Celebrazioni
Festa del libro ebraico: un reportage
di ALESSANDRA SOFISTI
Al Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah (MEIS) di Ferrara, autori italiani e internazionali si sono incontrati dal 23 al 30 settembre per celebrare il libro, l’identità ebraica e il dialogo, accolti in un’accogliente Sukkah, la capanna con il tetto di frasche, che gli Ebrei costruiscono ogni anno in occasione della festa di Sukkot. La Sukkah è il simbolo della semplicità ed essenzialità, luogo di accoglienza per eccellenza, spazio aperto all’ospitalità, a tutti coloro vogliono riconoscersi e dialogare insieme.
All’inaugurazione, il 23 settembre, Luciano Canfora, docente emerito di filologia classica all’Università di Bari, storico e saggista, ha presentato la sua ultima pubblicazione: Il tesoro degli Ebrei: Roma e Gerusalemme, Laterza editori, in una conversazione a più voci con Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico di Napoli (MAN) e Samuele Rocca, docente di architettura e autore del volume Mai più cadrà Masada.
L’incontro, moderato da Astrid D’Eredità, archeologa e digital media curator, ha avuto come focus la caduta di Gerusalemme e la sottrazione del suo tesoro, oltre ad alcuni aspetti importanti della vita dei Romani e dei Gerosolimitani nel I secolo. Canfora si è soffermato soprattutto sulla figura di Gneo Pompeo Magno (106 a.C. – 48 a.C.), potente personaggio pubblico della repubblica imperiale romana, che, partito da Roma, per conquistare vari territori, ebbe il compito di concludere le guerre mitridatiche (88 -63 a.C.) dopo la sconfitta di Lucullo. Con grande sorpresa di tutti i generali, Pompeo si diresse in Siria e ad Antiochia, anche se il teatro della battaglia era un altro, riuscì a prendere il controllo di tutte le coste del Mediterraneo e a stroncare la pirateria. Ottenne quindi da Roma risorse, esercito e flotta e creò la “premessa” della Provincia Romana confinante con tribù arabe. Arrivò successivamente fino a Damasco per poi raggiungere e assediare per tre lunghi mesi Gerusalemme. La città cadde dopo la distruzione delle sue mura grazie all’utilizzo delle macchine da guerra, come l’ariete di Tiro e grazie all’abilità dimostrata dalle truppe capeggiate dal figlio di Silla, Fausto Cornelio, premiato successivamente da Pompeo. A Gerusalemme furono i soldati romani a sgozzare senza pietà i sacerdoti, permettendo a Pompeo di entrare nel Tempio, luogo sacro a cui poteva accedere solo il sommo sacerdote. Dalla comparazione delle fonti storiche compiuta da Canfora, si sa che Pompeo, per alcuni, non toccò nulla, altre successive che rapinò tutto il tesoro del Tempio, fino ad elencano persino gli oggetti rapinati. Con certezza si sa che a Roma, nel settembre del 71 a.C. furono organizzati due giorni di celebrazioni per il ritorno del trionfante esercito romano con l’esposizione in sfilata anche degli oggetti rapinati nel Tempio. L’ipotesi di Canfora è che Pompeo verosimilmente non si “sporcò ” le mani, lasciando che fossero le truppe a rapinare l’assoggettata Giudea, ormai non più indipendente.
Dopo il breve intervento esplicativo, seguono interessanti sollecitazioni da parte del Direttore del MAN di Napoli che auspica in futuro in Italia e nel mondo l’allestimento di Musei dedicati ai popoli vinti. Secondo Giulierini si capirebbe meglio il mondo antico se, ad esempio, si potessero vedere e analizzare le simmetrie tra due grandi imperi: quello romano e quello cinese. Un ulteriore spunto di riflessione proviene da Canfora: per arrivare ad una visione più globale della storia antica occorre dare spazio alle donne. Persino nella culla della democrazia, Atene, il ruolo femminile era completamente depresso. Famosa l’affermazione di Plutarco: “Il meglio che può fare una donna è tacere.” La presenza femminile si avvertiva – prosegue Canfora – più fortemente nella repubblica romana, aristocratica, ma avallata dal popolo, in cui donne importanti hanno inciso in maniera diretta.
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