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Firenze, dettagli di una storia infinita

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di Federico Mussano

Se la vediamo da lontano noteremo forse più il colore di fondo che le scritte di copertina, ma è un colore che siamo abituare ad associare a una precisa città: è di Firenze (e della sua guida 111 luoghi di Firenze che devi proprio scoprire) che stiamo parlando e non occorre essere grandi appassionati di calcio per sapere di che colore siano le maglie dell’amata squadra cittadina. Maglie sulle quali campeggia anche il giglio, il fiore che incontriamo nello stemma di questa storica località e che ci ricorda, con l’inversione tra i colori bianco e rosso, lo stemma cittadino e i tempi di Guelfi e Ghibellini.

Se ne leggono davvero di tutti i colori in questa appassionante guida che fa rivivere i dettagli del tempo che fu come si legge nella premessa: «presi dall’ammirazione per i monumenti, ci scappano i suoi mille preziosi dettagli, dall’antica buchetta per la mescita del vino alla lanterna all’angolo di piazza Strozzi» e, tra questi colori, torniamo al viola con l’incredibile storia di un mercante del medioevo. Alemanno del Giunta era nel settore dei tessuti ed era, in un giorno imprecisato del XII secolo, alle Baleari: lì venne colto da un bisogno fisiologico impellente e vide come l’erba selvatica innaffiata cambiasse colore e assumesse una tonalità violacea. Raccolse un po’ di quell’erba, la portò a Firenze laddove capì come un certo lichene (“rocella” per i botanici) grazie alla reazione con una sostanza già conosciuta da chi tingeva le stoffe (l’ammoniaca) assumesse quella bellissima colorazione con sfumature mai viste prima e dal successo commerciale assicurato. Il successo arrivò, la ricchezza pure e a tal punto che la famiglia si chiamò poi Rucellai per riecheggiare quel nome botanico che tanto denaro aveva portato, consentendo un mecenatismo di cui resta traccia anche nella splendida facciata di Santa Maria Novella.

Firenze: storia infinita (non solo medievale e rinascimentale, anche antica: alla fine del libro scopriremo come via Buriella richiami nel nome i passaggi sotterranei per le belve degli spettacoli ai tempi degli antichi Romani) e casati illustri. I Rucellai, gli Strozzi… già, nella premessa leggevamo della lanterna all’angolo di piazza Strozzi. Ai tempi di Lorenzo il Magnifico si chiamava piazza delle Cipolle, vi era infatti il mercato ortofrutticolo e una bancarella era gestita da un personaggio davvero singolare: Niccolò Grosso, il più abile fabbro fiorentino (ricordato dal Vasari come l’unico capace di fare «machine sì grandi e sì difficili») soprannominato “il Caparra” per la sua diffidenza commerciale (non si fidò neppure dei magistrati cittadini, i Capitani di Parte Guelfa per avere il secondo alare dovettero prima saldare il conto), autore di lanterne e altri manufatti in ferro battuto.

GIULIA CASTELLI GATTINARA, STELLA VERIN

111 luoghi di Firenze che devi proprio scoprire

Emons, 2016

pp. 236, euro 14,95

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