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Franco Corbisiero: La funzione purificatrice della Poesia
L’Ars Poetica consiste fondamentalmente nella tecnica per superare il senso di ripugnanza insito nell’uomo, connesso ai muri che sorgono tra ogni singolo e gli altri. Parafrasando Keats, un poeta è o dovrebbe essere, paradossalmente, la più impoetica delle cose: non ha identità, è concentrato a riempire qualche altro corpo: il mare, il sole, la luna. Gli uomini, creature d’impulso, portano in loro qualcosa d’immutabile, ma il poeta no…è quell’uomo senza identità; senza dubbio è la più impoetica tra tutte le creature. Il Maestro Corbisiero veicola assennatamente passioni ed emozioni, suo è il desiderio di immedesimazione totale nell’infinito con un Bene e un Male da collocare nell’uomo e non fuori, in continua lotta fra loro:
per Lui le suggestioni, i turbamenti umani rappresentano manifestazioni della Natura Madre quindi di Dio, ed il suo lettore, per una volta, si fa protagonista non passivo della stessa creazione. Nella purezza dei versi vedo Shelley, quando parla al vento d’occidente o all’allodola, rivolgendosi a loro direttamente, vedo un Leopardi confidarsi alla luna.
Corbisiero provoca, ai suoi Lettori, effettivo godimento tramite quel lavoro di fantasia derivante dalla liberazione delle tensioni dalla psiche. Permette di beneficiare dei sogni diurni senza rimproveri o vergogna, in lui trovo espresso con candore classico il segreto di Shakespeare e Dante, quella sottile ricerca del mito, comunque della luce.
La sua lirica rivendica al poeta il ruolo d’interprete della natura e del mondo: non artefice, più o meno sfarzoso stuccatore di pagina, ma voce medianica, quel tramite di cui la realtà ha bisogno per assumere la sua forma implicita.
“(…)I poeti dovrebbero ascoltare il ritmo del mare. E’ questo il ritmo che si trova in Giobbe e in tutte le parti magnifiche dell’Antico Testamento. Lo senti in quel duplice modo di dire una cosa, che avevano gli Ebrei. Una cosa è detta- poi immediatamente ripetuta- solo in modo un poco diverso. Ed è come le onde del mare. Tu sai come arriva una grande ondata –sssss!- e trascina con sé i grossi ciottoli con un rumore fragoroso. Poi alcuni dei ciottoli tornano indietro, con un rumore minore, una specie di corrente sotterranea del suono –poi arriverà una seconda ondata, più piccola della prima –ssss!- Dopo c’è una pausa. –E ben presto arriva un’altra grande ondata –e la stessa cosa si ripete come prima. Questa è la musica dalla quale bisogna imparare: da questa e dalla musica del vento, e dal fruscio delle foglie.” (Gibran).
Vedo un’antica scrivania e un quaderno per gli appunti, bambini gioiosi attorno. Vedo una bicicletta abbandonata sul ciglio di una strada di campagna, soffia il vento e maggio si avvicina, vedo un Poeta mosso dall’intelletto.Corbisiero è uomo che ha attraversato, indenne, le Colonne d’Ercole, è Poeta la cui mente ha analizzato se stessa: ha spezzato e ricomposto, ha distrutto senza timore di distruggere se stesso affinché e solo attraverso la lirica, Fenice,rinasca costantemente utile alla società in cui ha operato.
La seconda edizione del Premio “Franco Corbisiero” ad opera del figlio Antonio, giornalista e scrittore si è svolta il 30 novembre scorso a Bracigliano (SA) presso Palazzo De Simone e sede del Parco letterario “Lo cunto de li cunti” di Gian Battista Basile con il patrocinio di Enti pubblici e privati.
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