due anni. Ormai le famiglie italiane, abituate a secoli di mangiar bene, dovranno adattarsi alla peggiore delle qualità di global food per rientrare nel budget mensile…”. Domanda finale: perchè un libro su un tema così poco trattato: “Vede, questo è un libro che nasce molto semplicemente da tante riflessioni fatte soprattutto con l’amico Shimon Peres. La nostra preoccupazione è vivere in un mondo migliore dove non ci siano più due eserciti che si fronteggiano: un miliardo di persone che non hanno cibo a sufficienza, contro un miliardo di obesi…oggi il cibo, come l’acqua, rappresentano il nuovo petrolio, mentre la terra è il nuovo oro. Ma bisogna fermarsi un attimo e capire i meccanismi di un mercato globale che forte interrelazioni con la finanza globale, un esercizio non banale”.
Gianluca Colombo

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