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Lo Zibaldone

Fabio Giovannini: scrivere senza sosta

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di Nico Parente

Fabio Giovannini può essere considerato il pioniere della saggistica “de paura”, ma ridurlo soltanto a una firma della prima ora non renderebbe giustizia alla sua prolifica carriera d’autore. Genovese d’origine, ma trapiantato a Roma, Fabio Giovannini ha anche firmato numerosi romanzi, articoli giornalistici e, ovviamente, saggi. È considerato il maggior esperto di vampirismo italiano e da sempre il fantastico e l’horror caratterizzano il suo operato. In occasione dell’uscita, a breve distanza l’una dall’altra, di sue due nuove pubblicazioni lo abbiamo avvicinato..”

 

– Fabio, di recente, due tue pubblicazioni hanno visto la luce: BELLISSIME E PERVERSE, scritto assieme al tuo compagno di firma Antonio Tentori, e LA SPADA NELLA CARNE. Saggio il primo, romanzo il secondo. Parlacene…

Il primo (edito da Cut-up) è una ricostruzione del periodo d’oro del fumetto sexyhorror italiano, la stagione di Jacula, Messalina, Cimiteria, Ulula, Hessa e tante altre. Si tratta di quegli albi tascabili che ormai sono solo oggetto di collezionismo, perché l’avventura dei fumetti erotici da edicola finì all’alba degli anni Novanta. In precendenza con Tentori avevamo scritto LE BELLE E LE BESTIE (Edizioni Profondo Rosso), dedicato invece alle protagoniste cinematografiche dell’horror. Potremmo dire che sono libri gemellli perché affrontano l’erotismo in due decisivi settori per il nostro immaginario, il fumetto e il cinema.  Il romanzo LA SPADA NELLA CARNE (Umberto Soletti editore), invece, l’ho pubblicato con lo pseudonimo Ivo Scanner. Sul web è stato definito «thriller esoterico in chiave neonoir». Il protagonista è un anziano ex ufficiale nazista, Godzy Edben, che affitta una villa in Toscana per eseguirvi riti sanguinosi. E’ un mio tentativo di rendere in qualche modo «poetico» l’orrore.

– Sei stato un pioniere della saggistica di genere. L’ editoria, nel corso di trent’anni, è molto cambiata. Credi in meglio o peggio?

In meglio perché sono fiorite le case editrici indipendenti – medie, piccole e piccolissime – impegnate esplicitamente nella saggistica di genere. In gran parte ha contribuito l’editoria digitale, che permette di ridurre i costi stampando solo le copie necessarie. Molte di quelle case editrici hanno vita breve, ma hanno permesso di proporre diversi titoli interessanti negli ultimi anni. In peggio, l’editoria ha dovuto fare i conti con la crisi, con i pochi fondi a disposizione. Così, libri illustrati a colori dedicati al cinema di Argento, ai vampiri o a Sherlock Holmes come quelli che ho pubblicato con Dedalo negli anni Ottanta oggi sarebbero impossibili.

– Hai avuto modo di conoscere svariate realtà editoriali. Cosa consiglieresti a un novizio che vuole addentrarsi nella scrittura?

Ovviamente di leggere tanto e di capire che tipo di scrittura corrisponde alla propria personalità. Ognuno ha almeno uno scrittore contemporaneo d’affezione: bisognerebbe studiarlo bene e imparare dal nostro personale «beniamino» letterario, non per copiarlo, ma per apprendere come comunicare con la scrittura dalle pagine di chi ci piace leggere. Per quanto riguarda la possibilità di pubblicazione, poi, il mercato italiano è sempre disastroso. Però c’è anche un margine di libertà per chi sa utilizzare  le nuove chance tecnologiche: ebook ben fatti o libri autoprodotti stampati in digitale possono essere una scappatoia dall’editoria tradizionale. Ma attenzione, chi sceglie questa strada deve diventare non solo autore, ma anche promotore di se stesso e in qualche misura «imprenditore». Non è una scorciatoia.

– I tuoi racconti contengono spesso innovativi spunti che si presterebbero bene per un’eventuale trasposizione cinematografica. Hai mai ricevuto qualche proposta?

No, ma devo dire che non mi sono mai occupato di contattare sceneggiatori o produttori. I miei due thriller di qualche anno fa, LA BORSA DI TOGLIATTI e LE MANI DEL CHE, potrebbero essere un interessante spunto per fiction, con un po’ di coraggio da parte di produzioni che non si impressionino a mettere in scena storie che hanno un ex terrorista come protagonista principale ed evocano il comunismo novecentesco…

– Per i cultori è già cosa nota. Ma i più magari non sanno che sei tu a celarti dietro lo pseudonimo Ivo Scanner. Come mai l’adozione di uno pseudonimo?

Gli pseudonimi mi sono sempre piaciuti, ne ho usati almeno altri tre nel corso degli anni, sia nella mia attività di giornalista che di scrittore e saggista. E’ un gioco un po’ «situazionista» che mi ha divertito, soprattutto nei primi tempi quando nessuno sapeva chi si nascondesse sotto il nome Ivo Scanenr. Inoltre, volevo differenziare Fabio Giovannini saggista da Ivo Scanner scrittore di narrativa. Quando si scrive sotto pseudonimo, però, bisogna saper rinunciare al narcisismo che spinge molti a scrivere per vedere il proprio nome e cognome stampato su una copertina, nell’illusione di una promozione sociale che il libro difficilmente regala.

– Hai in corso qualche opera? Si tratta di un saggio, di un romanzo oppure di entrambi?

Ho in uscita due libri per Profondo rosso, casa editrice tipicamente «di nicchia», ma rara oasi per il tipo di argomenti e filoni che prediligo. Il primo è un romanzo horror di Ivo Scanner che tocca un tema per alcuni ancora tabù: si intitola MENSTRUUM – IL SANGUE CHE UCCIDE e non aggiungo altro… Il secondo è un saggio, firmato Fabio Giovannini, dedicato a BORIS KARLOFF: è il libro più voluminoso che ho scritto finora, oltre 400 pagine. E’ anche il primo studio italiano sulla vita e i film del grande interprete di Frankenstein (1931), un attore straordinario che nascondeva non pochi segreti. Sarà pubblicato dopo l’estate 2017.

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